Oggi direttore dell’area tecnica e organizzativa della Sambenedettese, Stefano Colantuono concede un’intervista ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com incentrata soprattutto sul derby Palermo-Catania, in quanto doppio ex della sfida avendo allenato nelle due sponde della Sicilia:
Direttore, il Catania scalpita per scendere in campo lunedì a Palermo. Quali ricordi conserva, innanzitutto, dell’esperienza sulla panchina rossazzurra?
“Bellissimi ricordi. E’ stata la prima squadra che mi ha permesso di arrivare nel calcio importante. Allenavo il Catania in B. Parliamo di una piazza spettacolare che ha grande seguito, pubblico, blasone. Disputammo un torneo più che positivo, sfiorando i Play Off in un campionato a 24 squadre. Ad un certo punto si poteva anche lottare per qualcosa di diverso. Io sapevo già quale fosse il mio destino. Ero legato ai Gaucci, a dicembre-gennaio avevo firmato il contratto con il Perugia. Poi verso la fine del campionato il Catania passò a Pulvirenti e Lo Monaco”.
Cosa mancò per effettuare il salto di qualità ?
“E’ mancato che a gennaio dovevamo rinforzare più adeguatamente la rosa. Questo non accadde ma ciò non toglie che fu un campionato straordinario. Sembrava potessimo davvero agganciare i Play Off. Era una squadra formata da giocatori riconfermati, altri che volevano mettersi in evidenza, altri ancora che continuarono a viaggiare su livelli importanti”.Â
Non c’è stata la possibilità di tornare alla guida del Catania, ma ha affrontato più volte i rossazzurri da avversario. Vivendo anche le emozioni del derby…
“Palermo e Catania sono state due esperienze diverse per me. Quella di Catania l’ho vissuta per intero e con continuità , a Palermo non è stato possibile ma ho splendidi ricordi anche dell’avventura rosanero. La Sicilia mi piace da impazzire, mi piacciono i siciliani e sapete che lo dico da persona onesta e sempre abbastanza schietta. In Sicilia sono stato molto bene, la gente è straordinaria. Al primo anno sulla panchina del Palermo, nonostante l’esonero temporaneo, ero sesto in classifica. Capisco che tra le due città c’è molto campanilismo com’è giusto che sia, ma con entrambe le piazze ho splendidi rapporti. Sono città molto belle, diverse. A livello di tifoseria hanno un grande seguito, tifosi innamorati con cultura calcistica che si somigliano molto”.
C’è un pò di rammarico per l’esonero a Palermo?
“I Presidenti hanno tutto il diritto di cambiare eventualmente la guida tecnica. Sono loro che finanziano le società , devi accettare le decisioni anche se a malincuore. Chi fa l’allenatore sa bene che può capitare l’esonero. Non conosco tuttora il motivo ma l’ho accettato, ho avuto un rapporto sempre schietto con Zamparini. Mai problemi. A mio avviso la scelta è stata un pò avventata, tanto è vero che poi mi ha richiamato. Comunque sono rimasto soddisfatto di quella esperienza”.
Se avesse la possibilità di scegliere in futuro di tornare in Sicilia, tra Palermo e Catania avrebbe una preferenza?
“Non saprei scegliere, davvero. Stanno vivendo la Lega Pro per varie vicissitudini ma sono due piazze da Serie A, non perchè lo dico io. Hanno fatto la massima categoria anche a livelli importanti, la Serie C non è assolutamente il loro habitat naturale. Lo dice la storia. Col tempo, però, vedrete che Catania e Palermo torneranno in A. Ho lasciato un pezzo di cuore in entrambe le piazze”.
La realtà , però, dice che lasciare la Lega Pro è dura.
“La C è un inferno, il campionato più difficile perchè è quello più equilibrato e ci sono pochi ritorni a livello di incassi e sponsor. Non ci sono contributi da parte della Federazione, se non il minutaggio. Con pochissime risorse i Presidenti si svenano in questa categoria. Paradossalmente è più semplice fare il salto dalla B alla A. Ghirelli è una persona perbene e lungimirante, credo che troverà la soluzione giusta per andare avanti nel migliore dei modi. Le società maggiormente penalizzate per l’assenza di pubblico andrebbero aiutate, specie in questo periodo di tamponi. Sono soldi che escono e basta, non ci sono entrate”.
Che derby si aspetta?
“Mi auguro che lunedì sia una bella partita. Sarebbe potuta diventare speciale a livello di impatto per le tifoserie. Io ho vissuto il derby sulle due sponde, so benissimo quale importanza rivesta questa gara per la Sicilia. Il pareggio solitamente è un risultato che accontenta tutti, poi è normale che queste sono partite a sè. Vanno al di là di ogni pronostico e situazione, queste gare si preparano da sole ed i giocatori le vivono intensamente anche nei giorni precedenti”.
Come procede l’avventura da dirigente alla Sambenedettese?
“Molto bene. Mi confronto con l’allenatore, do una mano anche al club a riorganizzarsi. Io vivo a Sambenedetto del Tronto, qui è cominciata la mia carriera d’allenatore. Se posso in qualche modo contribuire al salto di qualità o alla vittoria del campionato, non so se subito o nei prossimi anni, ben venga. C’è una programmazione seria e la cosa mi ha allettato. E’ un ruolo molto vicino all’allenatore, parliamo tutti i giorni col mister a cui posso dare preziosi consigli. In campo ci vado perchè sono in contatto pure con i ragazzi. Io ho fatto l’allenatore per 20 anni, anche a certi livelli. Sono aperto a tutto. Il calcio è sempre quello, un pallone che rotola all’interno di un rettangolo di gioco. Le dinamiche e le difficoltà sono identiche, cambia l’impatto televisivo e mediatico ovviamente in Lega Pro rispetto alla Serie A. Voglio vedere se potrò ricoprire questo ruolo anche in futuro. Nella vita è giusto provare cose diverse”.
Maxi Lopez ciliegina sulla torta?
“Abbiamo in organico anche l’ex Inter Botta, per cui direi che le ciliegine sulla torta sono due (ride, ndr). Maxi lo conoscevo un pò di più, l’ho ritrovato bene, molto positivo e a disposizione dei più giovani. Lui ora ha 36 anni, vanta un bagaglio d’esperienza importantissimo. Stiamo parlando di un calciatore che ha giocato anche nel Barcelona e disputato la Champions. Si è calato in questa nuova realtà in maniera perfetta, persona molto cordiale e squisita”.
Ritiene che il calcio corra il rischio di fermarsi?
“Dobbiamo cercare di evitare di fermare la macchina. Sarebbe un bel problema. Il calcio è un industria troppo importante per il Paese, così come va ribadito che il calcio senza i tifosi perde una componente essenziale. Perde il cuore. Le regole ci dicono di seguire i protocolli e servirà grandissima attenzione per evitare di fermare il calcio. Sarebbe anche meglio, se si può, far giocare e non rinviare le partite. Già ci sono tanti turni infrasettimanali in Serie C, poi diventa difficile andare a recuperarle. Bisogna rispettare i protocolli, magari in qualche misura rivederli, e cercare di giocare”.
Si ringraziano il Direttore Stefano Colantuono e Federica Rogato, Responsabile Comunicazione SS Sambenedettese, per la gentile concessione dell’intervista.
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