Ex allenatore del Catania, oggi seduto sulla panchina della Carrarese, parla del caos generato dal Coronavirus, intervenendo ai microfoni di Rai Sport. Ecco quanto evidenziato da tuttoc.com:
“Questa situazione mi ha creato un po’ di confusione. A fine febbraio i miei medici ne parlavano come di un’influenza, una cosa passeggera. In televisione dicevano che era impossibile prenderlo. Dopo 20 giorni ci siamo trovati con l’Italia chiusa e un virus mille volte più pericoloso. Lo hanno anche dimostrato le vittime della Lombardia. Non riuscivo a capire qual’era la realtà. Mi sono chiuso in casa come tutti. Dopo Pasquetta, ho iniziato ad andare in montagna per una passeggiata con i miei cani. La vita di una persona è importante, non possiamo parlare di calcio e non possiamo dare risposte. Ce le devono dare i medici, noi siamo degli spettatori, ci devono dare delle risposte. Se in una gara non c’è la paura di perdere o la gioia della vittoria, se devo avere paura e stare a distanza questo non è calcio. Poi gli stadi vuoti… il calcio non è della televisione o degli sponsor, è della gente. E senza gente allo stadio non ha senso”.
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