ESCLUSIVA – Russo: “Il Catania darà una risposta importante a Terni. Serve serenità ed entusiasmo, diventando squadra nello spogliatoio”

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Giuseppe Russo

30 presenze totalizzate in Serie B con la maglia della Ternana, pochissime in Lega Pro ma indossando orgogliosamente quella del Catania, squadra della sua città. Giuseppe Russo, doppio ex, interviene con disponibilità e cortesia ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com per commentare le vicende delle due formazioni, soprattutto il Catania.

Allora Giuseppe, come vedi questo Ternana-Catania?
“Secondo me sarà una partita in cui il Catania non sbaglierà l’approccio. Gara ben diversa da Reggio, tosta e che se le la giocherà a viso aperto. Mi aspetto un Catania molto concentrato, che darà una risposta importante. Sarà più la Ternana a preoccuparsi del Catania, perchè loro vengono da un momento favorevole e puoi un attimino specchiarti. Il Catania è reduce, invece, da un altro ko esterno e potrebbe scattare quella voglia di rivalsa. La stessa che l’ha portata a battere la Cavese dopo il 4-2 di Monopoli. Poi sai, la sconfitta può capitare ma i tifosi vogliono che tu giochi alla pari. Sono gli altri che devono avere grande rispetto del Catania”.

Ternana molto più produttiva in trasferta che in casa, tale aspetto può essere una chiave dell’incontro?
“La Ternana ha collezionato finora meno punti tra le mura amiche rispetto alle gare esterne, ma sono numeri che bisogna guardare più avanti. In queste prime giornate la Ternana ha affrontato squadre toste in casa. Possiede una rosa importante con giocatori determinanti in qualsiasi momento”.

Quali formazioni ti hanno maggiormente impressionato nel girone C?
“Finora non ho visto compagini che esprimono un gioco spumeggiante. Mi ha impressionato la Virtus Francavilla quando ha giocato a Catania perchè attacca bene la profondità, non dà riferimenti. Scienza e Auteri fanno giocare bene Monopoli e Catanzaro. Non sottovalutiamo il Potenza, squadra giovane che ha entusiasmo ed ha programmato, puntellando l’organico dell’anno scorso con i tasselli giusti. Potrebbe anche essere una mina vagante. La Reggina, invece, ha preso un allenatore di categoria, è una formazione che sa difendere, corre. E’ un campionato tosto, equilibrato. La Viterbese sta facendo un torneo dignitoso ed è guidata da un tecnico capace, il Bari stesso ha qualche punto in meno in classifica ma verrà fuori. C’è molto equilibrio”.

Cosa può fare la differenza in un torneo così equilibrato?
“L’entusiasmo. Il rapporto tra tifoseria e squadra. Quello che vedo, ad esempio, in piazze come Potenza, Reggio Calabria e Catanzaro. L’entusiasmo di Reggio alla fine ti porterà ad avere dieci punti in più. A Catania magari sono stati commessi degli errori, ma andare a puntualizzare adesso chi ha sbagliato e chi no, non porta da nessuna parte. Superi le difficoltà solo acquisendo una sicurezza di squadra. Meglio affrontare adesso questi momenti comunque, arrivando di slancio al finale di campionato. Spero che ne verrà fuori più forte di prima e che i tifosi s’innamorino di una squadra che faccia divertire. Non è facile risalire dalla C, lo dimostra il fatto che alcune formazioni ci hanno impiegato sei anni. La Lega Pro è lo scoglio più importante da superare. Se non hai la serenità d’imporre il tuo gioco e la mentalità giusta che ti porta a giocartela alla pari con tutti, fai fatica”.

Facciamo un passo indietro. Reggina-Catania, come valuti la prestazione dei rossazzurri?
“Ho visto un Catania un pò troppo rinunciatario. Il Catania non può costruire due palle gol in 90 minuti. Primo tempo di grande pressione in avanti e anticipi da parte della Reggina, nella ripresa però è calata. Con un pò di serenità in più il Catania avrebbe potuto benissimo pareggiarla, mentre nella prima frazione se avesse preso altri 2 gol nessuno avrebbe avuto niente da ridire. Poteva sfruttare qualche occasione in più. Ho visto poco attacco alla profondità, con la punta che dava sempre riferimenti agli avversari”. 

Mister Camplone ha tutte le carte in regola per risollevare la squadra?
“Camplone è un tecnico di tutto rispetto che ha fatto anche categorie importanti, ma poi gli artefici sono i giocatori. Devono avere la tranquillità di applicare quello che preparano durante la settimana perchè, di volta in volta, si affrontano compagini che lottano con le unghie e con i denti. Io vorrei vedere un Di Piazza che attacchi per trenta volte la profondità. Troppa palla addosso, gente che viene incontro, questo non è il Catania di Avellino. Lì aveva un concetto, dei principi, giocava a due tocchi, si muoveva, aveva voglia di ricevere palla. Si è sviluppata questa metamorfosi non appena la squadra è stata messa in discussione alle prime difficoltà. Devi essere bravo a superare questo periodo con il lavoro e la mentalità. Spero che la squadra possa ritrovare la propria identità con concentrazione e mettendo in atto quello che prova in allenamento”.

