Un centinaio di partite disputate con la maglia del Catania, tra il 1974-76 e nella stagione 1978-79. Ricordi indelebili in rossazzurro. L’ex attaccante Claudio Ciceri è tuttora molto legato al Catania, anche se vive a Reggio Emilia si tiene sempre aggiornato sulle vicende che riguardano la squadra dell’Elefante. Non nasconde la sua preoccupazione relativamente al futuro del club, un anno dopo il salvataggio della matricola. Mai banale nelle sue considerazioni, Ciceri rilascia un’intervista ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com:
Claudio, quanto ti preoccupa l’attuale situazione del Catania?
“Ci sono troppi debiti, questi creano sempre problemi. Me ne parlò Giudo Angelozzi già al momento in cui Sigi rilevò la società. Mi disse che l’attuale proprietà ha fatto una cosa bella ma, visto il monte debiti, senza un investitore importante la situazione si fa sempre più delicata. Sembra che la Sigi sia in grado d’iscrivere il Catania al campionato, ma alle condizioni attuali non mi pare si possa allestire una grande squadra”.
Qualcuno sostiene in città che sia meglio ripartire dalla D, concordi?
“Io qui a Reggio ho visto fallire la Reggiana che era stata acquistata dall’americano Piazza. In due anni è risalita in B, adesso è nuovamente in Serie C ma con una squadra decorosa che si è fatta voler bene dai tifosi. Il segreto del calcio è costruire un organico composto da giocatori che lottino, facendosi ben volere dalla gente. E ci vuole un Direttore Sportivo all’altezza. A mio parere, meglio mettere su una rosa da metà classifica programmando d’irrobustirla l’anno dopo, che fare un torneo di Serie D. La scorsa estate Sigi ha mantenuto le promesse, annunciando l’obiettivo di disputare un campionato dignitoso. Purtroppo il Catania milita in Lega Pro da tempo, ma se non ci sono i soldi è dura in qualsiasi categoria. Bisogna fare delle riflessioni. La società quest’anno ha speso tanti soldi. C’è un aspetto legale ed economico da considerare, ma anche quello sportivo. Sono cose separate. Anche nell’eventualità che il Catania riparta dalla D, troverebbe comunque delle squadre blasonate che cercano di rientrare dopo il fallimento. Una certa garanzia di vincere il campionato di D l’avresti allestendo solo una rosa da Lega Pro”.
Facciamo un passo indietro nel tempo. Tra i primi dieci giocatori più prolifici della storia rossazzurra ci sei anche tu, quanto ti rende orgoglioso questo?
“Mi hanno detto addirittura che io e Spagnolo abbiamo tuttora il record di reti in coppia. Nessuno ha fatto come noi, fa piacere ma fino ad un certo punto pechè noi siamo ormai superati. Sarebbe meglio che i giovani battessero tutti i nuovi record adesso. A Catania ci sono stati grandi attaccanti come Cantarutti, Spinesi, Oliveira. Adesso è un periodo un pò difficile”.
A proposito dei tuoi trascorsi a Catania, quali ricordi conservi e con chi sei rimasto in contatto?
“Sono in contatto con molti ex compagni di squadra. Malaman, Benincasa, Morra… abbiamo anche la possibilità di sentirci quotidianamente su Facebook. Sono stato in piazze come Verona, Varese, Novara però a Catania e Reggio Emilia ho fatto meglio che dalle altre parti. Catania in modo particolare mi è rimasta nel cuore. Io tornai a Catania a distanza di 30 anni, ricevendo un’accoglienza dai tifosi che non mi sarei mai aspettato. Da lì in poi mi sono ricollegato con l’ambiente. Ho ritrovato Leonardi, Cantone, Dal Poggetto, Mimmo Ventura. Ho tanti bei ricordi legati a Catania. Vincemmo un campionato molto sofferto, fu una lotta continua con Bari e Lecce, la spuntammo per un punto. L’anno dopo in B ci salvammo. Sono stati i gradini per le scale arrivate successivamente”.
Cosa ci dici del tuo rapporto con Massimino?
“Era un presidente-tifoso, sempre presente con la squadra. Era uno di noi. Quando si parlava dei premi partita, solo io conosco le scenette. Era unico nelle sue estrapolazioni. Lui voleva almeno il pareggio fuori casa per poi fare l’incasso la domenica. Voleva sempre mantenere alto l’entusiasmo. Io avrei avuto la possibilità di andare alla Lazio sostituendo Chinaglia, ma Angelo non mi avrebbe mai venduto. Ho dovuto litigare per poter andare via, mi ha accontentato mandandomi a Varese. Avrei potuto giocare in categorie superiori, specialmente dopo Catania, ma io sono una persona tranquilla. A Catania disputai campionati intensi perchè eravamo sempre in lotta. Prima per vincere il campionato di terza serie, poi per non retrocedere dalla B. Sono campionati stressanti. Avevo voglia di stare un pò più tranquillo e andai a Varese”.
Oggi il calcio è cambiato in peggio secondo te?
“Allora nel calcio si guadagnava bene, ma non con le cifre di oggi. I tempi sul piano tecnico sono cambiati chiaramente in peggio. E c’è da dire che i calciatori non giocano più per passione come facevamo noi, ma per soldi. Poi è pieno di stranieri, un calcio quasi non più italiano. Lo seguo perchè faccio ancora l’allenatore, insegno calcio ma il professionismo non mi piace perchè non è bello da vedere. Il livello tecnico si è abbassato moltissimo, idem l’impegno dei calciatori”.
Torniamo al Catania attuale. Fuori già al primo turno dei playoff, te lo aspettavi?
“Ai playoff conta anche la componente fortuna, la Reggiana nella passata stagione passò il turno fortunosamente contro il Potenza. Onestamente speravo che il Catania andasse avanti ma i segnali percepiti non inducevano all’ottimismo. Ho seguito il percorso rossazzurro. Quest’anno la squadra non ha avuto continuità, sempre alti e bassi. Con il cambio di allenatore ci sono stati dei risultati positivi subito, poi la squadra è tornata balbettante come prima. La sconfitta per 3-1 in casa contro il Foggia è stata una grossa delusione”.
In conclusione, ti senti fiducioso per il futuro del Catania?
“E’ fondamentale l’aspetto economico per programmare una stagione importante. Catania è anche una piazza che può interessare a livello internazionale per quello che rappresenta, come turismo, come prodotto siciliano, il centro sportivo Torre del Grifo. Quest’ultimo asset potrebbe essere l’ancora di salvezza per le potenzialità strutturali importantissime che racchiude. Io l’acquisto da parte di Joe Tacopina lo vedrei molto bene perchè lui saprebbe sicuramente realizzare dei guadagni. Magari sta cercando di tirare fino all’ultimo il prezzo. Credo che uno spiraglio ci possa ancora essere, proverà a prendere il Catania nelle migliori condizioni possibili. Sono sempre ottimista, a volte però vengo smentito dai fatti. E’ una situazione complicata, ma confido ancora in Joe sperando che non faccia come l’americano che rilevò la Reggiana, il sopracitato Piazza, che poi ha fatto fallire il club”.
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