AVV. FERRAU’: “Tacopina, proposta irrealizzabile ma può ancora chiudere. Portiamo avanti tutte le interlocuzioni fino al 30 maggio. Dobbiamo salvare il Catania”

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Lunghissima conferenza stampa tenutasi a Torre del Grifo a cui hanno preso parte Sigi e Calcio Catania, provando a fare chiarezza sul presente ed i programmi futuri del club rossazzurro. Riportiamo le parole dell’avvocato Giovanni Ferraù:

“Oggi avremmo voluto parlare ancora di calcio giocato, parlare di un’esperienza che fosse proseguita ai playoff. Purtroppo la Serie C è un posto maledetto ed in effetti non sempre basta il bel gioco. Devo ringraziare infinitamente Maurizio Pellegrino e tutta l’area sportiva, anche Raffele e Baldini per il lavoro fatto in un anno intero. Non era facile costruire una squadra ad agosto, fare innesti a gennaio per le note vicende debitorie. Quello che hanno fatto i ragazzi penso sia stato il massimo, avremmo voluto promettere la B ma non potevamo farlo, promettendo invece un campionato dignitoso. So che era fastidioso per i catanesi ma non potevamo prendere una società decotta e fare un primo anno da 90 punti come ci ha chiesto qualcuno. Da tifosi abbiamo sperato, nessuno si aspettava di uscire magari alla prima dei playoff in casa però chi ha visto la partita ha notato che i primi 25 minuti c’era una sola squadra in campo, poi è successo qualcosa d’imprevedibile. Pellegrino ha trasformato una zucca in carrozza con quelli che erano i nostri strumenti a disposizione”.

“Detto questo, cercheremo di fare un pò di chiarezza anche se le mie parole potrebbero essere interpretate in modo diverso. E’ opportuno intanto stigmatizzare alcuni attacchi subiti da qualche socio di Sigi. Io sono stato descritto come persona buona e non so quali altri oggettivi, ma nessuno di Sigi merita un attacco come quello che è stato fatto ieri. Qua 24 soci hanno avuto gli attributi per mettere dentro denaro, toglierlo alle loro aziende e famiglie per salvare la matricola. Solo questo vale un tributo. Da chi ha messo 6mila euro a chi 2.8 milioni, tutti hanno pari dignità contribuendo all’obiettivo raggiunto, perché altrimenti oggi eravamo in Serie D. Ogni tanto ce lo dimentichiamo. Eravamo in D con ragazzi del 2003 che avrebbero giocato nel Catania, viene dimenticato troppo facilmente. Non ci sono idioti nè stupidi, come non ci sono giornalisti pagliacci. E’ vergognoso sostenere questo. Lo dico io che ho invitato a casa mia Tacopina, l’ho accolto perchè ero sicuro – e forse lo sono ancora – che potrebbe apportare qualcosa al Catania ma nessuno deve permettersi di insultare. Noi abbiamo un obiettivo comune ed è quello di salvare il Calcio Catania e di rilanciarlo. Il contratto preliminare era stato stipulato con questa premessa e promessa. Non volevamo scudetti o Champions, noi voliamo bassi, facciamo step by step. Vogliamo salire in B quanto prima e tornare in A al più presto. Abbiamo visto tutti come si è presentato Tacopina con i suoi investitori. Avevamo il sentore che fosse arrivata una risorsa importante dall’estero, con le istituzioni cittadine lo abbiamo accolto ed ospitato perchè l’ospitalità dei catanesi è tra le più belle del mondo, lo abbiamo presentato alla città. Il preliminare era molto complesso nella sua redazione, lo abbiamo accettato e stipulato con basi ragionevoli. L’investitore diceva di ridurre il debito prima di entrare nel Calcio Catania. Abbiamo lavorato sette mesi insieme per portare questo debito dove voleva l’investitore. Ma cosa è successo a febbraio? Si poteva stipulare il contratto? Sì, ma i contraenti hanno posto le condizioni. A febbraio il debito lo abbiamo ridotto ed il contratto si sarebbe potuto stipulare. Abbiamo proseguito su questa strada, i nostri professionisti non dormivano la notte. Ad un certo punto tra gennaio e febbraio dovevamo pagare molti creditori, mentre l’Agenzia delle Entrate ed il Comune di Mascalucia non avevano ancora dato risposta. Abbiamo pagato i debiti e Tacopina ci è venuto incontro facendo un bonifico di 800mila dollari. A fronte di questo pagamento sarebbe potuto entrare in quel momento nel Calcio Catania ma ha preferito aspettare che noi ricevessimo dall’Agenzia un dato importante, arrivato a metà aprile. L’Agenzia delle Entrate di Catania ha dato un numero accolto con entusiasmo da tutti noi, immaginavamo anche da Joe. Invece chiedeva un’iscrizione di un’ipoteca di secondo grado perchè questo avrebbe potuto creare problemi ai suoi investitori. Noi abbiamo portato la riduzione da 12 milioni a 5.7 milioni. Il 26 aprile mi aspettavo di chiudere, avevamo la certezza matematica che l’operazione si sarebbe conclusa favorevolmente, oppure che anche se l’Agenzia avesse modificato qualcosa, questa non sarebbe pesata sull’investitore ma sulla Sigi. La Sigi ha solo un obiettivo, salvare il Calcio Catania. Non abbiamo mai posto condizioni né chiesto quanti soldi Tacopina ci dovesse dare. Abbiamo accettato un contratto, dicendo che andava bene che se l’Agenzia delle Entrate avesse esagerato coi numeri lo avremmo comunque accettato”.

