Dopo Gennaro Monaco e Michele Sergi, spazio ad un altro doppio ex di Catania-Casertana. Parliamo di Dino Di Julio, grande protagonista in rossazzurro assaporando tutto l’amore del tifo etneo negli anni ’90, fino a festeggiare un’indimenticabile promozione in C1. E’ intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com per analizzare il percorso dell’Elefante, quando si avvicina la lotteria dei playoff.
Dino, so quanto ti dispiace in questo momento vedere lo stadio “Massimino” desolatamente vuoto…
“La Curva mi è rimasta scolpita. Dà fastidio vedere il Catania in una categoria dalla quale è veramente difficile risalire, per di più in uno stadio vuoto. Io, che ero abituato a vederlo sempre pieno. So cosa significa la passione ed il calore del popolo rossazzurro. Molte gare in televisione preferisco non vederle, sembrano allenamenti. Manca il sale del calcio, senza tifosi è un altro sport. Quando giocavo a Catania, per chiamare Igor Marziano in campo dovevo strillare perchè i tifosi facevano un tifo incessante. Speriamo che si ritorni al più presto alla normalità”.
Il Catania ha svoltato con mister Baldini?
“Evidentemente qualche problema c’era nella precedente gestione. Si è vista una reazione diversa. Il Catania sta inanellando una serie di prestazioni e risultati importanti, questo deve essere di buon auspicio. La squadra è ottima, competitiva, ma una volta che diventi giocatore del Catania devi sapere che basta poco per farti volere bene, una stupidaggine per evidenziare l’effetto contrario. Io centomila volte sceglierei una piazza come Catania che ti fa sentire un calciatore vero. Preferisco sempre avere 15mila tifosi pronti a sostenermi o a fischiarmi”.
Si è parlato tanto in questi giorni della Superlega, qual è la tua posizione in merito?
“Ti rispondo dicendo che mi capita spesso, su Facebook, di vedere filmati del Catania di Mihajlovic vittorioso a Torino contro la Juventus. I giocatori che scesero in campo non dimenticheranno mai quella partita. Il calcio non può essere solo business. Lo sport deve raccontare storie ed emozioni di tutte le squadre. La piccola che può vincere con la grande non può mancare, l’essenza del calcio è anche questa”.
Closing, cosa pensi della figura di Tacopina?
“Quando ho sentito il suo nome accostato al Catania, ho capito subito che volesse fare grandi cose. Mi auguro sia così, investendo in una piazza importante dove c’è tifo, passione, entusiasmo. Potrebbe imprimere una svolta societaria. Tacopina deve essere stimolato a lavorare sotto il vulcano, programmando il futuro con ambizione e le giuste basi. Fermo restando che ci sono ancora i playoff da disputare…”.
A proposito di playoff, dove può arrivare questo Catania?
“Morale, testa, gambe e fortuna. Queste caratteristiche fanno la differenza. Servono tante componenti, lo spogliatoio deve essere sempre unito e compatto. Quando parlo di fortuna, dico anche di arrivare all’appuntamento con tutta la rosa a disposizione. Ultimamente ho visto uno spirito molto propositivo, una squadra motivata, con la testa sulle spalle. A Catanzaro ha perso per alcuni episodi, ma c’è stato un cambio di mentalità. Il Catania gioca con maggiore sicurezza. L’allenatore che subentra non possiede la bacchetta magica, mica adesso i giocatori sono fenomeni. Forse Baldini è stato bravo a trovare l’amalgama. Non è stupido, sa che ci sono giocatori bravi a Catania e che la promozione si potrebbe raggiungere. Lui forse sta dimostrando di capire i giocatori, di metterli nelle condizioni di esprimersi al meglio delle loro possibilità. Sfruttando appieno le loro caratteristiche. Poi ogni tecnico ha il proprio modo di giocare, le proprie idee”.
Mancano due giornate al termine del campionato, quanto saranno utili per il Catania in ottica playoff?
“Sono partite funzionali alla disputa degli spareggi, una sorta di allenamenti. Vincere le prossime gare rappresenta uno stimolo a cercare di andare più avanti possibile lungo il percorso. Il Catania viene dal ko di Catanzaro e deve costruire il suo castello partita dopo partita. Quattro vittorie di fila non sono state affatto casuali. Le ha ottenute con il lavoro, con l’organizzazione, con lo staff che magari lavora in modo diverso. Il Catania deve ripartire forte, facendo capire che chi affronta i rossazzurri deve guardarsi in faccia sapendo che sarà tosta. Non smetterò mai di sottolineare l’importanza del gruppo. Soprattutto in C conta tantissimo il collettivo. Meno in Serie A, dove la qualità incide pesantemente. Il Catania deve affrontare tutte le gare da gruppo forte, ogni calciatore rossazzurro è chiamato a dare il massimo. C’è chi è bravo a difendere, a costruire il gioco, a crossare o far gol. Se ognuno è consapevole di avere dato tutto, i tifosi del Catania non gli rimprovereranno niente. Devi lasciare il campo con la maglietta sudata, questo è lo spirito da Catania e quello che il tifoso etneo mi ha insegnato. Se ognuno dà l’80% delle proprie qualità, allora la partita la porta a termine bene”.
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