Dopo avere avuto il piacere di sentire telefonicamente Davide Baiocco, doppio ex di Catania e Viterbese, la redazione di TuttoCalcioCatania.com fa altrettanto con Gianni Califano. Anche lui ha indossato la casacca delle due squadre, non riuscendo ad incidere come avrebbe voluto. Oggi vanta il record di secondo attaccante più prolifico nella storia della Serie C con 163 reti all’attivo (Felice Evacuo del Trapani ha recentemente stabilito un nuovo record detenendo il primato, ndr) e lavora come Direttore Sportivo a Prato.
Gianni, in terza serie hai segnato praticamente ovunque faticando però a Catania. Come mai?
“E’ un rammarico che mi rimane tuttora. Venivo dalla cocente delusione di non avere disputato il campionato cadetto con il Savoia una volta ottenuta la promozione sul campo. A 27 anni mi è stata scippata la B per via di scelte societarie scellerate, culminate con l’inevitabile retrocessione immediata del Savoia. Fu una delusione grandissima quando mi venne riferito che non facessi parte del progetto. Fisicamente stavo bene ma la condizione mentale si rivelò decisiva. Raramente ho sbagliato in carriera, ma in quel caso fui assai deluso e non c’ero proprio mentalmente. Nonostante gli stimoli che una piazza grandissima come Catania assicura, non ho saputo smaltire quella delusione. Dopo tanti sacrifici avevo conquistato una categoria importante e, guarda caso, una volta uscito dai piani del Savoia sbagliai anche a Viterbo. Sarebbe stato molto bello fare benissimo a Catania, però ho avuto modo di apprezzare la grande passione dei tifosi catanesi. Ricordo ancora lo stadio pieno col Palermo, uno spettacolo. Rammarico anche per non avere disputato i Play Off nonostante la bontà dell’organico allestito. Malgrado non abbia fatto bene a Catania, comunque, ho conosciuto tanti amici con i quali mi sento ancora. E’ stato uno dei più grandi rimpianti della mia carriera non essere riuscito a fare quello che avrei potuto in Sicilia”.
A proposito di Catania, hai avuto modo di seguire il girone C di Serie C?
“Da un pò di tempo il Catania milita in questa categoria, pur avendo messo a disposizione degli allenatori squadre fortissime sostenendo investimenti importanti. Vestire la maglia del Catania ha un peso maggiore rispetto ad altre piazze. Serve gente abituata a reggere quel tipo di pressione, anche se mi sembra che nell’organico attuale non manchi. Poi bisognerebbe starci dentro per conoscere i motivi delle difficoltà incontrate. Mi sento comunque di dire che è giusto provarci fino alla fine in chiave primo posto, anche perchè vedo i risultati sugli altri campi che confermano quanto non ci sia nulla di scontato. Se il Catania non riuscisse ad arrivare primo, lì ci vorrebbe una grande forza mentale, staccarsi completamente dal campionato per affrontare i Play Off. E credo che quest’anno il Catania lo possa fare, azzerando tutto. Ci vuole grande forza e determinazione, sicuramente questo pensiero è ben presente nei dirigenti che sono più qualificati ed esperti di me. Ma questa è una cosa che devono muovere i ragazzi dentro. Puoi avere il migliore dirigente del mondo, il migliore allenatore ma è proprio una questione mentale. Serve l’aiuto del pubblico, della stampa, devi isolarti da tutto e tutti. Un pò di fortuna comunque non guasta. Lo scorso anno ricordo che il Catania meritava la finale, ma i Play Off sono una lotteria dura. Chiaramente ci sono ancora diverse partite da giocare però”.
18 punti in palio per il Catania, non sono pochi?
“Al contrario sono tantissimi. Ogni domenica vedo risultati a sorpresa perchè in questa fase della stagione affronti chi lotta per qualcosa, la stanchezza mentale con il passare del tempo aumenta. Può succedere davvero di tutto. Giusto scendere in campo sempre per vincere, un modo per non avere rimpianti alla fine. Ai miei ragazzi dico sempre di pensare a noi stessi e poi vediamo quel che succede. Ecco, lo stesso discorso vale per il Catania. Quando in classifica sei dietro i calcoli servono a poco. Poi quando arriva l’ultima domenica e realizzi che non sei riuscito a vincere, allora devi avere la grande forza mentale di azzerare tutto preparandoti per i Play Off”.
Forse è proprio mentalmente che questa squadra ha evidenziato qualche fragilità, non trovi?
“Il Catania ha vinto sul campo del Catanzaro che è guidato da un allenatore top per la categoria, poi ha piegato la Juve Stabia. Questo significa che le potenzialità per battere qualsiasi avversario non mancano. D’altronde la rosa è di spessore e non sono certamente il solo a pensarlo. C’è anche da dire che domenica il Catania non ha perso contro una squadretta. La Reggina oggi ha una rosa da prime tre posizioni. Non posso conoscere il motivo del pesante ko. Se tutti sapessimo il perchè si perda, risolveremmo i problemi. Ma la bacchetta magica non c’è. Può essere che a livello inconscio ti senti superiore all’avversario dopo due importanti vittorie consecutive ed entrano in gioco molteplici fattori. Trovare le soluzione è importante in questi casi. Le grandi capacità si vedono se trovi le soluzioni, non gli alibi. La forza di reagire appartiene ai gruppi vincenti. Lo insegnano tutti gli sport, ma anche la vita stessa”.
Quanto può incidere il calore del pubblico di Catania in questo momento?
“Sulla incidenza dei tifosi nel calcio, esistono scuole di pensiero diverse. Ricordo che quando giocavo in ambienti con poca gente sugli spalti si parlava di stimoli leggeri e zero contestazione, c’è anche chi sostiene che l’eccessivo entusiasmo faccia male. Io preferivo sempre giocare davanti ad un pubblico numeroso, appassionato, magari anche che contestasse ma questo mi dava quella forza e carica in più. Poi ci sono momenti in cui deve essere la squadra a trascinare i tifosi e viceversa. Magari quando nei calciatori subentra la stanchezza, l’entusiasmo del pubblico ti aiuta molto. E’ anche normale che la gente sugli spalti s’infiammi se vede grandi giocate e gol. Ma Catania non delude certamente per il calore capace di trasmettere ai giocatori”.
Come procede la tua esperienza da Direttore Sportivo?
“Sono operativo al Prato da tre anni, prima ho lavorato a Monza e Bellaria con salvezze ottenute allestendo le rose più giovani del campionato. Lo scorso anno siamo retrocessi ma giocammo con nove Under. In questa stagione militiamo in D, giochiamo sempre fuori casa e senza pubblico perchè non abbiamo uno stadio nostro. C’è un pò di malumore in città. Sto provando a continuare a vivere in un mondo che mi appassiona, legandomi a questa realtà. All’inizio magari fai fatica ma poi provi a trasmettere anche la tua esperienza da calciatore, non finendo mai d’imparare. Nel calcio come nella vita. E’ sempre stato così per me e spero di continuare ad imparare anche in questa nuova veste professionale”.
Si ringrazia Gianni Califano per la gentile concessione dell’intervista.
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