Nel corso degli oltre 70 anni di storia rossazzurra, dalle pendici dell’Etna sono transitati anche giocatori dotati di estro e fantasia che però non hanno reso al massimo delle loro possibilità. Soffermandoci sul presente, è il caso del 23enne Michele Emmausso. L’attaccante napoletano è arrivato nella sponda orientale della Sicilia durante la tribolata estate del 2020 come fiore all’occhiello della campagna acquisti della nuova proprietà del Calcio Catania. In Calabria, la scorsa stagione, il calciatore aveva totalizzato 25 presenze con la maglia della Vibonese condite da 9 reti e 2 assist, numeri che hanno spinto Guerini e Pellegrino a puntare su di lui.
Esordisce contro la Juve Stabia disputando 70 minuti abbastanza anonimi, anche se le attenuanti del caso sono molteplici: dalla preparazione deficitaria al tempo non sufficiente per assimilare i dettami tecnici di Raffaele, fino ad arrivare alla sintonia da affinare con i compagni. La domenica successiva il Catania affronta la Virtus Francavilla. Il mister decide di concedergli un’altra chance da titolare sprecata, purtroppo, miseramente. Non riesce ad incidere e, seppur dotato di “colpi” importanti, spesso si intestardisce nei dribbling ed appare troppo innamorato del pallone finendo così per sciupare occasioni importanti. Al San Nicola di Bari disputa forse la sua migliore prestazione, senza però concretizzare quanto prodotto. Disputa pochi scampoli di partita contro il Palermo, avendo il merito di servire a Pecorino, con un cross al bacio, la palla dell’1-1. Poi lo spazio a disposizione diminuisce gradualmente: Teramo, Vibonese, Cavese e stop.
Non convocato nelle successive giornate, anticipa di fatto ciò che si sarebbe materializzato qualche settimana dopo. Alla riapertura del calciomercato Emmausso è fin da subito uno dei candidati a lasciare Catania con un totale di 362 minuti di militanza, zero reti e assist. La società decide di cederlo al Lecco a titolo definitivo. Non gli mancano il talento e la giovane età per (ri)tornare ad essere determinante e compiere quel definitivo salto di qualità, accompagnato da un percorso di crescita e maturazione che (forse) potrà realizzare in un ambiente meno difficile e pressante come quello lombardo.
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