ESCLUSIVA – Mosca: “Il Catania finora ha dormito, adesso deve andare a 300 all’ora. Servirebbe un rinnovamento totale. Il nostro fu un miracolo sportivo”

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Giuseppe Mosca

E’ entrato nel tabellino dei marcatori praticamente ovunque abbia giocato. Tra le squadre in cui ha lasciato il segno, a suon di gol, spicca il Catania. Bombardando di reti gli avversari nel C.N.D. 1994-95. Il suo fu un contributo assai determinante nell’economia di quel campionato vinto dal Catania dopo innumerevoli sacrifici. Tra le tante marcature, si ricorda anche la doppietta inflitta in un Catania 3-1 Leonzio risalente ad ottobre 1994. In occasione del derby coi bianconeri, l’ex attaccante Giuseppe Mosca concede una lunga intervista ai nostri microfoni:

Beppe, ai tuoi tempi il Catania fece una rincorsa incredibile a partire da quel Catania-Leonzio. La storia potrebbe ripetersi?
“Ho sempre detto che questa squadra è particolare. Qualcosa non va. Ogni anno tutti sperano nella svolta, poi si fa un passo avanti e due indietro. Gli anni passano e una volta vince il Lecce, poi il Trapani, ma noi siamo ancora in C. Ci sarà qualche problema di fondo. Adesso il Catania dovrebbe fare una rincorsa incredibile, ma il primo posto ormai è andato perchè davanti c’è la la Reggina che ha fatto la giusta programmazione, acquisti mirati ed è ancora imbattuta in campionato. La rincorsa eventuale la puoi fare sui Play Off, ma poi per fare cosa? Un squadra come questa, con tanti giocatori aventi un’età media elevata, in quali condizioni arriveranno ad aprile-maggio?”.

Non sembri ottimista… 
“Ovviamente da tifoso io spero che tutto vada per il meglio perchè amo quei colori, come li amano i tifosi del Catania. Ma se devo dire quello che penso realmente, non posso non riscontrare che qualcosa non va. Il tempo passa e tu devi rinfrescare l’aria. La gente è riconoscente nei confronti dei giocatori-bandiera, ed è un aspetto molto importante e positivo da sottolineare questo. Perchè poi il popolo rossazzurro si affeziona a chi veste per tanto tempo la maglia del Catania. Ma qui conta una sola bandiera, quella del Catania. I giocatori e le bandiere passano. Gente come Lodi, Marchese e Biagianti ad un certo punto fanno il loro tempo. Lodi è un giocatore immenso, ma bisogna anche vedere che se una squadra prende cinque gol dalla Vibonese non è solo colpa dei difensori. Devo sviluppare un certo tipo di gioco piazzando Lodi a centrocampo. Se lo schiero solo per fare i lanci o per la battuta delle punizioni, non va bene. Il calcio è anche recupero palla, rincorrere gli avversari. Tutto un insieme di cose determina il risultato finale. Il tifoso catanese è bello perchè non dimentica quello che hanno fatto le bandiere, però servirebbe un rinnovamento. Tutto nuovo, azzeramento completo”.

A cosa ti riferisci, in particolare, quando parli di rinnovamento?
“Il discorso è generale, soprattutto riferito alla costruzione della squadra. Sottil allena il Catania da vincente a Livorno, ma alle pendici dell’Etna diventa un bidone. Novellino ha vinto non so quanti campionati, eppure diventa un bidone anche lui. Idem Camplone, anche se a me non è mai piaciuto perchè a Catania servono allenatori sanguigni e lui non lo è, ma ha vinto qualche campionato. Tutti vanno via facendo discorsi del tipo dico e non dico. Poi torna Lucarelli, che anni fa venne spesso criticato dalla piazza per la pochezza del gioco espresso e le difficoltà in casa. Cambiano gli allenatori, passano gli anni, chi va via da Catania poi si rilancia. Com’è possibile? Il Lecce era nelle stesse condizioni del Catania. Voleva vincere il campionato per diversi anni consecutivi con Moscardelli, Miccoli, Della Rocca, Abruzzese.. poi ad un certo punto ha fatto fuori tutti prendendo giocatori di categoria. Da qui bisognerebbe ripartire”. 

Al Catania mancano i gol dell’attacco in questo momento. Cosa ne pensi?
“Di Piazza non si discute. E’ un fenomeno per questa categoria. Ha vinto a Foggia e Lecce, ma a Catania fatica. Perchè? Il calcio è un insieme di cose, conta il modo in cui servi l’attaccante, se rallenti il gioco, come la squadra partecipa alla fase di possesso o non possesso. Il palazzo deve essere buttato giù ricostruendo dalle fondamenta secondo me. Perchè i risultati sono davanti agli occhi. 50 allenatori cambiati ma lo scenario non cambia in meglio. Dai, l’allenatore del Potenza Raffaele giocava con me, qualche anno fa allenava in Eccellenza. Il Catania non lo ha mai battuto. Poi magari portiamo Raffaele a Catania e diventa un bidone anche lui. Qua discutiamo Novellino che ha vinto campionati alla Sampdoria, al Venezia, ha allenato in Serie A. Ma non scherziamo…”.  

