Già finita l’avventura di Andrea Camplone sulla panchina del Catania. A luglio c’erano buoni propositi e la società rossazzurra era sicura che, affidare la guida tecnica della squadra all’ex Cesena, potesse sortire effetti positivi. Purtroppo però lo scenario attuale indica ben altro.
L’Amministratore Delegato Pietro Lo Monaco, in particolare, disse alla presentazione ufficiale di avere “bisogno di riappropriarci di un proprio terreno, mantenuto per tanti anche in Serie A nonostante l’obiettivo fosse la salvezza. Noi non abbiamo mai pensato di rinunciare alla strada del gioco. Migliore interprete pensiamo non si potesse prendere. C’è la convergenza di due fattori importanti: la voglia ribadita a chiare lettere da parte nostra di tentare di fare questo benedetto salto di categoria e la voglia del tecnico di riproporsi in maniera importante nel panorama calcistico nazionale. Ci auguriamo che questa convergenza possa trovare piena attuazione e che riusciamo a raggiungere gli obiettivi”.
Camplone si presentò con grande entusiasmo:
“Sono felicissimo di essere qui. Non si può dire di no al Catania. Qui ti senti allenatore e giocatore, questa struttura desta invidia anche in Serie A. Ci siamo messi d’accordo quasi subito. Ho immediatamente preso il primo aereo e sono corso. Il Catania non ha niente a che vedere con questa categoria. E’ un’occasione importante per rimettersi in gioco dopo un’esperienza negativa a Cesena. Stiamo cercando di costruire una squadra competitiva. Vincere non è mai facile, la voglia c’è e spero di entrare nella storia di questa società. A me piace parlare poco. Non sono un chiacchierone. Sono un testone, un metodico”.
“Tutte le componenti devono andare per il verso giusto. Ogni allenatore ha una mentalità da portare avanti. Io voglio giocare palla a terra da dietro, con velocità. Ci sono anche gli avversari ma avendo una nostra identità e filosofia di gioco le cose si semplificano. Il calcio è classe e corsa. La casa non si costruisce senza il muratore, il costruttore e l’ingegnere. In questa categoria, comunque, ci vuole soprattutto corsa. Con me se un giocatore non corre non gioca. L’allenamento dice tutto. Se il calciatore si allena al 40% delle sue possibilità la domenica non potrà mai andare al massimo. Cercherò di inculcare una mentalità propositiva sia dentro che fuori casa. Il Catania ha avuto una delle migliori difese lo scorso anno ma a me piace attaccare con più uomini e qualche situazione andrà rivista. Anche in inferiorità numerica mi piace giocare all’attacco”.
Parole importanti che lasciavano presagire una stagione molto positiva dopo un avvio davvero promettente. Poi, la sconfitta di Potenza ha cambiato le carte in tavola e da lì è iniziata una lunga serie di problematiche di spogliatoio e di risultati in trasferta. Fino ad arrivare al clamoroso 5-0 di Vibo Valentia e la conclusione dell’esperienza di Camplone alle pendici dell’Etna.
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Nell’ ultimo mese Camplone come Giampaolo, stessa scuola, incomprensili. Ciò detto speriamo adesso che gli asini volino.
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