ESCLUSIVA – Gregori: “Non è facile nemmeno per Mourinho allenare il Catania. Gli etnei hanno tutto da perdere a Rieti. Sbagliato rivoluzionare a gennaio”

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Massimo Gregori

E’ cresciuto nelle giovanili della Roma per poi esordire nella massima serie con la maglia del Catania, negli anni ’80. Ha giocato anche in altre piazze importanti come Perugia e Catanzaro. Adesso che si avvicina il fischio d’inizio di Rieti-Catania, Massimo Gregori – doppio ex dell’incontro – concede un’intervista ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com analizzando i principali temi che riguardano le due squadre:

Massimo, che clima si respira a Rieti?
“Il discorso societario non lascia dormire sonni tranquilli. Il vecchio proprietario ha ripreso il timone del Rieti garantendo il pagamento delle prime mensilità ma so che 3-4 giocatori hanno chiesto lo svincolo. Avevano fatto un paio di risultati con l’allenatore provvisorio, un ragazzo bravo e preparato nonchè amico mio, Pezzotti, poi con Caneo sono arrivate due vittorie e la squadra non è scesa in campo contro la Reggina. I calciatori sono sempre in balia del discorso societario. So che in parecchi rimangono sul piede di partenza. Ci sono problemi economici, i giocatori non vedevano un soldo da agosto e permangono i dubbi sulla sopravvivenza del club. Ogni volta non si sa se partono, se vengono pagati, se vengono inflitti punti di penalizzazione, se verranno rispettate tutte le successive scadenze. E’ un bordello e si rischia anche di falsare il campionato. Vedi i tre punti regalati alla Reggina senza scendere in campo”.

L’organico attuale del Rieti è in grado d’impensierire il Catania?
“Lo scorso anno il Rieti si era salvato abbastanza bene con Capuano, pur avendo una formazione a limite per la categoria. Adesso la squadra non mi sembra all’altezza ma è venuto fuori Marcheggiani, ragazzo che ha sempre militato tra i dilettanti e adesso sta facendo molto bene in questo campionato. Sul piano qualitativo e tecnico non c’è partita e dovrebbe essere un impegno abbordabile per gli etnei ma il Rieti non ha niente da perdere, il Catania è invece obbligato alla vittoria. Qualsiasi altro risultato è come una spada di Damocle sulla testa. Questo aspetto può giocare psicologicamente a favore dei laziali, ma se il Catania la sblocca subito questa gara può finire 3/4-0. Al momento è un Rieti senza prospettiva che rischia il fallimento, una situazione del genere crea molti malumori. Se il Catania non batte il Rieti in queste condizioni… fermo restando che i ragazzi che scenderanno in campo faranno la loro parte”.

Anche a Catania, però, la situazione non è proprio il massimo…
“Catania deve assolutamente rilanciarsi. La musica è sempre quella. La piazza è da Serie A, minimo da B ma è già stretta la cadetteria. Io questo lo so bene perchè ho vissuto Catania in A, anche se ero un ragazzino alle prime armi. Provenivo dalla Primavera della Roma. La squadra poi retrocesse ma c’erano 30mila persone allo stadio. Fu la mia prima esperienza fuori dai confini di Roma. Vinsi il Torneo di Viareggio, Di Marzio vide una mia partita e mi volle a Catania. La Roma tramite Giorgio Perinetti mi mandò in Sicilia. Il Catania deve essere protagonista, ripeto. Un conto è lottare nelle prime 2-3 posizioni del campionato, un altro è se ti trovi staccato a metà classifica. Allora è normale che scatti la contestazione. Nel calcio contano i risultati. Se questi non arrivano, tutto e tutti finiscono in discussione”.

Il mercato di gennaio può contribuire a cambiare le cose?
“Il calciomercato di riparazione, da esperienza, dico che va fatto su 1-2 elementi. Se lo fai su 6-7 giocatori, vuol dire che è stato sbagliato tutto dall’inizio. Io non credo ai miracoli che ti fanno cambiare radicalmente le cose. All’inizio puoi dare un pizzico di entusiasmo ed accontentare la piazza con 6-7 nuovi acquisti ma, poi, ai primi risultati negativi si ripiomba nuovamente negli stessi problemi. La verità è che ogni anno non si dovrebbero cambiare tanti elementi in rosa, perchè così non si arriva mai ad una conclusione”.

Si può ancora raddrizzare questa stagione?
“Ormai la Reggina non la prendi più, l’ultima volta che ci siamo sentiti vi dissi che i calabresi avessero l’organico più attrezzato del girone. Società organizzata, bravo allenatore, giocatori di primo livello, entusiasmo. Hanno Denis e Reginaldo che supportano una squadra ed un allenatore di categoria che conosce la piazza. I risultati producono l’entusiasmo di una piazza che ha fatto la Serie A. Poi il pubblico ti trascina quando entri in campo ed i giocatori saranno sempre coccolati. Ecco, le cose a Catania cambieranno solo se si ritrova entusiasmo. La piazza non può veleggiare a metà classifica in Lega Pro. Se tu ai nastri di partenza vuoi vincere il torneo ed a novembre sei a metà classifica, sarà una contestazione continua. Il Catania ha una rosa allestita per il vertice. Magari la qualità c’è e manca la continuità, oppure qualcosa non funziona all’interno del gruppo, ma queste sono cose che devi vivere dall’interno”.

Lucarelli è la figura giusta per ricompattare il gruppo e sviluppare un certo tipo di mentalità?
“Lucarelli è stato un grande giocatore. Lui le problematiche le ha inquadrate ma non è facile nemmeno se viene Mourinho a Catania. Quando un stagione parte male è dura raddrizzarla tra contestazioni, infortuni e risultati che non arrivano. Il Catania dovrebbe avere la fortuna d’inanellare una serie di almeno tre vittorie consecutive, ma non è semplice. Magari i fatti di questi giorni possono dare uno scossone. L’ambiente, in ogni caso, ti impone di stare ai vertici della classifica. C’è anche la Coppa Italia da giocare, ma sarebbe uno sbaglio grosso puntare esclusivamente sulla Coppa. Secondo me il piazzamento Play Off è raggiungibile, però gli spareggi promozione sono un terno al lotto”.

Curiosità, se tornassi a fare il calciatore preferiresti militare in una piazza con tante pressioni o più tranquilla per esprimerti al meglio?
“Sicuramente in una piazza importante che ti faccia sentire calciatore, quindi in cui le pressioni non mancano. Da giocatore ho fatto la C a Catanzaro, Cavese e Perugia. Con tutto il rispetto non parliamo di Monopoli e Sudtirol. A Perugia sembrava di essere in Serie A. C’erano Ravanelli, Rambaudi, Di Livio, tutti giocatori che poi sono arrivati a certi livelli. Catania è una piazza con tante pressioni ed è normale sia così. C’è la fila per vestire la maglia del Catania. I calciatori che vengono a giocare a Catania sono navigati e con dei contratti importanti. Il pubblico però pretende che durante il campionato si dimostri fino in fondo il proprio valore”. 

Si ringrazia Massimo Gregori per la gentile concessione dell’intervista.

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