Nei giorni scorsi abbiamo ricordato la storica promozione del Catania in Serie A datata 25 giugno 1983. Tra i principali protagonisti di quella fantastica impresa l’ex portierone Roberto Sorrentino, tuttora molto legato alla piazza. La nostra redazione ha avuto il piacere di contattarlo telefonicamente, rivivendo quei momenti e soffermandosi sul presente rossazzurro.
Roberto, facciamo un tuffo nel passato ricordando quel giorno storico per Catania…
“Avevamo una difesa imperforabile, fummo portati in trionfo dalla tifoseria che attendeva la Serie A da anni. A seguito dell’addio di Barlassina diventai il capitano, un pò a sorpresa visto che il favorito era Morra, ma il Presidente decise così. Centrai una doppia promozione con il Catania, avendo vinto in precedenza il campionato di Serie C. Tra l’altro quella data fu memorabile perchè mi sono rovinato col matrimonio (ride, ndr). Il successo di Roma è stata la vittoria di una città intera con 40mila tifosi rossazzurri al seguito. C’era l’aeroporto bloccato dalla tifoseria, il pullman ci aspettava per andare via evitando la folla. Mister Di Marzio disse però di recarci lì, di scendere festeggiando con i tifosi. Io toccai la pancia di una signora incinta che mi chiese di farlo perchè avrebbe portato fortuna, ricordi che restano impressi nella memoria. Noi quell’anno partecipavamo ad un campionato in cui militavano Milan e Lazio. A livello di budget e organici non avevamo il favore dei pronostici. C’erano anche la Cremonese, il Foggia e tante altre, l’Arezzo competitivo, il Lecce, il Varese. Tutte formazioni allestite per vincere. Nel finale di campionato perdemmo un match assurdo contro la Lazio con un rigore inventato. Le speranze scemavano un pò ma il volere di un’intera città ci permise di fare qualcosa di eccezionale. Battere il Perugia diede uno slancio ulteriore con un boato incredibile al fischio finale. Iniziò l’avventura romana ai Play Off, ci misero a disposizione anche la canzone di Venditti ‘Grazie Roma’ che fu un pò il nostro portafortuna. Con la sapienza di Di Marzio – uomo navigato capace di ricompattare gruppi importanti e che ha portato in Sicilia giocatori che ben conosceva – arrivammo in alto, avevamo un gruppo di uomini, calciatori veri. Io sono tornato qualche mese fa a Catania per l’inaugurazione del museo sportivo, ne ho approfittato per farmi la foto ai murales dello stadio. Essere ancora fermato dai tifosi anche se sono passati oltre 30 anni, con i papà che hanno tramandato ai figli il mio ricordo, mi riempie d’orgoglio”.
Veniamo al presente. Come valuti la stagione recentemente disputata dal Catania?
“Io non credo che un giocatore scenda in campo per non vincere. Ripeto per l’ennesima volta che il Catania ha subito delle situazioni destabilizzanti. Prima il ripescaggio e tutti contenti, pochi giorni dopo la B tolta. Io mi metto anche nei panni dei dirigenti del Catania. Che squadra dovevano allestire, da B o C? Lo Monaco è grande conoscitore di calcio e lo ha dimostrato, non dimentichiamo gli anni della A. Tu mi dirai che al mercato di gennaio si poteva riparare in maniera adeguata. Il Catania lo ha fatto ma a campionato iniziato il giocatore trova un contesto nuovo e le altre davanti corrono. Non è facile. Ai Play Off il Catania è andato avanti, se l’è giocata fino alla fine a testa alta. Non dimentichiamo la gara di ritorno col Trapani caratterizzata da qualche errore arbitrale, che c’è stato e lo confermo avendo visto la partita. Sono fattori determinanti. Io ho avuto la fortuna di vincere gli spareggi ma sono un terno al lotto. Alla fine conta sempre il risultato acquisito sul rettangolo verde, sicuramente c’è stata una mezza debacle perchè tutta la tifoseria si aspettava questa benedetta promozione. Sarà un monito per preparare con tranquillità un campionato ricco di squadre blasonate. Ed è importante ritrovare l’entusiasmo della città, perchè con noi fu determinante il sostegno dei nostri tifosi”.
C’è stata qualche difficoltà anche in panchina, non trovi?
“Ovviamente anche il manico conta. Mi è dispiaciuto per Novellino. Con Walter siamo molto amici, anche lui è entrato in una situazione difficile. Ma anche lo stesso Sottil, oppure Lucarelli nella stagione precedente. Dico la verità, ero pronto a scommettere su Sottil, certo che il Catania disputasse un grande campionato ma tante volte non è solo il tecnico. Sottil è uno dei migliori allenatori della C, evidentemente è mancato qualcosa. E forse Novellino non aveva una conoscenza perfetta della Lega Pro. Le difficoltà ci sono state, poi si è concretizzato l’allontanamento in panchina di Walter. Il finale di stagione è stato comunque in crescendo, la posizione di classifica ha danneggiato il Catania. Ho azzeccato il salto di categoria del Pisa che mi ha fatto un’ottima impressione e speravo di vedere anche i rossazzurri in cadetteria, ma il pallone è rotondo e la dea bendata ci è girata un pò contro nell’ultima gara. Molto probabilmente il Trapani ha meritato la promozione ma, ripeto, gli spareggi sono un terno al lotto”.
