Mentre la SIGI è impegnata nella delicata operazione di salvataggio del Catania, nelle ultime settimane è tornato in auge il dibattito sull’azionariato popolare. Una campagna crowdfunding a sostegno del Catania è stata una tra le varie idee circolate nei giorni scorsi per venire in soccorso al club in una fase di incertezza societaria.
Tra convegni e iniziative, l’azionariato popolare è stato argomento di discussione negli ultimi anni a Catania. Se ne parlò già all’indomani dello scandalo dei “Treni del Gol”, dal momento che apparve evidente lo sconquasso societario a cui stava andando incontro il club. Di azionariato popolare ne aveva parlato un anno fa anche Fabio Pagliara, l’ideologo del progetto SIGI, il quale nel corso di un’intervista rilasciata ad informasicilia.it ebbe modo di tessere le lodi di un «modello vincente come si sta rivelando in altre parti d’Europa. Non c’è un imprenditore che gestisce da solo ma un Consiglio d’Amministrazione, una governance individuata dalla proprietà che avrà la responsabilità dal punto di vista tecnico e societario di portare a termine gli obiettivi».
La formula prospetta dal dott. Pagliara per la gestione del Catania non ha trovato applicazione. Ad inizio stagione la SIGI aveva aperto ad un’iniziativa di partecipazione attiva riservata ai sostenitori rossazzurri attraverso il progetto Catania Card ma senza avere riscontro in termini di adesioni. Il coinvolgimento diretto del tifoso nella gestione della squadra del cuore è un concetto che in Spagna, Germania e Inghilterra ha trovato attuazione seppur in diverse forme. In Italia le società di calcio amministrate attraverso il modello dell’azionariato popolare si contano sulle dita di una mano, in assenza di un quadro normativo più chiaro risulta difficile ipotizzarne quale formula vincente per la gestione futura del prodotto calcio nel nostro Paese.
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