ESCLUSIVA – D’Ercole (D.S. Notaresco): “Appuntamento con la storia, siamo onorati. Peccato non avere preso Biondi in passato. Liguori, Catania salto troppo grande”

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Tanta voglia di misurarsi contro il Catania. Appuntamento storico per il San Nicolò Notaresco, che proverà a giocarsi le sue carte questa sera al “Massimino” onorando l’impegno e con il sogno nel cassetto di conquistare la qualificazione al turno successivo di Coppa Italia. Gli abruzzesi si affacciano con entusiasmo alla sfida di Catania. Il Direttore Sportivo rossoblu Paolo D’Ercole è intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com per analizzare la gara e vari temi di stretta attualità, svelando anche un retroscena di mercato sul giocatore Kevin Biondi:

Direttore, come si presenta il Notaresco al match di Coppa?
“Saremo carichi e soprattutto felici per la prima partita ufficiale e perchè affronteremo una squadra professionistica per la prima volta nella nostra storia. E’ un’emozione particolare, il premio per il grande campionato disputato lo scorso anno e che siamo andati davvero vicini a vincere. A lungo eravamo in testa alla classifica ma il destino ha voluto che non ottenessimo il salto di categoria. Probabilmente avremmo potuto giocare col Catania in Lega Pro, ci rimbocchiamo le maniche e cercheremo di fare del nostro meglio quest’anno”.

Catania chiaramente favorito o, sotto sotto, credete nell’impresa?
“Le gare vanno giocate, partiamo da 0-0. Il campo dirà, in ogni caso sarà una grande soddisfazione giocare in un grande stadio contro una grande squadra. Siamo consapevoli del livello del Catania che, giorno dopo giorno, prende giocatori forti che si sono conoscono molto bene tra di loro ed hanno un currriculum importante. La società sta tornando ai vecchi fasti e noi siamo onorati di venire a giocare al ‘Massimino’. Speravo che il pubblico sugli spalti fosse presente perchè tifosi come quelli del Catania ce ne sono pochi in Italia. Sarebbe stato per noi ancor più bello e stimolante. Senza tifosi non è calcio. Il calcio vive con i tifosi e per i tifosi. Mi auguro che si torni al più presto alla normalità. Se si è aperto tutto, ritengo giusto fare altrettanto con gli stadi. Ovviamente con le dovute precauzioni. Inoltre senza pubblico fai fatica ad avere introiti. E’ importante per tutti, ma per una grande piazza come Catania che ospita 10/20mila spettatori questo aspetto è fondamentale“.

A prescindere dal risultato finale, quanto conterà il test di stasera in vista del campionato?
“Siamo partiti con l’obiettivo di fare una stagione di rilievo. Abbiamo tanti ragazzi di buon livello per la categoria e numerosi under perchè il regolamento ce lo impone. Qualche elemento in rosa potremmo vederlo all’opera tra i professionisti nei prossimi anni. Sicuramente non andiamo a Catania per una vacanza. Sappiamo delle difficoltà ma queste partite aiutano a capire cosa significhi salire i gradini nel calcio. Questione di stimoli, volontà, forza mentale. Poi i valori sono i valori ma nella vita non si può mai sapere”.

Nessuna amichevole ‘vera’ sostenuta dal Catania. Può essere un vantaggio per voi questo?
“No. Loro hanno comunque fatto quello che dovevano fare. Se vediamo le rose a confronto e gli acquisti di calciatori che hanno vissuto la Serie A e la B, parliamo di gente di un altro livello. Spero che prendano sottogamba l’incontro, sarebbe il coronamento di un sogno per noi giocare il turno successivo di Coppa contro il Pescara. Una emozione ancora più grande, visto che siamo vicini di casa”.

Il Catania è da diversi anni consecutivi in Lega Pro, cosa è mancato a suo avviso?
“Forse l’instabilità societaria qualcosa ha tolto al Catania. Ci sono stati anche campionati abbastanza difficili. Il girone C è estremamente complicato, anche quest’anno lo sarà con squadre come Palermo, Ternana e tante altre. Praticamente una Serie B. La componente pubblico nel raggruppamento meridionale fa la differenza. Senza tifosi siamo un pò tutti uguali perchè si perdono stimoli e riferimenti. Sarà un campionato particolare, anomalo se non ci sarà il ritorno del pubblico. Solo la grossa personalità e forza societaria potrà fare vincere queste squadre”.