“Sulla risoluzione del contratto, dico che era quasi concordata perchè ormai il contratto di gennaio era superato dai fatti. Nel frattempo abbiamo lavorato con Tacopina costantemente. Ci siamo adeguati alle sue richieste però l’atteggiamento non poteva essere quello di un investitore cinico da una parte e uomo con il cuore grande dall’altra, ma un’unione delle due cose. Oggi Tacopina è rimasto un pò alla finestra. Legittimo, per carità, però oggi non è più tempo di restare a guardare e di fare una proposta con condizioni. La nuova proposta formulata da Tacopina non è scadente o toglie dignità alla Sigi, ma impossibile nella realizzazione. E’ come se io dicessi di darvi 100mila euro ma mi dovete costruire un campo da calcio in un giorno. Impossibile chiedere un’omologa entro 15-20 giorni e, nel frattempo, saldare 3 milioni di euro di debiti circa. Visto che, come sembra, abbiamo entrambi un obiettivo comune, avevo proposto a Tacopina di entrare in Calcio Catania, non in Sigi, immettendo non 40 milioni in 4 anni ma 3 milioni subito. Basterebbe entrare con questa cifra domani e prendere il 51% del Calcio Catania assumendone la presidenza. Il costo dell’iscrizione… i parametri… rischiamo insieme! L’imprenditore rischia! Non si può aspettare alla finestra le cose facili, fate tutto voi e poi io entro. Non è pensabile. Noi vogliamo soluzioni immediate, da chiunque provengano. Se Tacopina ha una potenza di fuoco non avrà problemi a fare una proposta domattina per immettere liquidità immediata nel Calcio Catania. Sigi farebbe il suo e questo significherebbe salvare il Calcio Catania. Non good luck, salviamo il Calcio Catania! Non c’è più tempo per porre condizioni di qualunque natura. Sigi è disposta a continuare, cercheremo fondi interni, abbiamo anche interlocuzioni esterne varie. Ma significa ricominciare quasi d’accapo e il tempo è pochissimo. Dobbiamo evitare il fallimento e 7 mesi di lavoro pesano come un macigno su Tacopina, il 26 aprile non poteva lasciarci così. E non può fare una proposta inaccettabile. La proposta, inoltre, va fatta in italiano perchè è una forma di rispetto verso chi la riceve. Basta proclami ma fatti, serve un’immissione immediata senza che Sigi prenda nulla, da chiunque provenga. I professionisti ci hanno dato dei numeri per la prosecuzione del percorso, ma da soli è veramente massacrante e abbiamo 25 giorni di tempo. Se chi ha detto di avere a cuore il Calcio Catania vuole salvare la matricola, domani noi siamo disponibili ad accoglierlo”. 

