Negli anni ’80 ha indossato sia la maglia del Catania, che quella del Foggia. L’ex difensore Roberto Pidone (33 presenze in rossazzurro, 61 in rossonero) interviene ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com a poche ore dal fischio d’inizio dello “Zaccheria”.
Roberto, partiamo dalla tua esperienza vissuta sotto l’Etna. Com’è andata?
“Sono stato benissimo a Catania, ho avuto dei compagni meravigliosi e un presidente che purtroppo adesso non c’è più, Massimino. Posso dire che è stata veramente un’esperienza molto bella. L’allenatore dell’epoca era Mimmo Renna, professionista e uomo eccezionale. Avevamo un gruppo davvero unico, composto da soli amici. Con alcuni capita che ci sentiamo ancora adesso tipo Mastalli, Mosti, Crialesi. Militavamo in B, abbiamo fatto un buon campionato. Chiudemmo il girone d’andata al secondo posto, in quello di ritorno invece siamo calati a causa dei tanti infortuni non di lieve entità che pregiudicarono il nostro percorso. Eravamo costretti a cambiare spesso formazione. Grazie al Catania siglai il mio unico gol in Serie B, avversario il Parma”.
Quali sono stati i momenti più significativi dell’esperienza catanese?
“Della mia avventura a Catania posso solo parlare bene. Ogni momento fu intenso e vissuto con grande partecipazione. Venivamo da ben 15-16 risultati utili consecutivi, purtroppo poi perdemmo a Empoli e quella rappresentò la fase più delicata della stagione. Ma quel che mi preme sottolineare fu il fatto di avere conosciuto dei ragazzi splendidi e una città stupenda. Mio padre, peraltro, era siciliano. Ogni tanto, quando con mia moglie viaggiamo in Sicilia, spesso ci fermiamo a Catania. E’ una città che mi è rimasta dentro”.
Una volta lasciata Catania, ripartisti da Foggia.
“Eh sì. Conservo un ricordo positivo anche dell’esperienza rossonera. Era il Foggia di Zeman, che ancora non era molto conosciuto. Già in quella occasione lavorava molto bene con i giovani. C’erano tanti ragazzini a Foggia, più qualche innesto di maggiore esperienza come me, Delio Rossi e Baldini. Feci 8 gol in campionato, 3 in Coppa. Un bottino niente male considerando che ero un difensore”.
Passiamo al presente. Stai seguendo il campionato di Serie C?
“Io abito a Cava de’ Tirreni, ogni tanto seguo le gare di Catania, Foggia e Cavese. Purtroppo la Cavese è retrocessa, situazione partita male dall’inizio e finita peggio. Gli aquilotti avevano in squadra Russotto, forse l’unico che in mezzo al campo poteva fare la differenza. Il Bari ha avuto degli alti e bassi incredibili ed inaspettati, eppure vanta un’ottima squadra. Forse paga i cambi alla guida tecnica e vicissitudini varie. La Ternana invece possiede una rosa che ha dimostrato di potere tranquillamente giocare anche in Serie B, categoria in cui avrebbe chiuso il campionato a metà classifica secondo me. Catania e Foggia disputeranno i playoff e sono due piazze che meritano palcoscenici più importanti, minimo la B. Il cambio sulla panchina rossazzurra ha giovato, non è un caso che il Catania abbia conseguito cinque vittorie nelle ultime sei partite. Risultati che danno entusiasmo”.
Si è abbassato il livello del campionato?
“Non vedo un livello altissimo. Ai tempi nostri la Serie B era una A in formato mini, con squadre importanti come Pisa, Lazio e Milan. Anche la C esprimeva valori diversi e la potevi davvero ritenere una sorta di B. Era tutto diverso. Cambiava la responsabilità del giocatore, c’era più disciplina, rispetto per la maglia indossata e senso del dovere. Valori differenti. Io mi reputo fortunato ad avere fatto questo mestiere. Mi feci le ossa. Da giovanissimo il Pisa mi mandò a giocare ad Alcamo su un campo praticamente bianco. Riuscì a portarmi avanti con la gavetta, realizzando qualcosa di bello, fatto con piacere e volontà. Era molto più difficile di oggi arrivare in alto”.
Lotteria dei playoff, nessun favorito?
“Non posso di certo tifare Bari o Palermo (ride, ndr). Spero li vinca il Catania, oppure il Foggia. Ai playoff può succedere tutto ed il contrario di tutto. Un episodio può cambiare radicalmente la storia di una partita. Devi arrivarci bene soprattutto sul piano fisico. Poi conta anche la componente fortuna, perchè se prendi 15 pali e subisci gol nell’unico mezzo tiro in porta c’è poco da fare. Sarà un percorso lungo e credo che le formazioni del girone meridionale siano le più complete”.
Considerazione finale su Angelo Massimino, quanto è stato importante per te?
“Era un personaggio, in tutto e per tutto. Io ho trascorso dei momenti stupendi con lui, ma lo stesso discorso vale per i compagni. Tutti ridevamo e scherzavamo sentendo le sue battute, non so fino a che punto volute ma gli uscivano così. Ricordo che quando dovevamo giocare a Taranto, fu la nostra unica trasferta fatta in pullman perchè viaggiavamo sempre in aereo. Partimmo il giovedì mattina, ci fermammo a Messina ed al ristorante il fratello, all’epoca presidente del Messina, mandò via tutti quanti. Come Anconetani, Sibilli e Rozzi, Massimino è una persona che il calcio non dimenticherà mai e ricorderà sempre con stima. Oggi non esistono figure così”.
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