LUCARELLI: “Penalizzazione mi dispiacerebbe. Il calcio riparta, o si muore di fame o si rischia per il Coronavirus”

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L’allenatore del Catania Cristiano Lucarelli intervistato da fanpage.it. Queste le sue considerazioni sull’eventuale penalizzazione in classifica dei rossazzurri e la possibilità che il campionato riparta:

“Sapevamo che questa scadenza di marzo poteva essere problematica. C’erano già stati problemi con la scadenza per gli stipendi di novembre e dicembre. Eravamo consapevoli che avrebbero potuto esserci delle difficoltà ed eravamo un po’ preparati a questa cosa. Il fatto di non essere a Catania dall’8 di marzo, forse ce la fa vivere in maniera più misurata. Le due scadenze non sono state rispettate e ora in teoria potrebbero esserci anche dei punti di penalizzazione e la cosa mi dispiacerebbe perché sul campo abbiamo fatto tanti sacrifici e da gennaio anche buoni risultati. Questa cosa del togliere punti tra l’altro non mi trova d’accordo. Si penalizza il lavoro della squadra. Dovrebbero dare invece delle sanzioni economiche di pari importo a ciò che non è stato pagato. Se togli punti vai a creare un danno al calcio giocato e agli stessi giocatori che sono già stati penalizzati perché non sono stati pagati”. 

“Condivido l’idea di Gravina, il calcio deve ricominciare da dove si è fermato, altrimenti avremmo a che fare con altri problemi per il nuovo campionato: ricorsi, controricorsi, ecc. Se ho paura a tornare in campo? Avrei la stessa preoccupazione che ho quando vado a fare la spesa o quando mi muovo per esigenza. Se uno dovesse andar dietro a questa cosa allora il calcio non potrebbe più ripartire. Speriamo si possa trovare da qui a breve un farmaco che risolva questo problema, ma se questo non dovesse accadere in tempi brevi non possiamo pensare di stare immobili per mesi, perché oggi possiamo avere complicazioni per il virus ma se ognuno di noi non lavora e non produce, e mi riferisco a quei calciatori con uno stipendio normale, come facciamo? Bisogna fare una scelta: o si muore di fame o si rischia di morire per l’epidemia. Non possiamo tenere ferma ogni cosa, probabilmente dovremo cambiare i nostri comportamenti, essere più responsabili, avere rispetto del prossimo e aiutare tutti, ma non possiamo pensare di fermarci del tutto perché un domani il problema potrebbe essere quello di mettere in tavola un piatto di pasta“.

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