Sigi non ha avuto tante richieste di acquisto. A luglio abbiamo bussato alle porte dell’imprenditoria locale, a parte i 24 eroici la gente non ci ha mai risposto. L’interlocuzione con Tacopina è iniziata con un ottimo biglietto da visita, le esperienze di Venezia e Bologna. Il contratto ci avrebbe vincolato per un mese e mezzo dal 16-23 gennaio fino al 26 febbraio, immaginavamo dentro o fuori nel giro di un mese. Abbiamo fatto un preliminare con criticità ma pur di portare a compimento la cessione. Noi non sappiamo come finirà con Tacopina o gli altri investitori importanti locali che abbiamo sollecitato, stiamo lavorando sui conti ed il prossimo imminente futuro, il 17 maggio verranno ufficializzati i parametri Covisoc. Oggi è prematuro dire chi immetterà i soldi e quando lo farà. Le valide interlocuzioni che ci sono, verranno portate avanti tutte fino al 25-30 maggio, poi decideremo sul serio come affrontare l’imminente futuro. Sigi oggi ha l’handicap di essere stata impegnata in questi mesi in una trattativa logorante e complicata, deve avere le forze per reagire, trovare forze interne o esterne. Sigi ha messo 6 milioni di euro finora. Non avere le forze significherebbe perdere la cosa che abbiamo più cara, il Calcio Catania ed i 6 milioni. Sigi deve recuperare il tempo perduto, anche Tacopina se vuole. L’eccesso di ottimismo è vero, c’è stato. Però non è ottimismo pensare che un Comune dia una risposta in due mesi piuttosto che in quattro o che l’Agenzia desse una risposta definitiva piuttosto che interlocutoria. Siamo stati euforici, tutti chi più chi meno in quest’avventura ha ragionato spesso da socio, tifoso e professionista. Ogni tanto prevaleva una faccia sull’altra, ma se noi avessimo ragionato con pessimismo non avremmo fatto neanche il contratto inizialmente con Tacopina. Se avessimo immaginato che i tempi della burocrazia fossero stati così lunghi non avremo stipulato il contratto”.

Oggi dobbiamo programmare il futuro sulla base di queste incertezze, una per tutti Joe Tacopina. Noi aspettiamo nell’immediato una risposta senza condizione, dentro o fuori, successivamente programmeremo un futuro che ha dei costi incredibili. Non so perchè qualcuno imputa a noi gli anni d’inferno del Catania, che siamo qui da nove mesi. Noi auspicavamo un campionato dignitoso e l’anno prossimo la B, ma questo non dipende solo da Sigi. Dipende da chi ha 40 milioni di euro in 4 anni e ne potrebbe mettere subito 3. Stesso discorso se un altro investitore dovesse darci questo sostegno, altrimenti non so. Per adesso dobbiamo salvare quello che abbiamo. E’ abominevole solo l’idea di far fallire il Catania e ricominciare da zero, però dobbiamo deciderci tutti. 4 milioni di euro serviranno da qui a metà giugno, quello dobbiamo ottenere. Abbiamo acquistato il Catania con 65 milioni di debiti, fino a dicembre venivano fuori debiti come funghi. Perché Tacopina non è entrato a marzo o aprile nel Calcio Catania? Avremmo insieme risolto i problemi. Non c’è un obbligo da parte di Sigi di mettere in regola tutto ed offrire all’investitore un piatto pronto. L’obbligo era di ripianare i debiti, cosa che è stata fatta. Oggi l’unica soluzione possibile è un ingresso nel Calcio Catania per salvarlo. Altrimenti ci sono tante opzioni differenti. Sigi non vuole un euro, Sigi è disposta a cedere domani, perdendo anche tutti i soldi per salvare il Catania con un investimento serio, immediato e senza condizioni. Ce l’ho non con Tacopina ma con il modus operandi, nessuno di noi ha l’anello al naso, siamo disponibili ma vogliamo essere rispettati. Devo chiedere scusa ad alcuni soci per essermi intestardito in questa vicenda ma ci ho creduto! Però basta, bisogna scendere in campo. I leoni da tastiera che scrivono di andare fuori dai co****** non vanno bene, bisogna sudare ed ognuno faccia il proprio. Il diritto di critica è sacrosanto, ma ci vuole rispetto nella conoscenza delle cose. Nell’immediato servono 4 milioni, Tacopina ha un’occasione unica. C’è una sopravvenienza passiva? Ce l’accolliamo noi. L’Agenzia delle Entrate chiede un milione in più? Non è un problema, non tocca la sua sfera. Non so se Tacopina vuole fare fallire il Catania e prenderlo, è anche probabile ma io oggi devo sperare che invece ci sia un ripensamento e immissione immediata nel Calcio Catania. Questo sconfesserebbe quello che molti hanno pensato. Non ci sono più promesse, servono i fatti. Se lui volesse immettere denaro domani mattina vuole salvare il Catania, se lui rimane fermo nella proposta formulata vuol dire che l’interesse non ce l’ha. Non possiamo dare a Tacopina un termine superiore al 15 maggio, gli chiediamo un’ulteriore proposta in linea con quanto detto oggi, immissione per il Calcio Catania con una compartecipazione che decideremo insieme”.

