Il quotidiano La Sicilia intervista uno degli ex rossazzurri più significativi della storia recente del Catania, Gonzalo Bergessio. L’attaccante argentino conserva un ricordo speciale della sua esperienza alle pendici dell’Etna:
“L’anno scorso sono tornato per una breve vacanza, per trovare qualche amico come Pippo Romeo. Non abbiamo mai parlato con i dirigenti di un mio ritorno, anche se sono affezionato a tutti voi. Mi è rimasto un grande ricordo, conservo tanto amore per la città e per la gente che si è comportata benissimo con me. E, poi, mia figlia Francesca è nata sotto la città del vulcano nel 2013. Con Catania c’è un amore corrisposto anche a distanza di anni. Ne parlo spesso con i ragazzi argentini in chat, quella degli ex rossazzurri. I catanesi mi hanno sempre voluto bene. In C sembra che la squadra stia risalendo, spero che dopo la ripresa della stagione possa andare in B. Ho promesso a mia figlia che tornerò per farle visitare la città dove è nata e cresciuta”.
“L’entrata di Chiellini? Mi fece tanto male. Male, sì: a me e al Catania. In squadra non avevamo una riserva che poteva fare il lavoro che facevo io. Sono stato fuori tantissimo tempo per l’infortunio al ginocchio. Un periodo duro. Ripartire è stato difficoltoso, non ero al top e mi sono perso quattro mesi di partite. Quale il gol che ricordo con particolare piacere? Facile: il secondo gol nel derby col Palermo durante la gestione del Cholo Simeone. Una giornata speciale per il 4 a 0 e per la prestazione. Per noi, per i tifosi. Indimenticabile, poi, il mio primo gol dell’era rossazzurra a Napoli così come ricordo la prima rete al Massimino contro il Genoa, o la tripletta nel 2013 al Siena. Se ho rifiutato il Palermo? Amo il Catania e tanto basta. Catania è una piazza importante che ti segna, ti spinge con il tifo. Se vai bene ti costruisci un’armatura resistente”.
“Mi piaceva tanto Ricchiuti. Barrientos un fuoriclasse, Gomez un leader che faceva già la differenza. Ed era un gran rompiscatole, lui e Alvarez architettavano scherzi tremendi e a volte non mi facevano dormire. Alvarez era il più goloso, ma in campo era un leone. Allenatori a Catania? Mi sono trovato bene con tuttim ma se devo sceglierne uno dico Maran. Mi lasciava lavorare sereno, come persona il migliore con cui abbia mai legato”.
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