Il Catania si appresta a cambiare proprietà attraverso il procedimento competitivo che avrà luogo in Tribunale il prossimo 23 luglio, un passaggio che determinerà la chiusura del ciclo Pulvirenti alle pendici dell’Etna. 16 anni in cui il club rossazzurro ha dapprima raggiunto importanti traguardi sportivi e gestionali per poi cadere nel baratro e avvicinare concretamente lo spettro del fallimento a seguito di una pessima conduzione societaria.
Da Catania-Fiorentina del 29 maggio 2004 a Ternana-Catania del 5 luglio 2020, in mezzo otto campionati consecutivi in Serie A, tre in Serie B e cinque in Serie C. Il passaggio di consegne ufficiale con la famiglia Gaucci avvenne proprio alla vigilia dell’incandescente sfida con i Viola sullo sfondo di un’illusoria lotta promozione. Dopo una prima annata interlocutoria (2004-05), nel 2006 venne centrata la promozione in Serie A con Pasquale Marino allenatore. Il salto di categoria sancì l’inizio di un ciclo esaltante per la squadra rossazzurra, che giocò stabilmente in massima serie dal 2006 al 2014.
Se nei primi due anni la permanenza in A fu raggiunta soltanto al fotofinish (nel 2007 a porte chiuse e con il campo squalificato dopo i fatti del 2 febbraio), i successivi campionati videro il Catania conquistare piazzamenti crescenti fino al conseguimento di un ottavo posto con annesso record di punti (56) nella stagione 2012-13. Artefici di quei successi non furono soltanto giocatori e allenatori (in primis Marino, Zenga, Mihajlovic, Simeone, Montella e Maran) ma anche dirigenti come Pietro Lo Monaco e Sergio Gasparin, due delle figure chiave che si sono avvicendate nella gestione tecnica e amministrativa del club.
In quegli anni la conduzione societaria fu improntata sull’oculatezza, sulla valorizzazione di calciatori e allenatori (molti dei quali hanno fatto parecchia strada nel mondo del calcio), sul raggiungimento di traguardi rilevanti (successi contro le big e una semifinale di Coppa Italia nel 2008) e sulla realizzazione del centro sportivo di Torre del Grifo, inaugurato nel maggio 2011.
Tuttavia “l’incantesimo” di un Catania vincente si spezzò nel 2013 con l’arrivo dell’ex agente di calciatori Pablo Cosentino nei quadri dirigenziali e il concomitante declino del Pulvirenti imprenditore. Seguirono una doppia retrocessione dalla Serie A alla Serie C, quest’ultima determinata dalla giustizia sportiva a seguito dei famigerati “Treni del gol”, una triste vicenda di calcio-scommesse che ha coperto di vergogna un’intera città.
I recenti cinque campionati sono stati avari di soddisfazioni per la squadra rossazzurra, che soltanto in una circostanza (stagione 2017-18, con Lucarelli in panchina) è stata realmente competitiva per compiere l’agognato salto di categoria. La gloriosa matricola 11700, appesantita dai debiti e dalle stagioni che passano, mai come negli ultimi tempi ha rischiato di capottare. In tal senso la procedura competitiva in Tribunale rappresenta il punto di partenza su cui auspicare il rilancio del Catania, la possibile quiete dopo la tempesta.
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