Il Direttore Lo Monaco ritiene di avere sbagliato a smantellare la rosa di due stagioni addietro, sei d’accordo con lui?
“Può darsi, non lo so questo. Nel primo Catania di Lucarelli certi giocatori avevano 33-34 anni, adesso di più. Se prima andavano a 10 all’ora, adesso vanno a 4 all’ora. E quel Catania era probabilmente più forte. La gente è delusa, non sa più cosa pensare. Il calcio è anche matematica. Se cambi gli allenatori ma continui a non raggiungere l’obiettivo prefissato, evidentemente la squadra va male. Non puoi andare a prendere cinque gol a Vibo Valentia. Allora cosa devo pensare, che i giocatori hanno fatto fuori Camplone? Prima viene la maglia, poi gli screzi personali. Ricordo che Novellino diceva che qualcuno remasse contro. Allora la società ha delle responsabilità. Nel calcio ci sono dei ruoli da rispettare. Secondo me dopo 2-3 anni i calciatori devono cambiare aria e, nell’ambito della costruzione della rosa, i giocatori devono essere adatti alla filosofia di calcio dell’allenatore scelto. Ad esempio Andrea Esposito è un difensore da linea a tre, non a quattro”.

Il rinnovamento potrebbe partire anche dai giovani?
“Certamente. Io un giocatore come Pecorino lo faccio giocare nel Catania. Il club rossazzurro aveva a disposizione anche Di Grazia. Perchè il primo doveva andare a giocare nel Milan ed il secondo a Pescara? Ricordo quando Novellino fece fuori tutti i vecchi mettendo dentro i ragazzi nel secondo tempo contro il Bisceglie, abbiamo visto come finì quella gara. Forse i ‘vecchi’ del gruppo non gradirono e Novellino ha pagato con l’esonero. Sarebbe stato un bene ripartire da un giovane promettente come Pecorino, ripeto. I giovani rappresentano una risorsa, ed il Catania lavora bene nel processo di formazione ma se non li fai giocare in prima squadra, che senso ha sviluppare un discorso importante in tema di settore giovanile?”.

Detto che ritieni il primo posto irraggiungibile per il Catania, la Reggina è destinata a vincere questo campionato?
“Secondo me il primato in classifica ormai è assegnato. La Reggina ha qualcosa in più degli altri, è imbattuta ed ha portato a casa risultati su campi difficili. Adesso il Catania, con il cambio di allenatore, farebbe bene a reperire sul mercato qualche giocatore funzionale al progetto tattico di Lucarelli rinforzando la squadra e cercando di raggiungere il migliore piazzamento possibile in classifica. Poi, magari, hai la fortuna di vincere questa lotteria. Se non dovesse avvenire, il prossimo anno devi smantellare, fare un restyling totale, abbattere il palazzo. Mi piacerebbe vedere in futuro sulla panchina del Catania un allenatore come Cosmi”.

Ti aspettavi che Lucarelli accettasse di fare ritorno in Sicilia?
“Con l’ennesimo cambio alla guida tecnica, si è dato ancora una volta ragione ai giocatori. Lucarelli, comunque, dimostra di essere una persona coerente perchè ricordo che quando andò via da Catania ha continuato a ripetere di essere legato a questi colori, nonostante alcune battute poco felici. Tipo quella del Bingo o delle pressioni eccessive. A proposito di pressioni, ricordo che quando giocavo io non c’erano gli steward. I tifosi entravano ed uscivano dagli spogliatoi e se perdevi c’erano le zuffe. Noi uscivamo con le nostre macchine e non dimentico i calci presi. Ora è tutto diverso, i giocatori si spostano in pullman e alla porta ci sono gli addetti alla sicurezza”.

Lucarelli chiede il sostegno dei tifosi per aiutare la squadra, sei d’accordo con lui?
“La gente ama i colori rossazzurri e spera sempre nelle migliori fortune del Catania. Non critica o contesta senza motivo, ma lo fa manifestando in maniera diversa il proprio amore per il Catania. Bisogna anche guardare in faccia la realtà. Gli ultimi cinque anni sono lo specchio di una situazione che non dice bugie. Come non diceva bugie ai nostri tempi, quando portammo avanti una grande rincorsa in C.N.D.. Quella squadra poteva benissimo giocare in C, avevamo tanti elementi che accettarono di scendere di categoria. Ed il livello tecnico del campionato interregionale di allora non è minimamente paragonabile a quello di adesso”.

