Sul terreno di gioco di una delle formazioni più attrezzate del girone C, il Catania strappa un prezioso successo in Coppa Italia figlio di un atteggiamento propositivo e consapevole. La formazione di Lucarelli, scesa in campo malgrado fosse colpita dalla vile aggressione nei confronti dell’Amministratore Delegato Pietro Lo Monaco, non poteva rispondere meglio di così.
Sul piano dei risultati sin qui prodotti, questo Catania merita non una ma 10, 100, 1000 critiche. Oggi, però, la squadra ha dato una importante dimostrazione che trascende le dinamiche di campo: prendere a calci l’inciviltà, combattendola con i valori dell’umiltà, del non abbattersi mai e dell’applicazione a tutti i costi per non darla vinta ai violenti. Al “Viviani” – tralasciando il pensiero del Presidente Caiata che, anzichè stemperare i toni, ha preferito lasciarsi andare a commenti polemici – passava quasi in secondo piano la disputa dell’incontro.
Quel pallone che abbiamo visto rotolare sul rettangolo verde assumeva ben altra valenza rispetto ad un tradizionale confronto di calcio. Ha trasmesso un significato di orgoglio e responsabilità, di reazione e non di resa. Impartendo una lezione al gesto di pochi sconsiderati che, attraverso la violenza, pensavano di avere vinto la loro partita. Invece no. Hanno riportato una cocente sconfitta. Perdendo al cospetto del Catania, dei catanesi, di Catania e dello sport.
A Potenza si è concretizzata la vittoria più bella di una ipotetica finale di Champions League o Coppa del Mondo. Ha trionfato l’essenza dello sport coniugata con i valori della vita, che t’impone di rialzare la testa contro ogni avversità, di essere più forte di tutto. Il Catania non ha vinto, ma stravinto. Inviando un segnale autoritario e deciso all’indirizzo di chi prova a macchiare l’immagine di una città che non s’identifica in questo marciume.
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