PERINETTI: “Bisogna salvare il calcio. Problema sicurezza, Serie C in grave difficoltà”

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L’esperto Direttore Sportivo Giorgio Perinetti è intervenuto in diretta nel corso di Stadio Aperto, sulle frequenze web di TMW Radio:

“Il futuro ha senso solo se esiste il presente. Se si riprende si ridà fiducia e stimolo a tutto un movimento, consentendo di affrontare la seconda fase, il calcio del futuro prossimo, in cui ci sarà da ridimensionarsi, riformarsi e tutte cose che non faceva in tempo di pace. Ma se evitiamo la responsabilità di provare a chiudere i campionati, è solo un rinviare seguendo una logica individualistica, senza accorgersi che comunque il problema rimarrà da affrontare e diventa tutto solo più difficile”.

“Il problema sicurezza è la conditio sine qua non. Detto questo, bisogna valutare le effettive possibilità: è chiaro che la Serie A, pur con uno sforzo importante, sia in condizione di affrontare tutto questo. La Serie B si interroga, mentre la C mi sembra in grave difficoltà, ha troppe condizioni difficili per un campionato che si estende in tutta la penisola con attrezzature limitate. La Lega Pro deve essere sostenuta in qualche modo dal sistema, e può anche pensare di non aderire alla ripresa. In B non vorrei che gli indecisi giochino molto sul “non posso, non posso” che in realtà è un “non voglio, non voglio”. Con un po’ di sforzo anche la Serie B secondo me potrebbe adeguarsi, ma è tutto da vedere”.

“Io ho 45 anni di lavoro, e dico commuovendomi che adesso c’è da salvare il calcio. Non è la cosa più importante, assolutamente, ma a distruzione e morte ci si prova ad attaccare alla vita, e il calcio ne fa parte. Non c’è solo Cristiano Ronaldo: la domenica questo gioco muove migliaia di persone che hanno fede, speranza, che si arrabbiano e gioiscono. Ci sono le scuole calcio… La retrocessione può essere anche ricompensata con rimborsi economici, ma dobbiamo metterci in testa di salvare una delle industrie più fiorenti del Paese. Inutile discutere di chi vince, chi perde e di chi fa le coppe o meno. Rischiamo di azzerare una delle cose che fino a due mesi fa è stata parte delle nostre vite. Non bisogna arrendersi al male, ma lottare. E parlo anche di bar e ristoranti, cose pure più serie”.

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