In vista della prossima stagione, il Catania non parte più come principale favorita per la vittoria finale. Meglio così?
“Certamente. Come noi all’epoca quando salimmo in A. Arrivammo forse più freschi mentalmente e fisicamente, non avevamo niente da perdere, sulla scia dell’entusiasmo riuscimmo ad avere la meglio su squadre più forti. Prendevamo pochi gol ed il merito non era solo di Sorrentino, di base c’era una difesa molto solida. Riuscivamo a contenere ed allo stesso tempo essere molto pericolosi. Viene ricordato poco ma in squadra c’era un certo Roberto Barozzi che, da subentrato, metteva spesso la sua firma su partite difficili che non si sbloccavano. Un giocatore con qualità eccelse che riusciva a scardinare le difese. Le sue caratteristiche spesso furono determinanti. In una rosa forse è più importante chi gioca poco e deve farsi trovare sempre pronto nei momenti di difficoltà. Avere un reparto difensivo di un certo spessore ti garantisce un tot di punti a fine anno. Poi se hai gente come Mastalli, Crialesi, Cantarutti e Barozzi che al momento opportuno ti regalavano una perla riesci ad importi. Inoltre qualche rigore decisivo lo paravo e andava bene così”.
Stagione complicata per Pisseri. Tu, da grande ex portiere, come te lo spieghi?
“L’ho anche incontrato. Nelle poche partite che gli ho visto giocare, ha fatto delle ottime presenze però difendere i pali a Catania è difficile. Io ne so qualcosa visto che, inizialmente, fui bersagliato e non poco. Forse l’arrivo mio e di altri giocatori non fu ben visto, sembrava quasi che qualcuno criticasse per destabilizzare il gruppo. Nelle prime dieci partite paravo di tutto ma i giornali invocavano l’arrivo di un nuovo portiere. Ricordo quando andammo a Siracusa, allora con una posizione di classifica simile alla nostra. Vincemmo 1-0 ed io parai pure i sassi dalla tribuna. Al ritorno a casa un pò tutti eravamo convinti che nessuno stavolta avrebbe avuto da ridire sulla mia prestazione. Eppure in tv puntualmente c’era la stessa solfa, mi massacravano. Andai alla trasmissione di Pippo Baudo, un tifoso telefonò e disse di ritenermi una brava persona, che potessi fare tutto tranne il portiere, consigliandomi la marca di una colla per parare qualche tiro. In realtà questo signore non so chi sia ma non smetterò di ringraziarlo perchè mi diede la spinta per migliorare ancora. Successivamente andammo a giocare a Chieti, arbitro Pairetto. Non feci nulla in tutta la partita, poi colpo di reni all’ultimo minuto ed il giorno dopo tutti i giornali ritennero che fosse nata una stella. Allora sono diventato un idolo ed è nato un feeling con la tifoseria che nessuno potrà mai cancellare. Molto probabilmente all’inizio non entrai in sintonia con i tifosi e qualche addetto ai lavori. Me l’hanno fatta vedere tosta ma seppi reagire con personalità. Catania è un ambiente difficile che tradizionalmente ha avuto ottimi portieri. Forse la situazione di classifica e l’ambiente un pò particolare hanno influito in negativo su Pisseri che deve darsi una svegliata perchè non è più un ragazzino. Credevo molto in lui, non posso dare un giudizio definitivo ma forse dovrebbe acquisire un pò di cattiveria agonistica un più, tirare fuori maggiore personalità. Il portiere è l’ultimo baluardo. Sta lì come un pirla a gioire da solo quando la squadra va a segno. Prendi il gol e sei mortificato, i compagni ti guardano con amarezza. Il portiere è un ruolo particolare. Io dico sempre ai portieri che quando si sbaglia non devi pensarci, l’essenziale è riprendere senza pensare all’errore effettuato cinque minuti prima. Si chiude un libro ricominciando da capo, altrimenti sbaglierai ancora”.
Tifosi delusi e Serie B ancora una volta sfuggita di mano. Come si riparte?
“Basta poco per riaccendere l’entusiasmo della tifoseria. Conoscendo anche la società ed il Presidente faranno sicuramente una squadra ambiziosa. Forse ad inizio campionato lo stadio sarà un pò deserto ma sono convinto che ai primi risultati importanti la gente tornerà in massa al ‘Massimino’ portando il Catania ad effettuare questa cavalcata vincente. Catania deve per forza arrivare a certi livelli. L’anno prossimo ha il dovere di riprovarci e sono certo che la rosa sarà competitiva in un campionato difficile con squadroni come Bari ed Avellino, ma Catania è una realtà importante, ha tradizione, una tifoseria incredibile. Gli spetta di diritto essere tra le favorite”.
Si ringrazia Roberto Sorrentino per la gentile concessione dell’intervista.
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