Verso Catania-Potenza, il doppio ex Nicola Garzieri ai nostri microfoni
Crotone, Potenza e Catania sono i suoi amori calcistici. In vista di Catania-Potenza abbiamo avuto il piacere di contattare Nicola Garzieri che ha totalizzato una cinquantina di presenze in rossoazzurro (anni 80′) ed un centinaio in rossoblu (anni 90′). Garzieri ha assistito alla gara d’andata allo stadio “Alfredo Viviani”, dove emersero le prime vere difficoltà del Catania e segnali assolutamente confortanti per i lucani:
Nicola, nel match disputato all’andata fosti accolto in maniera significativa a Potenza…
“Lasciare un buon ricordo nella vita ti dà la possibilità di capire se sei stata una buona persona. Al di là del fatto calcistico, se la gente ti ricorda ancora vuol dire che hai lasciato un segno importante sul piano umano. Questo è quello che più conta per me. Penso che ci sia un affetto principale rivolto alla persona più che al calciatore. Sensazione bella avere dall’altra parte anche il Catania, altro pezzo del mio cuore. E’ stato un pomeriggio di festa”.
Che impressione ricavasti dal Catania?
“Il Catania mi deluse sul piano del carisma. Avrebbe dovuto mettere in campo soprattutto il blasone. Questo significa che devi anche saperti calare nella categoria, in quella partita non l’ho visto. Avere il blasone vuole dire evidenziare un atteggiamento più da squadra, invece il gioco espresso si basava essenzialmente sui singoli. Adesso la situazione non mi sembra tanto diversa da allora”.
Forse mister Andrea Sottil non è riuscito a trasmettere la giusta mentalità alla squadra?
“Non è un discorso di allenatore. La squadra era messa bene in campo ma parecchi calciatori non hanno giocato da Catania. Si vede che l’organico è di categoria superiore, ma calarsi nella Serie C impone mettere grinta, personalità, capire quando è il momento di vincere e di non vincere. Il Catania non ha capito che quella gara non fosse da vincere. Chiarisco il concetto. In quel momento il Potenza andava forte, allora bisognava aspettarlo e ripartire. Invece si sono messi a giochicchiare contro quelli che andavano a tremila… serve personalità, amare la città perchè i tifosi del Catania sono tra i migliori in Italia. Purtroppo la squadra sta perdurando in questo atteggiamento. Giocare a Catania deve essere un privilegio. Ai miei tempi sapevamo che fosse una responsabilità non da poco. Se non entri in campo cattivo perdi la tua credibilità”.
Esonerato Sottil, il Catania riparte da Novellino. Condividi la scelta?
“Con Walter abbiamo giocato insieme ed è stato un onore per me. Ci siamo successivamente ritrovati, abbiamo anche cenato insieme. Siamo amici. Non poteva fare scelta migliore il Catania. Dal punto di vista della mentalità è il tipo giusto. Ha carisma, carattere, grande personalità. Presumo che la squadra scenderà in campo con più voglia. Spero che riesca a concludere il campionato ai primi posti per poi giocarsi al meglio i Play Off. Walter è un tecnico di grande livello. Anche lui era innamorato di Catania, conosce l’ambiente, sa bene che i catanesi sono calcisticamente focosi. Credo che il tocco in più la squadra lo avrà, vedremo se i giocatori sapranno calarsi in questa nuova realtà. Secondo me il Catania giocherà con un altro piglio”.
Come vedi il Potenza?
“Il Potenza è squadra con grande entusiasmo ed una buona idea di gioco. Secondo me ai Play Off darà fastidio a molti. Il fattore casalingo lo sfruttano al meglio ma anche in trasferta hanno un’impronta di squadra ben definita e precisa, quella che ad esempio non ho visto nel Catania a Potenza”.
Domenica Curve in sciopero e stadio semi-deserto, un problema in più per il Catania?
“E’ proprio in occasioni come queste che si vedono i cosiddetti attributi. Posso assicurare che Walter ce li ha e farà in modo che la città torni ad amare la squadra. E’ importante che i giocatori dimostrino coi fatti di onorare la maglia. Io dopo Crotone e Potenza seguo il Catania. Il Potenza, nella gara d’andata, meritò di vincere ma in cuor mio speravo nel pareggio sinceramente. I lucani avevano un altro passo, nelle mezze palle il Potenza metteva il piede, cattiveria, attribuiti. Tu devi onorare sempre la maglia e dare tutto. Non è che se ti chiami Catania sei forte e vinci. Devi associare la tecnica alla cattiveria agonistica”.
Gli attaccanti fanno fatica nonostante il curriculum di tutto rispetto, come te lo spieghi?
“Capitano le annate particolari. Ma c’è da dire che se queste punte non beneficiano di un numero di palloni ben messi dalle corsie laterali, non è facile trovare la via del gol. Troppi lanci lunghi non vanno bene. Servono sovrapposizioni, andare sul fondo ed effettuare cross decenti, creare il volume di gioco che permette poi all’attaccante di essere letale negli ultimi metri. Devi metterlo nelle condizioni di esprimersi al meglio. Secondo me il Catania non è strutturato bene. Grandi individualità a centrocampo ma se devo rifarmi alla gara Potenza-Catania vinta dai lucani, io ho visto poco uno contro uno, poche sovrapposizioni. Un elemento come Sarno può essere d’aiuto perchè salta l’uomo, ha fantasia e distribuisce palloni invitanti per i compagni in area”.
Dove può arrivare il Catania secondo te?
“La squadra deve capire umilmente che il suo obiettivo è quello di arrivare ai primi tre posti della classifica, così da organizzare al meglio i Play Off. Questo ti consentirebbe di trovare avversarie meno accreditate agli spareggi. Altrimenti li giocherebbe in piena bagarre e sarebbe ancora più dura perchè i Play Off sono un terno al lotto. La classe nel Catania c’è. La tecnica prevale se la squadra riesce ad esprimere una mentalità diversa. Se prima c’era il 20% di possibilità di riuscita, adesso con Novellino la percentuale si alza al 50%. C’è un potenziale ancora inespresso, Walter deve trovare la chiave giusta. Se il Catania si qualificherà in finale Play Off, scenderò giù a vederlo”.
Come si riconquista il pubblico?
“Lo riconquisti se dimostri di dare il massimo fino alla fine. Se spingi a fondo e chiudi il campionato nei primissimi posti della classifica, allora i tifosi ci crederanno ed il “Massimino diventerà una bolgia. Io non ho potuto esprimere a Catania tutto il mio presunto talento, ma per me era come andare a giocare nella Juventus. La pressione di Catania ti dona la capacità di avere paura e, attraverso questa, di tirare fuori la personalità. Bisogna avere rispetto di tanti tifosi sugli spalti. Con tutto il rispetto per una squadra come l’Albinoleffe, se vincessi dieci campionati lì ed una sola volta a Catania, preferirei senza esitazione la seconda opzione. Dare una una gioia a tantissimi tifosi caldi e passionali non avrebbe prezzo”.
Si ringrazia Nicola Garzieri per la gentile concessione dell’intervista.
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