Il calcio siciliano da anni è confinato ai margini della piramide calcistica nazionale. La stagione che sta per volgere al termine ha visto la sola presenza di Catania e Palermo in Serie C, laddove le altre realtà calcistiche isolane sono ancorate tra i meandri del dilettantismo.
Una crisi senza fine di cui risultati del campo ne sono la triste riprova. Rossazzurri e rosanero hanno chiuso il campionato con un piazzamento in zona play-off (6° e 7° posto), non riuscendo tuttavia nell’intento di vincere gli spareggi promozione per andare in B. Il Catania è uscito di scena al primo turno per mano del Foggia, mentre la corsa del Palermo si è fermata mercoledì sera al “Partenio” di Avellino dopo aver eliminato Teramo e Juve Stabia nei turni precedenti.
Adesso è arrivato il momento di tirare le somme e guardare al futuro. Al momento le prospettive appaiono tutt’altro che rosee su entrambe le sponde calcistiche dell’Isola. A Catania i riflettori sono tutti puntati sull’iscrizione al prossimo campionato e sul futuro del club, idem a Palermo dove il presidente Dario Mirri è impegnato su più fronti: ricerca di nuovi investitori, ristrutturazione dello stadio “Barbera” e progettazione del centro sportivo che vedrà la luce in località Torretta.
Nel frattempo in Serie D si continua a giocare. Quando mancano tre giornate alla fine del torneo, l’ACR Messina è saldamente al comando della classifica del Girone I con 67 punti, mantenendo inalterato il divario di quattro punti con l’altra compagine peloritana dell’FC Messina. Ormai ampiamente fuori dai giochi l’Acireale, partito con buoni propositi (Pagana allenatore e un nucleo di ex rossazzurri in organico) che non si sono tramutati in successi sul campo.
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