ESCLUSIVA – Roberto Sorrentino: “Catania, cambia marcia vincendo anche fuori casa. Nulla da rimproverare a Lo Monaco, credo nella B via Play Off”

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Oltre 160 presenze con la maglia del Catania, tra il 1979 ed il 1984, ma alcune stagioni le ha vissute anche militando nella Paganese (anni ’70). Roberto Sorrentino è sempre stato un professionista esemplare. I tifosi rossazzurri lo ricordano per il prezioso contributo offerto a suon di parate in tutte le categorie professionistiche, dalla C alla A. L’ex portiere del Catania è intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com per analizzare il cammino della squadra di Sottil, commentare le ambizioni di vertice e molto altro.

Roberto, ti aspettavi il Catania quarto classificato in questa fase della stagione?
“Davo il Catania come probabile vincente del campionato, invece noto che la squadra ha avuto dei problemi con risultati un pò altalenanti. Questo non va bene, è il momento della svolta. Catania non è una piazza facile. E’ abituata a vincere e stare in categorie superiori. La delusione per il mancato ripescaggio ha aumentato il malumore facendo sì che ogni partita che il Catania non vince è una polemica o contestazione. Seguendolo da tifoso ed ex rossazzurro, io sono convinto che la promozione ci sarà ugualmente, anche se fosse tramite Play Off. Manca continuità nei risultati e nel gioco. Noi in C vincemmo il campionato a man bassa, in B non eravamo tra i più forti ma la continuità ci proiettava in alto. Non perdevamo mai il contatto diretto con le rivali al vertice. E poi in C subivamo pochi gol, non solo perchè io paravo. Tra l’altro anche il Catania ha un buon portiere, Pisseri, che ho avuto il piacere di conoscere. Come organico i rossazzuri non hanno nulla da invidiare a nessuno. C’è anche da dire che forse il Catania si trascina ancora le polemiche di inizio anno. Le squadre forti vengono un pò tutelate tra virgolette, forse il Catania è meno tutelato di altre per via di quanto successo in estate”.

Come ritieni l’operato del Catania sul mercato ed in che misura può incidere?
“Si è rafforzato bene prendendo giocatori importanti come Di Piazza. Pietro (Lo Monaco, ndr) lo conosco bene. Ha sempre allestito squadre competitive, ha un amore viscerale per questo Catania. Lui ha dato tanto ma anche ricevuto tanto. E’ un amore vero per i colori rossazzurri. Ripeto, io sono certo che la squadra andrà in B ma ora bisogna cambiare marcia. Non si può sperare sempre nei risultati altrui. Trapani è stata decisa da un episodio. Adesso contano i risultati, serve un attimo di tranquillità. Io ho vissuto delle contestazioni ai tempi della C, ma civili che spronavano la squadra a tirare fuori il meglio come gruppo e dal punto di vista individuale. Erano contestazioni ‘pilotate’ allo scopo di rendere l’ambiente carico. I tifosi ci furono sempre vicini e sono certo che continueranno ad esserlo anche adesso. Io credo che a Lo Monaco non si possa rimproverare niente. E’ intervenuto a gennaio cercando di rinforzare la squadra. E’ normale che all’inizio della stagione, con la storia del ripescaggio, la società si sia trovata in difficoltà nella pianificazione del mercato. E’ facile parlare da fuori, però bisogna conoscere le dinamiche. A gennaio sono arrivati dei pezzi importanti ma servono tempo a questi giocatori per integrarsi. Alla fine non ho dubbi che trascineranno il Catania in B”.

Come valuti il fatto che più volte mister Sottil abbia cambiato sistema di gioco durante la stagione?
“Io penso che intanto l’allenatore debba avere ben delineato il sistema che vuole adottare. Pian pianino cerca di proporre le sue idee e metodologie di lavoro. Si sono infortunati giocatori importanti ma tutte le squadre sono più o meno soggette ad infortuni, un organico di spessore come il Catania deve avere i ricambi adeguati. Evidentemente il collega ed amico Sottil sta cercando la soluzione migliore per fare esprimere al meglio la squadra. Poi non so il motivo preciso dei frequenti cambi di modulo. Adesso gioca con il 4-3-1-2 perchè Di Piazza e Marotta sono più abituati a giocare a due punte. Lodi trequartista non lo discuto ma questo ruolo richiede un sacrificio enorme, deve giocare anche senza possesso palla facendo rientri, venendo a chiudere gli spazi a centrocampo. Forse la linea dei tre centrocampisti soffre un pò le transizioni e bisognerebbe avere qualche cagnaccio in più in mezzo al campo che fa la legna, come si suol dire”. 

