17 maggio 2003, Serie B. Un rigore trasformato da Lulù Oliveira al 35′ del primo tempo ed il gol ad inizio ripresa firmato dallo stesso attaccante consentono al Catania di piegare la resistenza del Venezia, avversario alle pendici dell’Etna. Il 2-0 maturato meritatamente sul campo, però, viene capovolto in 0-2 dalla giustizia sportiva. Il Venezia, infatti, protesta per via della presenza sul rettangolo verde di Vito Grieco, squalificato ma sceso in campo con la squadra Primavera.
L’assegnazione della vittoria a tavolino ai lagunari evita loro lo spareggio, mentre il Catania subisce la retrocessione. Il successivo ricorso fatto pervenire alla giustizia ordinaria (comprendente organi come il Consiglio di Stato), motivato peraltro dal fatto che il reclamo del Venezia fu presentato oltre i termini ultimi, con una regolamentazione della squalifica non esplicitata, portarono la FIGC ad avvalersi, in estate, del cosiddetto decreto-legge “salvacalcio”: le retrocessioni in C1 furono annullate, come se, alla fine, per quell’annata di Serie B, non vi furono mai stati declassamenti, determinando la riammissione di Catania, Genoa e Salernitana e, di conseguenza, anche una serie di ripescaggi nelle categorie inferiori.
Il Cosenza, che aveva chiuso penultimo in classifica, invece, non ottenne il diritto di partecipare, per la stagione seguente, al secondo livello calcistico italiano, per sopravvenuto fallimento: in suo luogo venne ammessa la Fiorentina, per meriti sportivi e per bacino d’utenza, che nel frattempo aveva vinto il campionato di Serie C2 2002-2003 sotto la denominazione di Florentia Viola. La successiva edizione di Serie B vide 24 squadre ai nastri di partenza.
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