Damiano Tommasi e Umberto Calcagno, rispettivamente Presidente e vice Presidente dell’AIC (Associazione Italiana Calciatori) sottolineano che la ripartenza del campionato passa anche da alcune criticità. Riprendiamo il pensiero di Tommasi, intervenuto alla trasmissione “Un calcio al virus” in diretta Facebook sul sito del Mattino:
“I protocolli di sicurezza sono molto stringenti e per noi l’importante è che si ci sia uniformità nel rispetto dei controlli, perché nel momento in cui ripartirà il campionato e si ricomincerà a viaggiare, tutti dovranno avere lo stesso trattamento. I calciatori non sono dei robot e quindi è chiaro che ci siano delle preoccupazioni. È ovvio che i calciatori esprimano le loro perplessità, il che non significa che non vogliono giocare, lo vogliono fare in una situazione normale di sicurezza. Se si dice che in panchina bisogna andare distanziati e poi in campo i calciatori si possono marcare su un calcio d’angolo ma non abbracciare dopo un gol, non è una condizione di normalità. Magari tra un mese ci saranno condizioni diverse quindi potrebbero cambiare anche le possibilità di allenarsi, giocare e risolvere tutte le criticità. Una delle criticità maggiori che speriamo di risolvere è la partita alle ore 16,30 che in Italia a giugno e luglio non è pensabile: oggi abbiamo atleti che dovranno fare partite ravvicinate e intense dopo un lungo periodo di inattività e quindi li dobbiamo mettere nelle condizioni migliori, anche dal punto di vista climatico”.
“In Consiglio Federale sono state discusse delle linee guida per le Licenze Nazionali che riguardano tutti i calciatori indistintamente, mettendo in discussione mensilità come quella di marzo dove si sono allenati e hanno giocato, e spostando i controlli a fine agosto. È impensabile che un calciatore di Lega Pro che guadagna come un impiegato e con quello stipendio mantiene la famiglia, resti 4 o 5 mesi senza essere pagato. Purtroppo non vedo la volontà di uscire insieme da questa situazione, mi pare che valga ancora la vecchia regola del veniamone fuori fregando l’altro. Da questo punto di vista non mi pare che questo evento ci abbia insegnato molto, forse sarebbe il caso di fare un passo indietro per farne dieci in avanti”.
Questo, invece, quanto sostenuto da Calcagno:
“La nostra posizione è sempre stata, se ci fosse la possibilità, di chiudere la stagione regolarmente con il format iniziale, anche per dare valore ai due terzi di campionato fin qui disputati e preservare l’aspetto sportivo. In caso contrario, fossimo costretti a playoff e playout, qualche problema ci potrà essere. Speriamo che anche Serie B e Lega Pro, che rispetto alla Serie A hanno anche tutto agosto per giocare, possano riprendere e concludere i rispettivi campionati: stiamo parlando del nostro mondo professionistico e dispiacerebbe che andasse a due velocità”.
“Contratti? Purtroppo le norme di ammissione ai campionati, non votate da AIC e AIAC ma approvate in Consiglio Federale, non ci hanno dato una mano in questo senso: dare la possibilità di procedere ad un ricorso a fine agosto su mancati pagamenti delle mensilità di marzo e aprile, e avere la possibilità comunque di iscriversi con tale ricorso in mano, non crediamo sia corretto. Ci deve essere certezza di essere pagati e di poter fare accordi, non si può pensare di mandare in campo i calciatori senza pagare loro gli stipendi. Oggi le norme, così come sono scritte, spingono ad andare verso lunghi contenziosi”.
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