“Il 15 marzo il sindaco di Mascalucia aveva dichiarato pubblicamente che aveva 40 giorni di tempo per definire l’iter. Non colpevolizzo il Comune che è una macchina burocratica ma la stanchezza della trattativa è dovuta soprattutto alle lunghe risposte. Sugli 800mila dollari di Tacopina, il contratto parlava chiaro. Avrebbe dovuto mettere Tacopina una cifra più alta di questa per esercitare un diritto d’opzione per l’ingresso nel Calcio Catania. Sigi non avrebbe e non ha preso un euro. Tacopina avrebbe dovuto mettere una cifra più elevata per esercitare il diritto d’opzione, e questi 800mila dollari non sono serviti a pagare gli stipendi (che abbiamo pagato regolarmente), la somma concordata serviva per far fronte agli accordi a cui non abbiamo potuto ottemperare a febbraio. La somma di Tacopina è stata funzionale al pagamento dei creditori e dei debiti scaduti già da qualche mese. Oggi abbiamo una società con un capitale sociale di 8 milioni, coprendo le perdite e sostenendo il gestionale ordinario. La Sigi al suo interno è compatta. Nelle famiglie si litiga quando ci sono di mezzo i soldi. Ci sono diversità d’opinione, ma nessuna divergenza. Siamo disposti a non riprendere i nostri soldi ma a salvare il Calcio Catania. Le divergenze legittime che ci sono state sono rientrate. Divergenze nate sulla base della trattativa con Tacopina. L’assenza di Nicolosi nei giorni scorsi non era destabilizzante assolutamente. Abbiamo unione d’intenti, decidendo tutti insieme in due riunioni tenute sabato e domenica su come affrontare il nostro futuro insieme”. 

Il Calcio Catania e Sigi sono sovrapposte, Sigi ha il 100%, ed è aperto alla cessione di qualunque percentuale del club. Siamo disponibili immediatamente ma anche ad andare avanti con i propri mezzi. Entro un mese sapremo cosa riusciremo a fare con un obiettivo che ho ribadito più volte. Il tempo perso ha danneggiato Sigi ed il Calcio Catania. Ogni giorno di lungaggine burocratica in più ha danneggiato la situazione. Abbiamo perso troppo tempo, forse più di tutti coloro che dovevano dare le risposte, non i contraenti. I soci di Sigi hanno dato disponibilità ad andare avanti. Se Sigi domattina dovesse mettere 2-3 milioni li metterebbe subito, 6-8 avremmo difficoltà. Chi vuole e chi può salvare il Calcio Catania ce lo faccia sapere perchè noi siamo prontissimi a fare del nostro, forse anche da soli. Ma qualcuno eventualmente si assume le responsabilità di averci lasciato soli. E Tacopina avrebbe dovuto parlare bene di tutta la Sigi, non solo Ferraù e Nicolosi”.

