Sempre più spesso capita di sentire racconti nostalgici del calcio di un tempo, molto diverso da quello attuale. Non fa eccezione Davide Bombardini che ha indossato – tra le altre – le casacche di Atalanta, Palermo, Roma e Bologna.
“Com’era il mio calcio? Molto diverso. Andavi in campi in cui vincere o portare a casa un solo punto era difficile – dichiara ai microfoni de ilposticipo.it – Erano campi caldi: arrivavi e c’era un ambiente ostile, il pubblico era attaccato al campo. I difensori avversari ti intimorivano: era un altro calcio. Tutte le partite erano una “rissa”: dovevi difenderti dagli insulti e da qualche schiaffo magari. Quello di oggi è molto più soft, molto più tranquillo. Ai miei tempi, quando giocavi contro una squadra del Sud in C che doveva fare risultato perché si doveva salvare o perché doveva vincere il campionato, era durissima. Quando arrivavi nello spogliatoio trovavi un clima ostile perché volevano farti capire come sarebbe andata a finire.
“Ho sempre fatto fatica ad affermarmi in Serie A, anche per demerito mio magari… Quando la conquistavo, facevo un anno e poi ritornavo giù a rivincere il campionato. Lo facevo perché mi piacevano le piazze calde come Palermo, Salerno o Bergamo. Lo facevo per essere protagonista: in B lo ero sicuramente, poi stiamo parlando anche di un’altra B, che era una A2, c’erano squadre come Cagliari, Fiorentina, Catania, Messina, Torino, Atalanta… Era tutta un’altra B. Sapevo che lì sarei stato in grado di spostare gli equilibri, in A non era così”.
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