L’ex allenatore del Catania Pino Rigoli, reduce dall’esperienza sulla panchina della Viterbese ed in cerca di nuova sistemazione, commenta ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com le difficoltà del prossimo campionato di Serie C focalizzando soprattutto l’attenzione in casa Catania e toccando vari argomenti.
Mister, quest’anno il coefficiente di difficoltà si è alzato notevolmente nel girone C. Cosa ne pensa?
“Discorso che vale per tutta la Serie C, anche grazie all’abolizione delle liste. Il livello del raggruppamento meridionale si è alzato di molto. Ci sono diversi club che si stanno organizzando per provare a vincere il campionato. Si torna ai tempi di Benevento, Lecce e Foggia. Ritengo che 5-6 squadre sulla carta possano ambire alla vittoria. Mi riferisco a Bari, Catanzaro, Ternana, Teramo, Catania e Reggina che stanno investendo tanto. Poi qualche sorpresa potrebbe esserci. I nomi non sono garanzia di successo. Secondo me il Bari ha le idee chiare ma non sarà facile affrontare il girone C anche sotto il profilo ambientale. Questo aspetto va preso seriamente in considerazione. Magari a volte è più facile salire dalla B alla A. Quest’anno il Catania sta cambiando meno giocatori rispetto al passato, meglio così dal mio punto di vista. O prendi singoli giocatori che possano determinare e vincere le partite, oppure nel tempo crei una squadra con una propria identità, e questa credo sia la strada migliore da seguire. Lo scorso anno Trapani e Juve Stabia hanno fatto la differenza in tal senso, creando un complesso di squadra forte”.
Catania e Sicula Leonzio sono le uniche siciliane di C. Potranno recitare un ruolo da protagoniste?
“Mi auguro che il Catania abbia reperito sul mercato i profili giusti per effettuare il salto di qualità. Chiaramente parlerà il campo. Spero possa fare un campionato importante, è stato così negli ultimi anni a prescindere dalla mancata promozione. Ma la concorrenza è spietata. La Sicula Leonzio è al terzo anno di C, il club si è arricchito con un personaggio di assoluto valore per competenze, esperienza e professionalità come Pippo Bonanno. La società è solida e questo rappresenta un valore aggiunto, con un presidente passionale che ha entusiasmo. Ho allenato in entrambe le piazze e sono state delle esperienze significative per me”.
A Catania lei ha lanciato Manneh. Vedremo emergere presto altri ragazzi?
“Kalifa si è messo in mostra nella Berretti, lo portammo in Prima Squadra ma in quel Catania c’erano altri ragazzi che potevano contribuire alla crescita della squadra. Il Catania ha sfornato ragazzi molto validi che però ai piedi dell’Etna non trovano spazio. Magari in questo momento storico bisogna vincere a tutti i costi e la società preferisce andare sul sicuro prendendo giocatori di esperienza, ma i ragazzi importanti ci sono. Cito in particolare Arena, Pecorino, Distefano. Arena volevo portarlo in Prima Squadra ma non ho avuto il tempo perché fui esonerato. Possiede doti tecniche importanti. Pannitteri è un altro profilo interessante, il Catania però lo ha svincolato ma potrebbe avere un futuro di rilievo”.
A proposito di esonero a Catania. E’ stato figlio di cosa?
“Figlio di una partita persa ad Agrigento. C’era un grande gruppo e su questo non ho dubbi. Ancora oggi ci sentiamo e confrontiamo con la maggior parte di tutti. Come gruppo è stato uno dei migliori che io abbia mai allenato. Era un buon gruppo dentro e fuori dal campo. Poi magari c’era qualche caratteristica mancante, per questo determinati risultati non sono arrivati, specie fuori casa. Giocammo con la pressione dei punti di penalità. Fu l’anno zero, c’erano tante cose da sistemare ma tutti riuscimmo a dare un grosso contributo. Venivamo da vittorie importanti contro la Reggina ed il Matera primo in classifica, ad Agrigento fu una partita storta con il rigore fallito da Mazzarani nel finale. Dopo 25 minuti giocammo inspiegabilmente malissimo. Il Direttore volle dare una scossa ai giocatori ma, in realtà, poi c’è stato un disastro e si era messa in discussione persino la salvezza. Nessun rancore comunque, sono sempre tifoso del Catania e quando posso vado allo stadio. Mi auguro che il Catania possa tornare nel calcio che merita la società, per i sacrifici fatti, e la tifoseria. Sono in buoni rapporti con tutti, ci siamo lasciati da signori. Lo Monaco mi ha esonerato per il bene del Catania, niente di personale”.
Quale futuro per mister Rigoli dopo l’esperienza di Viterbo?
“Non vado ad occhi chiusi. Devono esserci le condizioni per andare. Ci sono stati contatti con società di Serie C e D però a volte meglio dire no che andare per forza a lavorare. Conta sempre la validità del progetto alla base. Io definì la scelta di Viterbo una mia pazzia perché la società mi chiese di venire praticamente per una partita. Era la finale di Coppa Italia, la squadra veniva da quattro sconfitte. Ho gestito bene quei 10 giorni insieme al gruppo e siamo stati premiati con questo gol fortemente voluto al 91’ contro il Monza, vincendo la Coppa Italia. Ai Play Off invece il rammarico c’è perché incontrammo subito un avversario forte. Noi avevamo dato tutto in Coppa e la squadra era ridotta a lumicino per quanto riguarda le risorse psicofisiche. Se non avesse avuto così tante partite da recuperare, la Viterbese avrebbe lottato fino alla fine per le posizioni di vertice”.
E’ rimasto in buoni rapporti anche a Viterbo?
“Il calcio finisce ma rimangono i rapporti umani. Nel calcio è facile dare la colpa agli altri. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Penso a quanto sento dire a volte dai colleghi. Io ho avuto delle responsabilità a Catania ma non posso prendermela con gli altri. Prima faccio un’analisi su me stesso, farlo a fine campionato è un po’ come ricercare alibi. Se io non sono soddisfatto della rosa allestita, non me la prendo con gli altri a stagione finita ma mi assumo comunque le mie responsabilità. Ed io me le sono sempre assunte”.
Si ringrazia Pino Rigoli per la gentile concessione dell’intervista.
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