L’Amministratore Delegato del Catania Pietro Lo Monaco interviene come ospite a Sportitalia, parlando di passato e presente:
“Noi tendiamo sempre a ricordare i fatti più recenti, ma la cosa enorme l’ho fatta a Udine. Lanciando lì un modo nuovo di fare calcio ed un Presidente come Pozzo, che era un ragazzino alle primissime esperienze. Siamo riusciti a creare una realtà importante. Anche lanciando giocatori come Giannichedda preso in C2, Appiah, Jorgensen, Walem, ecc. A Brescia presi Castellazzi a parametro zero dal Padova ed ha fatto una buonissima carriera”.
“Per espressione di lavoro in campo, Montella è un valore aggiunto per una squadra, superiore anche a Mihajlovic, Simeone e agli altri ex allenatori del Catania. Giampaolo mi dispiace dirlo… è bravo, un grande didatta ma io lo vedo triste. Anche a Catania era triste. E’ la sua caratteristica. Maran? Affidabile, non ti tradisce mai. Non avrà grandissimi acuti ma è un 6.5/7 costante in pagella”.
“Io per quattro anni non sono riuscito a vedere una partita del Catania. A me è costato molto andare via da Catania, mi ha portato a fare anche degli errori sul piano professionale perchè andare al Genoa, stare lì 37 giorni, per poi dimettermi strappando contratti importanti non volendo un euro sia lì che al Palermo per scelte mie, erano frutto di una mancata serenità. Io ho pagato un divorzio abbastanza traumatico a Catania. L’arresto di Pulvirenti? Non è stata una bella cosa, ero abituato a vederlo come un imprenditore che lavorava con i suoi pro e contro, non l’ho mai visto fuori dalla legalità. Non è stato bello per lui, per la società che ha pagato per tanti anni. Ma ha pagato solo il Catania quella situazione, cose che succedono in Italia”.
“Il Catania? Era in piena crisi. Quando con Pulvirenti ci siamo rivisti, non abbiamo parlato del passato. Anche se il passato è stato abbastanza devastante. Lui mi disse ‘Direttore, mi sono sentito come in una centrifuga, non ci ho capito più niente’. Non è riuscito a stare dietro a tutti gli eventi che si sono susseguiti. Non è assolutamente semplice resistere alle pressioni della piazza, di stampa, giocatori, tecnici. Evidentemente non era abituato a gestire tutto questo ed è successo quello che è successo. A me piace pensare che Pulvirenti stia venendo fuori da tante situazioni e con le risorse che ha sta cercando disperatamente di non far morire il Catania. E’ tornato ad essere quello che io ho conosciuto per 8-9 anni, un tifosissimo della squadra. Oggi lo vedo soffrire vicino a questa realtà, come soffre tutta la gente di Catania. Non può esistere rilancio senza risanamento, non mi stanco di ripeterlo. L’unica cosa che m’interessava era cercare di non far morire quella squadra e società. Poi a Catania si enfatizza questo discorso della matricola, il fatto che il Catania non sia mai fallito. Ora è in uso questa manovra, che quando una squadra fallisce riparte dall’interregionale senza debiti e poi il percorso diventa molto più agevole. Vedi Parma, Bari, Palermo. Non è facile lavorare con il fardello di una situazione senza introiti ed affrontare, al tempo stesso, un discorso tecnico. Diverso è quando si azzera tutto con un colpo di spugna. Si riparte dalla D, un anno di purgatorio e riparti in C senza debiti”.
“Errori se ne fanno sempre, penso che abbiamo fatto un lavoro importante nelle condizione che abbiamo trovato. Forse l’errore più grande è stato, dopo l’anno dei 73 punti, avere mandato via Lucarelli. Forse bisognava continuare su quella strada e con pochi innesti sul mercato, invece si è scelta la strada del rinnovamento”.
“Se ho perdonato Pulvirenti? Secondo me fa fatica a perdonarsi lui stesso. Sa perfettamente quello che è successo, ma in questo nuovo discorso, nelle difficoltà, ci sta mettendo risorse proprie per cercare di non far fallire quello che aveva portato in situazioni critiche, dalla A alla C in tre anni con penalizzazione e tutto quello che sapete benissimo. Al primo anno che sono tornato c’erano 9 punti di penalizzazione ed ho fatto qualcosa come 135 transazioni in giro per il mondo, tutte situazioni debitorie spendendo la mia faccia con club a cui ero legato da buoni rapporti. La cosa più facile da fare sarebbe stata fare saltare il banco. Oggi siamo quasi arrivati, sarebbe delittuoso non completare il percorso. Due anni fa ci hanno praticamente scippato la B. Il problema è arrivare in Serie B. Perchè il Catania in C, come le altre squadre, vale zero mentre in B cominci a valere 10 milioni di euro tra diritti televisivi ed il campionato che è. Da lì si può pensare a mettere in piedi una programmazione un attimino più seria”.
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