Il dottor Fabio Pagliara ricorda, su Facebook, un intervento di un pò di tempo fa per ‘Il Foglio’ sul progetto del Calcio Catania.
“Sul sogno, ma specialmente sul modello al quale intendessimo ispirarci, anche grazie alla mia esperienza da dirigente sportivo – spiega Pagliara – È venuto fuori questo pezzo, concepito quando io e Maurizio sembravamo due pazzi visionari. Spero sinceramente che non rimarrà un libro dei sogni, ma un riferimento operativo (all’avanguardia) sul quale modellare organizzazione e scelte societarie. Perché anche il calcio può cambiare, in meglio, e la rivoluzione può partire anche dal profondo Sud. Ci vuole solo un pizzico di coraggio”. “Io, per adesso, resto in attesa, con pazienza, di capire se ci saranno margini per rimboccarsi le maniche e “fare”, che è quello che più mi piace”, aggiunge Pagliara.
Tra i tratti più significativi contenuti all’interno del testo, spicca l’idea di “un altro calcio possibile anche in serie C, puntando a una modernizzazione del linguaggio, dell’approccio manageriale, della governance intesa come interfaccia della parte sportiva, immaginando che Catania diventi protagonista ben oltre il rettangolo di gioco. E ben oltre le colonne d’Ercole dei confini cittadini e nazionali, considerato che i sostenitori della squadra sono disseminati in ogni parte del mondo e molti di loro in questi mesi hanno scritto e offerto sostegno, in ogni maniera possibile”.
“In un altro calcio possibile – si legge ancora – la parola d’ordine è “glocal”, per esempio: cuore e piedi saldamente ancorati all’identità cittadina, ai suoi simboli, al popolo dei tifosi, ma con una “mente” capace di proiettare il progetto Catania all’estero, attraverso internazionalizzazione, merchandising e marketing territoriale, con operazioni di co-branding che coinvolgano anche le Istituzioni locali, troppo spesso considerate banalmente come i padroni/custodi dello Stadio e nulla più. Una sciocchezza, che spesso crea conflittualità che distolgono dall’obiettivo comune, quello di portare il marchio Catania lassù, anche grazie a una rete di ambasciatori, dove maggiore è l’attrattività per potenziali investitori, sfruttando anche il cambio di “vocazione” di una Città che nell’era pre-Covid aveva triplicato gli introiti della tassa di soggiorno, oltre alla naturale propensione della ex “Milano del Sud”, come veniva chiamata, per uno sviluppo basato sull’hi-tech e sulla dinamicità dei processi economici“.
“Catania ha anche un’altra specificità, che potrebbe costituire un’attenuante di fronte a un ipotetico “giudice” della follia di questa operazione-salvataggio: il suo Centro Sportivo, Torre del Grifo. Un’ area di circa 130.000 metri quadrati, concepiti in modo da rendere minimo l’impatto ambientale e paesaggistico, in quell’hinterland che trasformano l’area metropolitana catanese nel territorio con maggiore popolazione in Sicilia, superiore al milione di abitanti”.
“Tenendo conto di queste potenzialità la scelta di puntare sull’azionariato diffuso e il crowdfunding, senza trascurare la possibilità di ampliare il parco-Soci, è meno peregrina di quanto non pensassero alcuni osservatori all’inizio dell’operazione, legati a una idea di calcio Presidente-dipendente, con i soci di assoluta maggioranza a fare il bello e il cattivo tempo. Certo, servono soldi, e tanti, ma serve ancora di più un progetto capace di non rendere i successi estemporanei e adatto a costruire fondamenta che facciano delle sconfitte semplici incidenti di percorso”.
Sui tifosi, Pagliara sostiene che “il calore e il rapporto dei fan con la Società mi ricorda molto quello del calcio inglese. Catania è forse una delle piazze che più si avvicina, potenzialmente, a una concezione del supporto (al netto di qualsiasi degenerazione sempre da condannare) “all’Inglese”. Anche questo fa parte del potenziale e del patrimonio materiale e immateriale che possano indurre a sfidare in mare aperto una montagna di debiti e un assetto societario da rifondare totalmente. Il primo obiettivo è quello di alzare la “reputation” del Catania Calcio, trasformarlo gradatamente in un modello e puntellarne le infrastrutture societarie. I risultati arriveranno, insieme a una ritrovata fiducia. E non chiamatelo “calcio minore””.
***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook***
L’ho già detto che Fabio Pagliara é stato trascurato dal resto dei componenti della SIGI,che si è pensato a dispensare cariche a destra e a manca ma dell’ideatore dell’attuale Società che gestisce oggi il Calcio Catania non c’è traccia. A me sembra che ci sia la corsa agli incarichi che talora sono stati distribuiti a caso, ma di Pagliara non v’è nemmeno l’ombra. Così é la vita!!!
Comments are closed.