Sarebbe stato preferibile comporre i gironi in maniera diversa?
“Cambiare format si sarebbe rivelata la cosa più logica e giusta. Sarò magari anticonformista ma, secondo me, andavano creati due gironi di Serie B e uno di A con l’introduzione del semiprofessionismo. Molte società adesso andranno in grossa difficoltà. Si è fatto partire il campionato professionistico effettuando pochi controli e io penso che a novembre-dicembre salteranno fuori tante cose che ad oggi purtroppo non si sono viste. Facendo la riforma si sarebbe data la possibilità ai club di respirare, non scontentando nessuno. Più soldi in B e maggiori possibilità di recuperare i deficit finanziari. Altre società di C avrebbero potuto dismettere dei contratti estremamente onerosi incastrati, per errori o sfortuna, nelle cosiddette prigioni d’oro. Ci si poteva organizzare meglio, con meno costi e ciascuno con le proprie disponibilità. Ma siamo in Italia, girano tanti soldi e interessi”.

Che ne pensa del tanto discusso tema delle liste a 22 in C?
“In linea teorica può essere giusto, a livello pratico no perchè lasci a casa tanti giocatori forti e diventa un problema come quello degli under in Serie D. E’ il cane che si morde la coda. Obblighi le società a far giocare i giovani, poi però il governo calcistio non sa che gli under obbligati a giocare non hanno stimoli, creano più problemi degli altri, non hanno più rispetto di quello che fanno. Giusto valorizzare chi fa giocare i giovani ma non obbligare. Il giovane gioca se è forte. Se per il discorso delle liste non va in C e in D non lo prendono, gli resta l’Eccellenza e molti ragazzi smettono di giocare. Poi il livello del calcio italiano si è abbassato tantissimo, siamo nettamente indietro rispetto alle altre nazioni. In Italia diciamo di volere sfornare giovani promettenti ma nella realtà fai fatica. A Catania invece c’è una delle più belle strutture in assoluto per fare settore giovanile, Torre del Grifo. Questo è il calcio”.

Tra Notaresco e Catania è transitato l’esterno offensivo Michael Liguori. Com’è andata la sua esperienza in Abruzzo lo scorso anno?
“Michael secondo me ha sofferto il ritorno da noi, in conseguenza del fatto che forse, in precedenza, è andato troppo presto in una società molto importante. Se vai in Lega Pro devi anche capire dove stai andando. Per un ragazzo che stava facendo bene in D, probabilmente Catania era una piazza un pò troppo grande. Poi torni indietro e se non hai grossa responsabilità fai fatica a reimporti. Spero che il ragazo ritrovi se stesso e la sua strada. Il potenziale ce l’ha, poi è la testa che comanda gambe e corpo. Se la testa non ti assiste è un peccato”.

Ha avuto rapporti con la dirigenza del Catania?
“Con il Direttore Mario Marino. Qualche anno fa presi Bellanca e Spataro. Con Marino ci siamo sempre sentiti in questi anni, mi sono interfacciato spesso con lui ma non ho l’onore di conoscere il resto della società. Sarò contento di poterlo fare mercoledì. Magari sarà anche l’occasione per qualche chiacchierata di mercato, vediamo. Hanno preso un ragazzo che mi piace tanto ed è Maldonado, significa che seguono con attenzione anche le categorie inferiori. Maldonado aveva già fatto molto bene in D, si è confermato al suo primo anno di C all’Arzignano”.

E’ vero che in passato è stato sul punto d’ingaggiare Kevin Biondi?
“Lo volevo prendere ma non sono riuscito a concretizzare la trattativa. Marino mi parlò positivamente di questo ragazzino due stagioni addietro. Ho continuato a seguirlo e adesso sta facendo molto bene, siglando pure qualche gol in C. Sono contento di questo ma al tempo stesso dispiaciuto per non avere chiuso la trattativa anni fa. Io avevo già prelevato altri giocatori, poi c’erano altre squadre sul ragazzo e l’operazione non si concluse. I fatti hanno dimostrato che Mario ha avuto ragione su di lui”.

Si ringraziano il D.S. Paolo D’Ercole e l’addetto stampa del San Nicolò Notaresco, Matteo Falzon, per la gentile concessione dell’intervista.

 

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