Curiale non attraversa un momento felicissimo. I tifosi lo hanno preso di mira dopo gli errori sotto porta a Trapani. Cosa ne pensi?
“Gli attaccanti sono così. Higuain probabilmente non aveva voglia di stare al Milan ma è stato un Higuain diverso da quello visto alla Juventus ed a Napoli. Con il Chelsea è tornato ad essere l’Higuain che tutti conosciamo. Si sa che le punte vivono periodi di apnea con la palla che la buttano fuori anche a porta vuota. Gli attaccanti sono soggetti a questi alti e bassi ma sono convinto che Curiale ritroverà la via del gol con continuità da qui alla fine”. 

Quasi impossibile a questo punto centrare il primo posto, non trovi?
“L’importante è arrivare bene ai Play Off dal punto di vista mentale e fisico, ritrovare freschezza e la giusta mentalità. Nel rush finale non stai a guardare chi sei, se ti chiami Catania o altre squadre. Chi ne ha di più vince. A questo punto credo sia impossibile raggiungere la vetta, ma giusto cercare la migliore posizione possibile in ottica Play Off, incamerare punti vincendo sia in casa che fuori perchè il pareggio con la regola dei tre punti è penalizzate, a meno che non lo ottieni in uno scontro diretto. Contro le squadre di medio-bassa classifica devi vincere perchè sono punti determinanti. Poi il calcio è strano. Magari la Juve Stabia attraversa un momento di difficoltà. Da tifoso si spera che anche le altre dirette rivali abbiano problemi. Il campionato si vince in primavera, in quella fase della stagione devi avere una freschezza atletica non indifferente. Il Catania sta crescendo fisicamente, ben venga migliorare ancora questa situazione affrontando gli eventuali spareggi da protagonista”.

Roberto, di cosa ti occupi adesso?
“All’inizio dell’anno ero responsabile tecnico del settore giovanile del Como. Fui chiamato per un eventuale ripescaggio, che poi non si concretizzò. Mi offrirono un buon incarico in una piazza importante ma quel che mi fu promesso non è stato possibile confermarlo. Io allora non me la sono sentita di andare avanti e lasciai Como. Avevo rinunciato anche a delle situazioni importanti. Lo scorso anno lavoravo all’estero nel settore tecnico di un club di B, sarei voluto rimanere lì ma affascinato da questa nuova avventura accettai. Dissi di no anche a squadre italiane di Interregionale, adesso sono a casa in attesa che qualcosa si muova. Dispiace perchè in 25 anni di attività credo sia la prima volta che rimango a casa per tutto il campionato. Significa che inizialmente ho sbagliato la scelta, però fa parte del gioco. E’ un anno che mi permette di migliorarmi, studiare ancora di più se possibile. Chissà che dopo oltre vent’anni anni che alleno ed una lunga esperienza da calciatore, non sia arrivato il momento di lavorare stabilmente nelle vesti di dirigente. Attendo una chiamata importante, una proposta seria. A 63 anni non mi vado a barcamenare in situazioni poco chiare, voglio andarci coi piedi di piombo”. 

Il calcio è una passione che non va più via per te…
“E’ la passione che alimenta questa mia voglia di fare calcio. Oggi mi riconoscono che insegno calcio e faccio crescere i giovani. E’ qualcosa che mi rende orgoglioso, io poi ho sempre fatto debuttare i giovani. In tutte le categorie, da quando ho allenato in C1, in Italia, Interregionale o estero, i giovani di belle speranze li ho sempre fatti giocare. Li butto dentro senza problemi, poi è chiaro che le difficoltà sorgono successivamente al debutto. Questi ragazzini hanno tutto, se non li segui rischi di perderli. I giovani hanno bisogno del tempo fisiologico per crescere. Poi servono istruttori competenti che diano loro i giusti input. E’ facile allenarli, il problema è fare migliorare i ragazzi. L’Italia è piena di giovani di valore, devi fargli capire che non tutti possono diventare Ronaldo o Messi ma possono ritagliarsi un certo tipo di visibilità”.

Si ringrazia Roberto Sorrentino per la gentile concessione dell’intervista.

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