“Se la squadra ha risentito delle chiacchiere di questi giorni? Non abbiamo acceso noi la miccia, avrei preferito uno scambio epistolare interno, questa esposizione mediatica non c’era motivo di farla. Bastava rescindere il contratto e sederci a tavolino, ragionando di nuovo insieme. Con Tacopina abbiamo visto partite assieme, è stato qui e non si è potuto parlare di lavoro perchè alcuni suoi professionisti erano sempre impegnati. Avremmo voluto risolvere la questione internamente, il pubblico va informato ma per le cose che interessano. Gli avevo chiesto di mantenere un certo riserbo, ma evidentemente lui ricercava una esposizione mediatica utile anche a raccogliere investitori statunitensi. Noi italiani siamo abituati a lavorare sotto traccia, però nella sua idea di americano e uomo mediatico era utile probabilmente enfatizzare la sua presenza a Catania e per portare investitori dall’estero. Il preliminare prevedeva prima la riduzione del debito, poi l’individuazione dei rapporti con creditori ed enti istituzionali, l’evidenza fondi e la chiusura del contratto. Relativamente all’evidenza fondi, abbiamo ottenuto la stampa di un estratto conto bancario che mi dice che a febbraio c’erano dei fondi importanti messi a disposizione, anche se non quelli che abbiamo concordato. Ma un’evidenza fondi non si fa con la semplice stampa di un estratto conto bancario”. 

“Ad agosto abbiamo avuto il primo contatto con Tacopina che ci ha chiesto un’esclusiva, quindi il piano B non l’abbiamo potuto fare. Poi purtroppo i tempi non sono dipesi da noi ma da fattori esterni oltre all’esigenza di regolarizzare il bilancio del Calcio Catania. Siamo ancora disposti a cedere, adesso ci stiamo muovendo per un piano B immediato. L’intenzione è quella di cedere a chi ha desiderio di salvare il Calcio Catania. Sigi era partita con 55mila euro di capitale sociale, oggi lo ha portato a 8 milioni. Il Tribunale nel decreto di trasferimento delle quote azioniarie da Finaria ha espressamente scritto che non sarebbe stato responsabile se i dati contenuti nella famosa data room non fossero stati reali, quindi ha detto di comprare vuoto per pieno. Quello che prendete, prendete. Vi diciamo che i debiti ammontano a 50 milioni, il resto dovete accertarlo voi. Non potevamo immaginare, però, che ad oggi non avessimo registrato alcun incasso. Se avessimo avuto questa certezza, io avrei dovuto dire a tutti i soci di mettere dei soldi che sarebbero stati persi. Se gli sponsor avessero saputo o immaginato zero spettatori in tutta la stagione, avrebbero sponsorizzato secondo voi il Calcio Catania? Mi hanno chiesto ad un certo punto di sospendere i loro pagamenti e con altrettanta delicatezza hanno capito il momento. Se non fosse stato per le fotografie ed i social, chi avrebbe notato gli sponsor sulle maglie? Non potevamo avere la certezza che fino a maggio saremmo stati chiusi. Adesso noi dobbiamo garantire il corrente, gli stipendi, i creditori ordinari. Mi aspettavo tutto all’inizio di quest’avventura, tranne di ricevere ogni tanto qualche insulto o messaggio minatorio. Peno che abbiamo potuto sbagliare ma con il cuore. Noi, il CdA, l’Amninistratore Unico e ogni singolo socio di Sigi abbiamo fatto tutto per un obiettivo comune, non badando alle proprie tasche ma pensando unicamente a salvare il Calcio Catania”.

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