Nella settimana che precede il derby tra Palermo e Catania abbiamo raccolto le impressioni di mister Nedo Sonetti. L’esperto tecnico toscano (oltre mille panchine tra i professionisti attraversando varie epoche calcistiche) ha rievocato con piacere le parentesi al timone delle due compagini siciliane (rispettivamente nelle stagioni 2002-03 e 2004-05), soffermandosi anche sulle difficoltà del calcio nell’era del Covid.
Mister, lunedì si gioca Palermo-Catania. Che effetto le fa il derby siciliano in Serie C e come vede il processo di rinnovamento dirigenziale dei due club?
«A parte le vicende calcistiche, sono stato bene in entrambe le città. Conservo ricordi molto belli e mi dispiace tanto vedere queste due squadre gloriose a livello nazionale giocare in Serie C. Mi auguro che le nuove proprietà e i rispettivi management siano all’altezza della situazione, soprattutto capiscano cosa vuol dire essere a capo di due società come Catania e Palermo».
Dalle sue parole traspare sempre un ricordo positivo dell’esperienza catanese…
«Instaurai un ottimo rapporto con la gente di Catania e l’ambiente tutto. Ci furono dei confronti con i dirigenti ma la vita di noi allenatori spesso e volentieri è fatta di incontri con dirigenti autorevoli. Pellè? Notai che era un ragazzo che aveva delle ottime qualità. Quando era con me a Catania era giovanissimo, le priorità erano altre in quel momento. Sarei rimasto volentieri anche dopo. A Palermo invece facemmo una rimonta nel girone di ritorno. Perdemmo malamente l’ultima partita a Lecce ma fu una scalata eccezionale. Ricordo che c’erano le basi per poter fare qualcosa di importante l’anno successivo».
Infine le chiedo un suo pensiero sul calcio nell’epoca del Covid…
«Una situazione del genere costituisce una novità per tutti. Non si erano mai verificate vicende nelle quali le squadre di calcio dovessero affrontare una pandemia così brutta e pericolosa. A parte le grandi pandemie di inizio secolo scorso, una situazione di questo tipo non era mai accaduta. È un problema veramente grosso. Si riesce ancora ad andare avanti con i campionati ma la situazione resta comunque anomala. Si deve combattere il virus e tutto ciò che scaturisce da esso, anche da un punto di vista di relazioni umane. Stadi vuoti? È triste, anche se le squadre si stanno battendo lo stesso con grande ardore. Senza il pubblico non c’è gusto e quell’adrenalina particolare che ti permette di fare le cose migliori, anche sotto l’aspetto tecnico».
Si ringrazia Nedo Sonetti per la gentile concessione dell’intervista.
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