Spesso abbiamo avuto il piacere di contattare Aldo Raimondi, doppio ex di Catania e Reggina. Lo abbiamo fatto anche in questa occasione, con l’avvicinarsi del confronto tra le due squadre al “Massimino”. In rossazzurro ha totalizzato una cinquantina di presenze, andando molto vicino alla promozione in Serie B nel 1979.
Nuovo Amministratore Delegato al posto di Lo Monaco, giusto così?
“Lo Monaco può essere criticabile quanto volete, però credo che a livello di settore giovanile abbia creato qualcosa che a Catania non c’è mai stato prima. Poi si sa che ha i suoi difetti e quando non si vince si diventa scarsi. Ha vinto negli anni, ha fatto bene ma è venuta fuori la tipica presunzione incorporata in chi vince. Nel calcio è così purtroppo. Ad un certo punto però devi darti un freno. I risultati alla fine sono quelli che contano. Lo Monaco spesso ha fatto di testa sua. Si può essere esperti ma non infallibili, anche l’esperienza ti fa commettere degli errori. In certe situazioni bisogna essere equilibrati, sicuramente ha incontrato le sue difficoltà”.
Il nuovo A.D. ha cercato di ristabilire un dialogo con i tifosi. E’ un buon punto di ripartenza questo?
“La simbiosi squadra-tifosi si crea anche con i risultati. Spesso lavori tanto e bene ma poi tante cose non s’incastrano nel modo giusto. Questo è lo sport. Bisogna avere temperamento, crederci sempre ed affidarsi alle persone adatte ma non è semplice. Essere costanti e mai mollare. E’ un bene per il Catania che i tifosi siano tornati a sostenere la squadra. Il Catania adesso deve fare risultati e se la fortuna girerà dalla sua parte, si può creare un ambiente diverso anche nelle difficoltà. Piccoli episodi possono diventare determinanti nel cammino della squadra e trasformarsi in grandi segnali. E’ anche importante ora misurarti con la Reggina capolista e nuovamente con la Ternana, incontri le prime della classe. Viene fuori l’uomo in questi momenti, non il calciatore. Può cambiare tutto in una settimana, 15 giorni ed i giocatori raddoppierebbero le proprie forze in presenza di segnali importanti”.
Quanto è importante la programmazione nel calcio?
“Fondamentale. Io sono retrocesso dalla C1 col Francavila quando era gestito dal Presidente Luciani che ha costruito metà Pescara. Prese anche me dal Catania e tutti giocatori di B. Siamo retrocessi nonostante avessimo uno squadrone. C’era poco pubblico, ogni giocatore aveva un contratto stellare e guardava in casa propria, non c’era amalgama. Partimmo con un tecnico con poco carattere, poi andò a finire male. Ci vuole la combinazione di diverse cose. Non ultima quel pizzico di fortuna che ti porta a vincere. Alla fine fanno la differenza i giocatori di categoria. Quando hai un buon assetto di squadra e buoni ricambi, puoi prendere la ciliegina sulla torta ma gli equilibri nello spogliatoio sono importanti da rispettare. Basta anche una sola persona per mettere zizzania nel gruppo. Difficile che si vinca senza programmare. Se c’è programmazione è solo questione di tempo, prima o poi il campionato lo vinci cambiando poco negli anni e con pochi innesti”.
Incoraggianti le ultime prestazioni del Catania. Si riparte da queste.
“La Cavese è una formazione ostica, non è mai facile vincere sui campi della Campania. La squadra sta dando dei segnali. E’ importante la reazione, l’umiltà del gruppo. Con le chiacchiere si fa poco. Senza orgoglio, impegno e aiuto reciproco diventa difficile. Sono momenti in cui devi sapere reagire. Non è semplice quando non hai una società solida alle spalle, lo so. Si rimpiange Massimino. Aveva tanti difetti ma il cuore rossazzurro. Lui faceva di tutto per il Catania, aveva anche atteggiamenti poco ortodossi ma era un tifoso e padre. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo, era molto intelligente ma a modo suo. Diverso dagli altri”.
Se cito Pisa-Catania del 1979, tocco un tasto dolente…
“E chi se lo scorda quel giocatore del Pisa. Quaresma, Quaresima… non ricordo nemmeno il nome (Quarella, ndr). Quel gol non ci ha fatto vincere il campionato, subendo la sconfitta a 10 minuti dalla fine. Mannaggia… avevamo la rosa più forte del campionato. Stracciamo il Pisa 3-1 in casa, non ci capirono niente. Avevamo una buona squadra ma non siamo stati fortunati. Stavamo anche giocando bene a Pisa, Labellarte si mangiò due gol davanti al portiere. La buonanima di Giovanni Bertini aveva fatto una partita eccezionale, entrò questo giocatore del Pisa e si è distratto. Era una punta di riserva. Una cosa incredibile, sembrava quasi svogliato perchè partì dalla panchina. La delusione più grande della mia carriera”.
Torniamo al presente. Catania-Reggina, amaranto favoriti?
“Stavolta io non dico il risultato, perchè tutte le volte che mi sono pronunciato sul risultato non è andata bene. Può succedere di tutto. La palla è rotonda, non si sa mai nel calcio. Dispiace molto della situazione del Catania perchè sono stato benissimo in Sicilia. Quando andai via per tornare al Como non fui contento, sarei rimasto volentieri quell’anno. Como e Catania non si misero d’accordo sulla comproprietà e, allora, andarono alle buste. Massimino era incavolato nero per avere perso un campionato quasi vinto e mise pochissimo. Il Como non se lo aspettava e per pochi soldi tornai in Lombardia. Se avessimo vinto il campionato, Massimino avrebbe messo l’iradiddio di soldi. Fu la delusione del momento, ma il mio rimane un ricordo molto positivo del Presidentissimo”.
Si ringrazia Aldo Raimondi per la gentile concessione dell’intervista.
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