Avellino-Catania rievoca il “tennistico“ 3-6 con cui i rossazzurri alzarono il sipario sulla stagione 19-20. Il benaugurante risultato tuttavia inaugurò un’annata sofferta per le sorti del club etneo, oberato dai debiti e ad un passo dal default. L’approdo della Sigi nelle stanze di Torre del Grifo ha dato la stabilità necessaria per portare avanti 74 anni di storia, scacciando l’incubo del fallimento pur senza poter ambire nell’immediato a traguardi degni di nota.
In attesa di novità sul fronte Tacopina, la squadra guidata da Giuseppe Raffaele sin qui sta conducendo una stagione interlocutoria. All’uscita di scena al Primo Turno di Coppa Italia per mano dei dilettanti del San Nicolò Notaresco ha fatto seguito uno score di 4 vittorie, 3 pareggi e altrettante sconfitte in campionato. I numeri sono tutt’altro che esaltanti e rappresentano alla perfezione il quadro generale della situazione.
In questo momento il Catania non è in grado di alzare più di tanto l’asticella e competere per i vertici della graduatoria. L’attuale posizione di classifica (9°) rispecchia i valori di un collettivo che alterna buone prove ad altre meno convincenti. Lo 0-0 con la Turris è soltanto l’ultima di una serie di prestazioni modeste da archiviare all’istante.
A scendere in campo è stato un undici che ha prestato il fianco agli avversari, incapace di invertire la rotta e impensierire il portiere ospite. I rossazzurri sono parsi rinunciatari per larghi tratti della contesa e alla fine si sono “accontentati“ di dividere la posta in palio con la formazione corallina.
Con un simile atteggiamento tattico e psicologico viene difficile immaginare un Catania tonico e arrembante in occasione dell’esterna in Irpinia. Da martedì prende ufficialmente il via la settimana che porta al match del “Partenio“ tra situazioni di gioco da riesaminare e giocatori da valutare sul piano fisico.
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