Ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com è intervenuto, in esclusiva, l’ex centrocampista rossazzurro Mattia Biso che vanta trascorsi anche tra le fila del Teramo. Gli abbiamo chiesto un parere sulle difficoltà incontrate dal Catania in questa stagione con un tuffo inevitabile sul suo passato alle pendici dell’Etna:
Mattia, innanzitutto cosa dice il tuo presente?
“Ho allenato l’Under 17 dello Spezia, adesso lavoro con Pierini nella Primavera. Allenare mi piace molto. Vediamo se in futuro allenerò i grandi o rimarrò nelle giovanili. Io ho allenato una squadra di Eccellenza, poi sono entrato nel settore giovanile dello Spezia e da due anni sono qui”.
So che sei rimasto molto legato alla piazza di Catania. Che idea ti sei fatto dei problemi incontrati?
“Vi seguo da lontano e faccio il tifo per il Catania, purtroppo so che ci sono delle difficoltà. Il Direttore non molla mai, anche il patron Pulvirenti. Entrambi sono legati in maniera fortissima ai colori rossazzurri. Non conosco le dinamiche ma comprendo le difficoltà che comporta la partecipazione al campionato di Serie C. Peccato che per un soffio, negli ultimi anni, il Catania non ce l’abbia fatta ad ottenere il salto di categoria. Catania non è piazza da Lega Pro, ma si passa sempre dal campo. Speriamo bene. A gennaio sicuramente la società interverrà sul mercato e Lo Monaco è sempre stato lungimirante da questo punto di vista. Non dimentichiamo che i Play Off ti danno la possibilità di salire di categoria. Avere uno spogliatoio unito è sempre la chiave di ogni successo, non so se adesso il Catania abbia anche dei problemi in tal senso. Io ho giocato con Lodi che è un calciatore importante, Biagianti idem. Marco è un ragazzo eccezionale che ha senso di appartenenza”.
A proposito del mercato cosiddetto di riparazione, tu arrivasti a Catania proprio a gennaio…
“Sì, andammo in A giocando anche un bel calcio sinceramente. Eravamo una squadra piacevole, divertente, non solo cinica. Riuscivamo a giocare bene con giocatori importanti e sedeva in panchina mister Marino. Ci siamo divertiti. Il gruppo era molto forte, affiatato, a prescindere dal mio arrivo. E’ stato facilissimo inserirmi. La prima gara la disputai con l’Atalanta, andando anche a segno. Fu per me una partenza col botto. Segnò anche Mascara. Il Catania salì di categoria salvandosi l’anno successivo. Poi ha fatto la Serie A con tanti giocatori di spessore. Spero di rivederlo presto dove merita”.
Hai citato il tuo vittorioso esordio con l’Atalanta. Che effetto ti fa sapere che, oggi, i bergamaschi sono agli Ottavi di Champions?
“Non ti nascondo che fa molto piacere quando c’è meritocrazia nel calcio. Lavorano bene nel settore giovanile e nello scouting. Pur non avendo un budget importante come le big, riescono attraverso il lavoro e l’impegno ad ottenere risultati. Questo ti fa innamorare del calcio. E’ il coraggio della propria passione. Sarebbe bello se anche il Catania riuscisse a venirne fuori avendo un Centro Sportivo all’avanguardia. Sicuramente era una piccola grande realtà dopo tanti anni di fila in Serie A, arrivando quasi a qualificarsi in Europa League”.
Cosa ha significato per te difendere i colori rossazzurri?
“E’ stata una parentesi bellissima della mia carriera. Lo Monaco in prima persona andava in Argentina a scovare giocatori come Vargas, Izco, Martinez, Gomez. Io ho avuto il piacere di giocare con calciatori che avevano un valore X ed a fine anno questo si triplicava. Con Lo Monaco ho avuto anche dei problemi, ma non posso disconoscere che era davvero lungimirante a livello di scouting. Prese anche Fabio Caserta, che poi si affermò in Serie A. E’ sempre stato coraggioso il Direttore nelle scelte, a prescindere dal suo caratterino”.
Avete mai avuto paura di non farcela a salire in A?
“La vittoria con l’Albinoleffe fu l’apoteosi. Non abbiamo mai avuto paura di non farcela perchè sapevamo di essere forti. C’era la voglia di chiudere il discorso, il Torino non mollava perchè vincevamo noi e vincevano loro. Siamo arrivati all’ultima giornata. Eravamo padroni del nostro destino, vincendo non dovevamo pensare ad altro. I Play Off sarebbero stati più difficili, però credo che fu ampiamente meritata la promozione. Anche la salvezza in Serie A rappresentò una grande soddisfazione per noi. Quell’annata fu bellissima nella prima parte, poi dopo la tragica morte di Raciti per noi è stato triste e tutto veniva molto più difficile sul campo, giocando a porte chiuse. Peccato, ci saremmo divertiti parecchio”.
Torniamo al presente. Da settimane circolano voci di un Catania a rischio fallimento, quanto si ripercuotono sulla squadra?
“Il gruppo fatica ad assorbire le voci ma bisogna per forza compattarsi. Se, come si dice, c’è il rischio di fallire a fine campionato, urge dare ancora di più. Anche perchè la B garantirebbe introiti completamente diversi. Io conosco bene certe dinamiche, se i giocatori del Catania vengono pagati regolarmente nelle mensilità sta a loro cercare di portare la squadra a un livello alto dando il massimo contributo. Fermo restando che non è mai facile vincere”.
Chiaramente viene meno anche l’entusiasmo dei tifosi, prova ne sia che il ‘Massimino’ è semivuoto ultimamente…
“Mi dispiace. Noi fortunatamente quell’anno lì avevamo sempre lo stadio pieno. Contro l’Albinoleffe, poi, è una data che non va mai via. Le emozioni sono ancora vive. Speriamo si ricompatti tutto l’ambiente, i risultati aiutano a restituire entusiasmo, migliorando la posizione, e giocarti al meglio le chance di promozione. Più in alto arrivi in classifica, più hai il vantaggio di saltare qualche turno ai Play Off e non sarebbe male. Il Cosenza due anni fa da sesto classificato li vinse perchè ci arrivò fresco e bene”.
Qualche giocatore non regge le pressioni della piazza?
“Bisogna vedere la scelta a monte del giocatore. Magari ha la presunzione di pensare di poter dare il suo contributo ma, poi, quando si indossa quella maglia alcuni reggono le pressioni, altri no. Un conto è giocare in una squadra di C di medio-bassa ambizione, un altro a Catania. Ci vuole una personalità diversa”.
Si ringrazia Mattia Biso per la gentile concessione dell’intervista.
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