Intervento telefonico di Kevin Biondi ai microfoni di Catania Channel, in vista del confronto di domenica pomeriggio allo stadio “Angelo Massimino” contro la Vibonese:
“Lo stato d’animo non è cambiato. Venivamo da prestazioni convincenti ma non ripagate con i tre punti. Paradossalmente in una gara più sofferta abbiamo vinto e l’attacco si è sbloccato. Continuiamo su questa strada, pensiamo gara dopo gara e vediamo dove potremo arrivare. Devo molto anche a mister Camplone che mi ha permesso di esordire con questa maglia avendo subito fiducia in me. Poi con Lucarelli inizialmente non giocavo però, lavorando quotidianamente, sono riuscito ad entrare nei suoi piani. Sono due ottimi allenatori, con vedute del calcio non simili ma hanno i propri concetti. Io cerco di assimilarli e metterli in pratica nel migliore dei modi”.
“Il ruolo che prediligo? Giocare sulla parte avanzata del campo, a sinistra mettendo palle invitanti per i compagni, andando sul fondo o rientrando per arrivare alla conclusione. Io sono un soldato a disposizione del mister. Mi adatto dove serve, cercando di fare al meglio quello che mi viene richiesto. Con Di Molfetta mi trovo benissimo a giocare, cerchiamo sempre di collaborare. Il mister ci chiede di non dare punti di riferimento e sfruttare i punti deboli delle difese avversarie. Poi capita che scambiamo posizione, collaboriamo tanto. Le parole di Silvestri sul mio conto fanno piacere, dette da un veterano vero come lui che ha diversi campionati alle spalle. Mi inorgogliscono ancora di più e lo ringrazio”.
“Le emozioni nel vestire questa maglia sono sempre più forti. Per un catanese vedere la propria gente esultare con te protagonista non ha prezzo. E’ un orgoglio. C’è in giro anche un foto che mi ritrae commovente quando i tifosi sono rientrati allo stadio. Otto mesi fa ero dall’altra parte a tifare Catania nei play off. Penso non ci sia immagine più significativa di quella per definire cosa si provi ad indossare questa casacca. Una carriera alla Totti nel Catania? Mi farebbe assolutamente piacere. Spero di lasciare un segno al Catania. L’importanza di Torre del Grifo per i giovani? Non la scopro io. Se la nazionale italiana vene qui un motivo ci sarà. Non manca niente in questa struttura. Può essere anche un’arma a doppio taglio perchè un giovane potrebbe anche adagiarsi. Invece bisogna puntare a migliorarsi, sempre. Alcuni giovani della Berretti sono andati in prestito. Vedi Distefano e Pecorino. E’ un settore giovanile importante quello del Catania, spero che tutti i ragazzi che ne fanno parte possano avere un grande futuro“.
“Si arriva al campo volentieri, col sorriso e la voglia di stare insieme. C’è un ambiente positivo. Il più scherzoso del gruppo per me è Rizzo ma lui come Vicente e tanti altri. Lo spogliatoio è un’altra famiglia per me al di fuori della vita personale. Quanto è stato importante Lucarelli in questo? Il lavoro del mister è sotto gli occhi di tutti. Sta facendo qualcosa di straordinario. Ci mette tutto se stesso ed è convinto in quello che pensa e fa. Noi non ci poniamo obiettivi. Come gruppo e squadra ci siamo detti di pensare partita dopo partita. Se questa mentalità ci porterà in alto ben venga, noi siamo fiduciosi. Personalmente non mi accontento mai, punto ad arrivare sempre più in alto in base alle mie qualità. Adesso sogno magari un gol in finale play off e andare sotto la Nord con 20mila persone ad esultare“.
“Non mi aspettavo rispetto ai programmi iniziali di arrivare a questo punto della stagione con così tante soddisfazioni personali ma non è ancora successo niente. Io penso solo ad allenarmi al massimo. Partite del Catania a cui sono molto legato? Due. La prima, quella della promozione in Serie A quando facemmo l’invasione di campo ed io ero con i genitori allo stadio. Prendemmo pezzi di rete e di erba del campo. Poi l’1-1 salvezza contro la Roma. Più recentemente il 2-2 a Trapani, ero in Curva. E poi ricordo con amarezza il pareggio nel match di ritorno. Il mio idolo? Quando guardo le partite vedo con ammirazione sempre Messi. E’ il calcio. Spero un giorno di vivere nel mio piccolo quello che sta vivendo lui. Nella storia del Catania Mascara, invece, è uno che non si dimentica per quello che ha fatto, è stato e continua ad essere per molti catanesi”.
“Il mio amore per il calcio è nato nella culla. Già a due anni e mezzo mio padre mi portava alla scuola calcio vicino casa mia, a La Meridiana dove sono cresciuto prima di passare al Catania. Giocavo da esterno, da piccolo uno pensa solo a divertirsi. Poi crescendo capisci tante altre cose, fermo restando che il divertimento deve essere sempre alla base di tutto. Perchè ho scelto il numero di maglia 21? E’ la data di nascita di mia madre che è nata il 21 giugno. Mio padre il 14 settembre, avrei scelto quella quel numero ma ce l’aveva Brodic e non potevo prenderlo. Allora chiesi il 21 per portare in qualche modo mia madre in campo con me. Catania-Vibonese? Da oggi pensiamo a questa gara, ieri chi ha giocato ha fatto qualcosina di non propedeutico alla partita di domenica. Sappiamo con quale spirito scendere in campo, cosa vuole il mister e cosa chiede la nostra gente. Possiamo arrivare più in alto possibile secondo le nostre potenzialità. Il 5-0 dell’andata? Speriamo di poterli ripagare con la stessa moneta…”.
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