Il 2020 è stato un anno che resterà per sempre impresso nella memoria dei contemporanei. Una terribile pandemia ha sconvolto le vite di miliardi di persone, le quali si sono viste costrette loro malgrado a cambiare bruscamente abitudini e limitare la socialità di fronte all’avanzata del virus. Il mondo dello sport è stato investito da un “uragano” e il calcio, così come altre discipline, ad un certo punto si è fermato: non accadeva dal secondo conflitto mondiale.
Alle pendici dell’Etna è stato un anno di passione, speranze e turbamenti. Il rischio che una sfera di cuoio non rotolasse più sul prato del vecchio “Cibali” è stato elevatissimo. Il Catania ha rischiato di essere schiacciato sotto il peso di una montagna di debiti, frutto della scellerata gestione delle stagioni precedenti in cui si è sbagliato tanto e non si è posto rimedio agli errori commessi.
Un anno fa, nel momento più critico della storia rossazzurra, nasceva l’idea di salvare il Catania da un fallimento pressoché annunciato. Maurizio Pellegrino e Fabio Pagliara riuscivano nell’intento di coinvolgere imprenditori e professionisti nell’operazione di salvataggio della matricola 11700. Il 23 luglio la Sport Investment Group Italia si aggiudicava il 95,4% delle quote del club in Tribunale, attraverso una procedura competitiva: il Catania veniva salvato da “morte certa”.
Il processo di ricostruzione societaria e sportiva che ne è seguito ha posto le basi per proiettarsi ai vertici della classifica del Girone C di Serie C (terzo posto con 27 punti alla sosta) ma soprattutto aprire un tavolo di negoziato con il gruppo italo-americano capeggiato dall’avvocato Joe Tacopina, front-man di un progetto ambizioso che mira nel giro di un paio d’anni a riportare il sodalizio etneo nel calcio che conta. Il 2021 sarà foriero di grandi novità in casa rossazzurra, auspicando che il rilancio sportivo vada di pari passo con il progresso civico, economico e sociale della comunità cittadina.
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