A proposito di quella stagione trionfale, ricordaci i momenti vissuti…
“Noi iniziammo la stagione con Mosti in panchina, bandiera del Catania in Serie A. Una bravissima persona, ma i risultati non arrivavano. Poi andò via e gli subentrò Busetta. Mi martellava, mi rompeva le palle e lo faceva per stimolarmi. Riusciva a trasmettere il suo carattere alla squadra. Siamo diventati un gruppo vincente. A conferma che la piazza di Catania ha bisogno di un allenatore sanguigno, altrimenti la gente ti mangia. Noi avevamo giocatori con le palle quadrate. Il Milazzo aveva non so quanti punti di vantaggio in classifica e allora c’era la legge dei 2 punti. Loro vincevano sempre, c’era anche Pannitteri in quello squadrone. Per poterli raggiungere e superarli abbiamo dovuto fare 15 vittorie consecutive e non abbiamo più perso con Busetta, in più vincemmo lo scontro diretto a Milazzo. In quel campionato c’era anche il Potenza, campo mai facile da espugnare. Vincemmo lì, ad Agropoli il campo sembrava una spiaggia di Copacabana…”.

Fu come vincere uno scudetto per voi…
“Noi abbiamo raccolto tutti i sacrifici fatti durante l’anno, vivendo qualcosa di bellissimo che ci siamo guadagnati con le unghie e con i denti. Io ho giocato per due mesi con l’infiltrazione al piede per una mini frattura. Ricordo un gol contro la Rossanese quando allungai la gamba, poggiai il piede per terra e sentì un dolore che ancora oggi non dimentico. Non ci allenavamo mica a Torre del Grifo. Eravamo senza campi, senza sede. Non avevamo niente, un magazzino, una lavatrice ma conquistammo quel che abbiamo meritato. Abbiamo fatto grossi sacrifici quell’anno, era un giocattolo che poteva scoppiare da un momento all’altro. Eravamo attaccati al Milazzo che andava a gonfie vele, costruito per vincere. Bastava una sconfitta e ci mandavano tutti a casa. Solo la prima vinceva e non c’erano i play off. Noi all’intervallo di Milazzo perdevamo 1-0, sapevamo già che a fine partita i migliori sarebbero stati mandati via. Siamo entrati in campo nella ripresa ribaltando il risultato su un campo in cui c’erano 2/3 mila catanesi e la partita fu trasmessa in diretta televisiva in tutta la Sicilia. Raccogliemmo i frutti tra un milione di difficoltà. Tutti i giocatori si calarono nella realtà, molti dei quali di categoria superiore. Gente che mica diceva ‘Fatemi allenare sull’erba, se no non gioco’. Quando non vincevi, scendevamo dalle macchine per dare spiegazioni ai tifosi nonostante calci e pugni. Non c’erano controlli, ma il nostro spogliatoio non temeva nulla. All’epoca fecero di tutto per eliminare il Catania, che non era ben visto. Massimino fu fortunato ad avere allestito un gruppo di uomini veri”.

Il momento attuale è delicato, come si superano queste situazioni?
“Finora hai dormito, ma adesso devi svegliarti e mettere in fila 5-6 vittorie consecutive. Se no, fai poco. Con la legge dei tre punti, il pareggio non serve a niente. Devi accelerare. Se prima tu andavi a 50 all’ora e gli altri andavano a 200, ora magari chi ti sta davanti in classifica andrà a 100 e tu dovrai viaggiare a 300 per recuperare il terreno perduto. Il tempo sarà galantuomo. A gennaio bisognerà intervenire bene sul mercato e sperare di piazzarsi nella posizione di classifica migliore sperando di non beccare certe squadre ai Play Off. Non dimentichiamo gli altri gironi. La Reggiana la butti via? Oppure il Vicenza, la Feralpisalò… mica facile affrontare queste formazioni. Ricordando che una sola, per girone, ottiene la promozione diretta ed una squadra ha la meglio nei Play Off. Bisogna ricostruire mattone per mattone, ma lo devi scegliere bene. Prendendo calciatori con le palle, legati alla maglia. No gente col gel o con le lampade. Serve il carattere adatto ad una piazza del genere, quello è il primo requisito. Quando poi arrivi a vincere come ho fatto io, sono attimi che ti restano impressi per sempre. Catania è una piazza con una storia, un seguito tramandato da padre in figlio. I figli crescono con i colori rossazzurri addosso. Noi realizzammo un miracolo, mi auguro con tutto il cuore che anche questo Catania ci riesca”.  

Si ringrazia Giuseppe Mosca per la gentile concessione dell’intervista.

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"Le idee ispirate dal coraggio sono come le pedine negli scacchi. Possono essere mangiate ma anche dare avvio ad un gioco vincente". Parole del grande scrittore tedesco Johann Wolfgang Von Goethe che mi hanno spinto all'ideazione di 'TuttoCalcioCatania.com'. Un progetto che parte da lontano e si pone l'obiettivo di fare informazione responsabilmente e consapevolmente. Direttore della testata giornalistica catanese e "stakanovista editoriale", mi avvalgo del contributo di un gruppo di lavoro brillante e motivato.