Giuseppe Stillo, medico del Catanzaro, sottolinea le perplessità degli staff sanitari delle 60 società di Serie C in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica:
“Noi medici del girone C abbiamo una chat e siamo in contatto con i colleghi dei gironi A e B. Le nostre posizioni le ha spiegate il professor Enrico Castellacci, presidente della Lamica, l’associazione dei medici di calcio italiani. I protocolli sanitari per la ripresa degli allenamenti nei campionati professionistici, per quanto riguarda la Lega Pro, sono irrealizzabili. Quando ci saranno le condizioni, vorremmo un incontro con Figc e Lega Pro, per puntualizzare un problema evidente”.
“Ci siamo visti realizzare un protocollo che non abbiamo ricevuto, se non magari in via indiretta. A me, ad esempio, lo ha mandato il presidente della mia società. Questo protocollo non lo possiamo modificare, malgrado sia chiaro che un medico di serie C non può chiudersi per tre settimane in una struttura blindata col gruppo squadra. Per due ragioni: perché un club di C non può disporre di un centro sportivo con annessa foresteria, come Juventus, Inter o Milan, e perché, se anche ne disponesse, un medico di Lega Pro ha un’altra attività professionale. Molti tra noi non vivono certo dell’attività di medico sociale. A volte non sono nemmeno pagati, lo fanno per amicizia o per mettersi in gioco. Non possono chiudersi per tre settimane in ritiro, lasciando famiglia e lavoro. Il protocollo, per la serie C, è irrealizzabile”.
“Parlandone col medico del Novara, Fabio Francese, abbiamo convenuto sull’opportunità di un nostro documento, da affidare eventualmente alla nostra associazione di medici del calcio, per rappresentare a livello nazionale le nostre esigenze, che poi sono anche quelle delle nostre società. Per quanto mi riguarda, avevo fatto acquistare dal mio presidente i test sierologici ancora prima che venissero validati dal governo. In Calabria abbiamo già difficoltà a trovare i tamponi per le persone sintomatiche al Covid 19, figuriamoci se si possono trovare per farli, ogni quattro giorni, ai trenta componenti del gruppo squadra. Nessuno ha ascoltato i medici della serie C, né tanto meno i medici dei 3 gironi, prima di sedersi al tavolo con gli altri componenti della commissione. Ma il problema va ben oltre il protocollo. Noi non viaggiamo in charter, se dobbiamo prendere l’aereo, ma coi voli di linea. E poi, se un calciatore s’infortuna e dobbiamo accompagnarlo in ospedale, con gli annessi rischi di contagio? Siamo davvero stupiti del fatto che non ci abbiano consultato”.
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