Su TeleNova (canale 14 del digitale terrestre) è andata in onda la settima puntata della seconda edizione del format televisivo ufficiale Piacere Calcio Catania. E’ intervenuto, tra gli altri, il portiere Lorenzo Bardini. Ecco quanto evidenziato da TuttoCalcioCatania.com:
“Quella del Catania è stata una chiamata inattesa. Era un lunedì mattina, accettai subito. Mi allenavo in palestra, per fortuna porto sempre il cellulare con me. Catania è molto calorosa. Mio padre ha origini sicule, quindi qualcosa di siciliano me l’ha trasmessa. Sono nato e cresciuto a Livorno. A 15 anni invece andai a Firenze facendo parte del settore giovanile viola, poi mi sono districato in varie parti d’Italia. Mio fratello è di quattro anni più piccolo di me, vive a Livorno e sta iniziando ad entrare nel mondo professionistico. Gioca da mezzala ed è davvero bravo. Cerco, tramite la mia esperienza calcistica, di dargli qualche nozione. Poi ognuno ha la sua storia, l’esperienza le devi vivere in prima persona”.
“Mamma Monica? Mi si illuminano gli occhi quando ne parlo. E’ fantastica, la mia migliore amica. Mi supporta sempre al 1000 per mille. Che studente sono stato a scuola? Mi piaceva fare casino, al tempo stesso ci tenevo. Quando arrivava il 4 in matematica mi giravano un pò. Se dovevo dare la colpa a qualcun altro lo facevo. Mi sono diplomato allo scientifico a Firenze. Frequento l’Università adesso, Scienze Motorie. Per fortuna con l’università telematica riesco a gestire le ore di studio”.
“Tatuaggi? Raccontano parti di noi. Monica e Claudio sono i nomi dei miei genitori, il 12 rappresenta il mio giorno di nascita. Il faro identifica Livorno, poi i fiori mi piacciono molto. Ancora della Sicilia non ho tatuato nulla ma provvederò. Il puzzle tatuato nel braccio ricorda mio nonno che era fissato con i puzzle, con lui da piccolo li facevo sempre. Nonno Alberto, invece, è stato un secondo padre per me. Mi ha seguito tantissimo e supportato al massimo a livello calcisticamente. Ero profondamente legato a lui, mi ha fatto diventare portiere. Io che ho iniziato a giocare da attaccante. Mi diceva di essere scoordinatissimo, poi sono passato a giocare in difesa ed un giorno ho trovato il mio ruolo definitivo in porta. Tramite il calcio tendo spesso a ricordarlo, anche se non c’è più è come se lo vedessi in tribuna. Ai tempi del settore giovanile riconoscevo sempre un suo fischio in tribuna e capivo che lui c’era. E’ stata una presenza fondamentale, incisa nel mio cuore. Per i nonni si è sempre dei secondi figli”.
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