NOVELLINO: tutto sul piano personale e caratteriale. Tra calcio, religione e famiglia

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Walter Alfredo Novellino

Perfezionista in campo, persona schietta e sincera

Direttamente dal sito ufficiale di Walter Alfredo Novellino, riportiamo alcune informazioni che tratteggiano gli aspetti più significativi della sua professionalità ed umanità. In particolare leggiamo che Novellino, nato a Montemarano (AV) sotto il segno dei Gemelli, non è un tipo da facili entusiasmi. Ama le sfide. Con gli altri e con se stesso. E’ concreto, per alcuni scontroso e quasi indisponente. Di certo è un vincente. Dietro l’espressione spesso sorniona si cela un carattere forte. E’ una persona di grande umanità.

Basta superare la corteccia esteriore (timidezza che si trasforma in un velo di aggressività forse per una forma di autodifesa) per accorgersi che custodisce una spiccata sensibilità. Quella che porta a dare molto sul piano dei rapporti interpersonali, quella che permette di immedesimarti nella persona che ti sta di fronte e cogliere d’acchito il dovere di dire sempre la verità. Con coerenza e lealtà. E in un contesto aleatorio come lo spogliatoio di una squadra di calcio trovare una guida sincera, a volte burbera e ispida, ma comunque onesta e schietta, è fondamentale.

Come allenatore è un perfezionista in campo, un punto di riferimento usciti dal rettangolo verde. E’ vero alza la voce, un modo per esprimersi, ma guarda sempre negli occhi il suo interlocutore. E sa riconoscere di avere sbagliato perchè agisce e decide in buona fede. Infine possiede una grande dote, dice sempre quello che pensa. Il suo sorriso è senza pubblicità: autonomo, unico, innamorato della vita. Esprime una grande ricchezza di emozioni e sentimenti. L’equilibrio di ogni persona è fatto d’impercettibili alchimie, di poche parole chiave. La sua rinascita è una combinazione di speranza, coraggio, dignità, passione, forza morale, grinta e fermezza.

E’ innamorato della sua famiglia. E’ il suo rifugio impermeabile a tutto. Si nutre del sorriso di sua moglie Graziella, delle sue figlie Michela e Valentina: «Quando torno a casa riesco a staccare, a ricaricare le batterie. Osservo la mia famiglia e si sviluppa in me energia positiva».

Un suono potente e dolce che per lui è semplicemente una ragione di vita. Lo percepisce nitidamente anche negli istanti convulsi di una partita, nell’attimo furente di un gol. Novellino assomiglia tanto ad un alieno in questo calcio plasmato di compromessi e ipocrisie, permeato di un dilagante materialismo. «Credo in Dio e a lui mi affido perché mi aiuti e mi sostenga in ogni istante della mia giornata. Credo nella fede, in quella religione che si chiama vita. Mi considero un privilegiato».

Walter sceglie le parole giuste: «Perché ogni uomo quando il successo lo ubriaca come quando si sente cadere il mondo addosso, è comunque solo. Per questo mi sento fortunato nel credere che lassù si decida tutto e ci sia qualcuno che ci ami e ci guidi sempre. Sono molto devoto a Padre Pio e a Santa Rita da Cascia. Alla sera, prima di dormire, dico sempre una preghiera e lo fanno anche le mie figlie. Una Ave Maria per dire grazie. Dopo riesco a dormire meglio».

Pulsazioni di felicità, battiti di angoscia, tutto condensato in quel suono che sa riportarti in quota di sopravvivenza: «Sono insegnamenti che mi hanno trasmesso i miei genitori. Persone semplici che hanno avuto il grande merito di trasmettermi valori importanti». Sensazioni che regalano una grande serenità, quella che si percepisce nella casa a pochi chilometri da Perugia. «La famiglia è il mio punto cardinale più importante. Quando vado a casa, entro in un porto sicuro e getto l’àncora. La mia famiglia mi trasmette una grande forza. Sono tutti coinvolti, anche mia suocera e mia mamma. Mia moglie, poi, spesso viene allo stadio ed è molto critica…».

Un grande amore nato quando Novellino nella stagione 1975-76 fu acquistato dal Perugia: «L’ho conosciuta la prima volta che ho messo piede nella città umbra. In mattinata ci fu la presentazione nella sede della società, poi Aldo Agroppi mi invitò a mangiare a casa sua. Di fronte al suo portone, abitava una ragazza di nome Graziella che aveva sedici anni. Ci incontrammo per caso dopo il pranzo. Due parole e via. Dopo qualche settimana trovai un appartamento sotto quello di Agroppi. In un paio di anni la convinsi a dirmi sì. E’ tutto per me».

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