14° anno di Equipe Sicilia ai nastri di partenza. L’iniziativa coordinata da Umberto Calaiò che raduna i calciatori siciliani senza contratto prenderà il via lunedì 22 luglio con la conferenza stampa di presentazione e i primi allenamenti dei gruppi Senior e Under 19 presso lo Sport Village Tommaso Natale di Palermo.
Alla vigilia del raduno abbiamo intervistato in esclusiva Nicola Ferrante, direttore sportivo di Equipe Sicilia e dirigente di lungo corso del calcio siciliano. La selezione dei calciatori siciliani senza contratto sosterrà alcune amichevoli nelle prossime settimane, tra cui una contro il Catania a Torre del Grifo, in quello che ormai è diventato un appuntamento fisso della pre-season rossazzurra negli ultimi anni.
Quali sono le novità della 14/a edizione di Equipe Sicilia? Sono previste amichevoli durante il raduno?
«Si comincia lunedì. La settimana successiva saremo pronti per giocare. Per me non è una novità il progetto Equipe Sicilia, stiamo dando un’opportunità ai ragazzi in attesa di sistemazione. Ci sono giocatori promettenti del 2002, provenienti dalle squadre Allievi, che hanno bisogno di giocare. In Serie C un ragazzo che riesce a disputare 15-20 partite facendo bene rappresenta, spesso, la salvezza di una società di calcio».
Negli ultimi anni allenatori e calciatori siciliani di talento finalmente stanno riuscendo ad emergere nel calcio che conta…
«Questo è ciò che desideriamo. Io ad esempio come dirigente ho fatto per undici anni il professionista tra Serie C1 e C2. Sono stato direttore sportivo a Gela: due anni favolosi, abbiamo disputato la Serie C1 nell’anno in cui il Napoli faceva parte del nostro girone (stagione 2005-06, ndr). Allora io pescavo i giocatori nelle formazioni Primavera delle squadre professionistiche. L’obiettivo di una squadra siciliana dovrebbe essere questo. Il Catania ha la fortuna di avere un grande dirigente che è Pietro Lo Monaco, di calcio lui ne mastica parecchio. È stato molto importante per la città perchè se fosse mancato il centro sportivo, per come sono andati gli ultimi anni, il Catania rischiava pure di scomparire».
Quindi, in che percentuale incide l’impiantistica per il successo di una società di calcio?
«Rappresenta l’80%, avere un impianto corrisponde ad avere un settore giovanile. Una volta si giocava in mezzo alla strada. Il Catania ha tutto per far crescere i giocatori e portarli in prima squadra».
Calcio siciliano mai così in basso dopo le vicende di Palermo e Siracusa. Qual è il suo parere a riguardo?
«Questa è una brutta gatta da pelare dopo quegli anni felici in cui Palermo e Catania erano in Serie A. Il Siracusa è sempre stata una squadra da primi posti in Serie C, adesso è scomparso. Speriamo che ritorni il calcio vero in Sicilia».
Si ringrazia Nicola Ferrante per la gentile concessione dell’intervista.
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