ESCLUSIVA – Millesi: “Catania, mancava un leader come Biagianti. Sviluppi societari, siamo ad un bivio…”

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Francesco Millesi

Non ha totalizzato molte presenze con la maglia del Catania, ma ogni partita giocata in rappresentanza dei colori rossazzurri racchiude un significato profondo per Francesco Millesi. Grazie al Catania, peraltro, Millesi ha giocato nel massimo campionato italiano coronando il sogno di tanti catanesi. E’ intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com, commentando soprattutto le vicende societarie in casa rossazzurra:

Francesco, qualche battuta sui problemi societari. Quali le tue sensazioni?
“La società vive un momento difficilissimo, il debito è troppo alto e quindi stanno cercando la soluzione per far sì che questa benedetta matricola continui a vivere nel calcio professionistico”.

Come valuti la stagione rossazzurra appena conclusa?
“Personalmente non sono soddisfatto, con una rosa simile è stato inconcepibile vederli uscire al primo turno. Purtroppo mancava un leader, un elemento come Biagianti che, chissà perchè, è stato mandato via. A causa dell’età? Perchè non garantiva piena efficienza fisica? Chi capisce di calcio sa che un leader serve per il 70% fuori dal campo”.

Lo scorso anno Sigi ha salvato la matricola. Adesso i tifosi sono preoccupati, temi il peggio?
“Va ringraziata la Sigi tuttora per gli sforzi compiuti, l’anno scorso l’ha salvata e ci ha regalato un sogno durato una stagione. Hanno ereditato i capricci della gestione precedente. Quest’anno se qualche imprenditore non si fa avanti, o magari lo stesso Tacopina, la vedo difficile”.

Meglio iscrivere il Catania al campionato anche se con un budget ridotto e poche ambizioni, oppure ripartire con una società nuova dalla serie D?
“Dipende dalle intenzioni della società, se riconoscono di riuscire a trovare qualche imprenditore importante allora conviene iscriverla, lavorando alla costruzione della rosa. Se la città non è disposta a fare un campionato di transizione e dovessero subentrare lamentale e contestazioni, tutto quello che di buono la Sigi ha fatto finora andrebbe vanificato”.

Cosa pensi della manifestazione dei tifosi rossazzurri in pieno centro?
“La manifestazione ha mostrato l’attaccamento al calcio di questa città, ci sono tante piazze importanti in A e Catania non è da meno. E’ anche vero che la Sigi si sta impegnando tanto in queste ore. Il debito è notevole e non è facile trovare imprenditori, ci vorrebbe un Tacopina della situazione a cui non mancano le idee e, con Torre del Grifo, potrebbe costruire qualcosa di importante”.

Mi sembra di capire che dai ancora chance a Tacopina…
“C’era un accordo che noi tutti non sappiamo, magari la permanenza in Lega Pro ha frenato Tacopina e, dal suo punto di vista, l’offerta andava rifatta. Tacopina ha versato in precedenza una somma di denaro e sarebbe potuto entrare con un 15% in società per poi valutare il tutto. E’ un imprenditore di grandi vedute, non accetta discorsi con i se e con i ma. Ovviamente c’è il rischio di buttare la storia del Catania Calcio e tutti i sacrifici del nostro grande presidente Massimino. Serve buon senso, si è arrivati ad un bivio. Bisogna valutare la storia e salvarla, o ripartire dalla D creando un nuovo ciclo con l’obbligo di portare il Catania in B in 2 anni. Ma vincere la D e la Lega Pro non è facile nemmeno se fai un’ottima squadra. Poi che facciamo? Abbandoniamo il Calcio Catania e i tifosi si ritrovano senza matricola con nuovi problemi societari perché non si riesce a vincere in breve tempo?
Io non rischierei di partire dalla D”.

La Sigi ha ereditato una montagna di debiti. Ritieni che abbia fatto sin qui un buon lavoro? Eventualmente in cosa ha sbagliato secondo te?
“La Sigi ha fatto un grandissimo lavoro e va riconosciuto, altrimenti non avremmo visto quest’anno il Catania nei professionisti, purtroppo il debito è così elevato e si è aggiunta la pandemia che ha allontanato i tifosi dalla loro casa, lo stadio, e soprattutto sponsor che in un’azienda di calcio rappresentano benzina. Sigi va ringraziata e supportata perchè non sono stati loro ad accumulare i debiti. Esprimendomi a livello tecnico, dico che hanno sbagliato a costruire un organico senza un leader, mettendo dentro calciatori come Reginaldo, per me non adatto alla piazza e non per doti tecniche. Bene, invece, il ritorno di Pantanelli. In generale si pagano gli errori precedenti, per costruire un’azienda ci vogliono addetti ai lavori professionali e competenti. Io non potrei mai andare in amministrazione e dire come si lavora, sono ignorante in materia e farei male, mentre tante società hanno elementi che parlano a livello tecnico o pensano di poter gestire, ma poi il loro compito è altro e non ci azzecca col calcio giocato. Ogni pedina al proprio posto, si riparta da qui”.

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