Cos’ha significato per te l’esperienza alla Ternana?
“Una delle esperienze che porto nel mio cuore. A parte quella di Verona e le altre in cui magari ho vinto qualche campionato, la Ternana mi ha accolto come una famiglia. Mi ha dato tanto a livello umano, è nato lì il secondo maschietto. Bellissimo ricordo, cittadina vivibile. Vivono di calcio, la gente quando la Ternana perde sta veramente male. Tifosi molto calorosi nonostante la città sia piccola se la metti a confronto con Catania”.

Che idea ti sei fatto delle esclusioni di alcuni giocatori tra cui Biagianti?
“Mi dispiace per i ragazzi perchè anch’io ho vissuto la stessa situazione a Catania. Essendo del posto ci stai veramente male. Ma siamo tutti grandi e vaccinati, se la società ha assunto una decisione così importante avrà i suoi motivi che vanno oltre il campo”. 

A proposito della tua avventura ai piedi dell’Etna, ti aspettavi di più?
“Essere approdato a Catania per me era già il massimo, non ho mai fatto problemi di nessun genere. Non ambivo a costruire la carriera o chissà cosa. Anzi, forse mettevo qualche parolina in più per fare andare le cose nel migliore dei modi. Allora chi gestiva ai vertici non l’avrà capito. Da altre parti sono stato apprezzato come calciatore e persona. Purtroppo il mio passaggio sotto il vulcano non ha lasciato quello che avrei voluto. A volte torni in patria e non vieni apprezzato, spesso vai fuori e ti ammirano di più. Questo dispiace. In campionato non mi sono mai espresso a livelli importanti, ad eccezione di qualche partita”.

Quali componenti mancano principalmente a questo Catania per rilanciarsi?
“La serenità nel calcio è tutto. Senza serenità ed entusiasmo un giocatore non potrà mai rendere al 100%. Sono due componenti che mancano al Catania. Bisogna ritrovare l’entusiasmo di tutto l’ambiente, solo così il Catania potrà lottare fino in fondo per la promozione. Adesso devono essere bravi i giocatori a portare la gente dalla loro parte. La medicina migliore è il lavoro ed il risultato, stringendosi nello spogliatoio. E serve pazienza. Non ti svegli in una settimana. Devi costruire in 2-3 mesi. Poi sei così forte che vai sui campi più caldi, fai a botte con tutti e te la giochi alla pari. Ma devi diventare squadra nello spogliatoio. Conosco queste dinamiche e difficoltà perchè le ho vissute. In questo momento il Catania ha bisogno di ricompattare l’intero ambiente. Ricavando fiducia da tutti. Il Catania ha bisogno dei tifosi. Se qualcuno ha delle colpe, è giusto che si assuma le responsabilità. Prima se le prende, prima compatta l’ambiente. Il Catania, peraltro, non conosce mezze misure. Con due pareggi guarda la classifica come cambierebbe adesso? Una squadra importante non può prendere quei gol al ‘Partenio’, ad esempio. Perchè vuol dire che tu hai dei momenti di blackout. Lì poteva finire 7/8-0 perchè c’erano le praterie in campo. Ecco, anche qui bisogna lavorarci sopra”.

Anche gli infortuni hanno avuto la loro incidenza?
“Aspetto che incide quando ti mancano 4-5 giocatori importanti, come nel caso del Catania. Durante la settimana tu giustamente fai allenamenti mirati. Il livello dell’allenamento è sempre alto perchè sai che c’è concorrenza nei ruoli. Quando mancano pedine importanti per infortuni, non ho il mio ‘diretto rivale’ e spesso perdi i ritmi d’allenamento. Nel caso del Catania, se hai una panchina lunga, magari a fine primo tempo togli i tre davanti e cambi la partita, sfruttando i tanti cambi a disposizione. Praticamente modifichi mezza squadra. Però il problema di fondo del Catania è la mentalità. Devi andare fuori casa con la stessa mentalità di quando giochi al ‘Massimino’ perchè tu sei il Catania. Ormai tutti sanno che il Catania è una delle favorite e giocano alla morte, tu non puoi farti trovare impreparato. Se a Monopoli ti saltano addosso ed esercitano il pressing fino al portiere, devi aspettartelo”.

Si ringrazia Giuseppe Russo per la gentile concessione dell’intervista.

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1 COMMENTO

  1. Secondo Camplone, più ne prendi e meglio è. Secondo lui è normale prendere 13 gol in 5 gare esterne. Con questi principi, non credo che arriverà alla fine, i tifosi sono già stanche delle incredibili mortificazioni subite.

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