ESCLUSIVA – Mosca: “Volevano uccidere il Catania, facemmo un miracolo sportivo. Scioccato quando andai via. A Trapani mi tolsi qualche sassolino”

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Ai nostri microfoni Giuseppe Mosca, doppio ex di Trapani-Catania

E’ entrato nel tabellino dei marcatori praticamente ovunque abbia giocato. Tra le squadre in cui ha lasciato il segno, a suon di gol, spiccano Catania e Trapani. Parliamo dell’indimenticato ex bomber Giuseppe Mosca, grande protagonista della promozione in C2 del Catania nel momento più difficile della sua storia. La redazione di TuttoCalcioCatania.com lo ha contattato in esclusiva ricordando i trascorsi in rossazzurro e granata, analizzando il percorso etneo in questo campionato e molto altro.

Fase clou della stagione, si fa sul serio adesso…
“E’ il momento in cui le squadre devono cominciare a trovare il bandolo della matassa, essere più concreti e dare continuità ai risultati come sta facendo la Juve Stabia dall’inizio del campionato. Adesso vengono fuori i veri valori sul rettangolo di gioco. Se hai lavorato bene, emergono. Ovviamente i nomi non bastano. Sono gli allenamenti, settimane di duro lavoro e di competenza che dicono come stanno le cose”

I tifosi si attendono delle conferme dopo il 3-0 inflitto alla Casertana. Sei ottimista per il Catania?
“Catania non è una piazza facile. L’ho vissuta io in prima persona, bisogna avere attributi per giocare in una piazza del genere. Mi conforta il fatto che l’allenatore abbia messo in discussione il suo sistema di gioco base, adottando il 4-3-1-2. Questo è un aspetto positivo perchè significa che c’è l’umiltà di calarsi nella situazione. Marotta e Di Piazza innescati da un giocatore come Lodi possono sfruttare appieno le potenzialità della rosa. E’ un modulo che più si addice alle caratteristiche dei calciatori”.

Finalmente Curiale si è sbloccato. Da ex bomber quale sei ti chiedo quanto è importante ritrovare il gol per un attaccante?
“Fondamentale. La piazza importante si aspetta sempre i gol del bomber. Più settimane passano e non segni, più ti pesa e la porta è come se si rimpicciolisse. Per Curiale significa ritrovare morale e fiducia. Gli attaccanti ed i portieri sono sempre i più criticati ed osannati. Devi essere portato a gestire certe pressioni caratterialmente”. 

Svolta a Trapani in caso di risultato positivo?
“In ottica primo posto non lo so, anche perchè questo sembra essere l’anno della Juve Stabia, che spesso ha vinto o pareggiato negli ultimi secondi. Si sono da subito concentrati sul campionato, non hanno avuto problemi di ripescaggi e quant’altro. Ancora la stagione è lunga, però mi preoccupano le battute d’arresto del Catania a Bisceglie e Siracusa. Nei dettagli deve ancora migliorare la squadra etnea. Se Sottil continuasse a mettere da parte il suo credo calcistico adattandosi alle caratteristiche della rosa a disposizione, ne vedremo delle belle secondo me. Perchè Di Piazza, Marotta, Curiale, Lodi, Carriero, Sarno non ce li hanno tutti. Comunque non sottovalutiamo il Trapani che sta facendo bene. Ai miei tempi si giocava in erba naturale, ora in sintetico. Questo aspetto li potrebbe avvantaggiare sul piano tecnico ma anche a Catania i giocatori tecnici ci sono. Mi aspetto una bella partita”.

A proposito di acquisti, come valuti il mercato di gennaio?
“Sarno è davvero forte, l’ho visto giocare due anni fa a Lecce nel derby con il Foggia. Si tratta di un esterno a cui piace accentrarsi. Sottil ha a disposizione tutto il materiale possibile. Centrocampisti di qualità, quantità, tecnica, corsa, visione di gioco; attaccanti di fascia, fantasiosi, di rapina come Curiale, bravi tecnicamente. Sta a Sottil trovare di partita in partita giocatori e modulo ideali. Lo Monaco non poteva fare acquisti migliori. Tra l’altro a Catania devi prendere i i migliori sia per qualità che per carattere. Un calciatore che gioca nella Feralpisalò e fa 20 gol davanti a 50 persone, a Catania fatica perchè qui si campa di calcio. Io ricordo che una volta siglai una tripletta ed i tifosi già mi chiedevano due gol nella gara successiva. La gente ha fame di uscire da queste categorie. Più che la tecnica servono le qualità caratteriali a Catania, devi avere le palle e a volte fare il muratore con l’elmetto per portare a casa la vittoria. Perchè i tifosi rossazzurri vogliono vincere sempre”. 

Torniamo al derby Trapani-Catania, ricordo che segnasti contro gli etnei da calciatore granata…
“In campionato siglai un gol all’andata e due nel match di ritorno, terminato 3-0. Ricordo in particolare questo risultato a fine dicembre 1997, giocavo in attacco con il catanese Gianguzzo. Io ero un ex bomber rossazzurro. Segnammo entrambi. Personalmente mi tolsi qualche sassolino nei confronti di alcuni dirigenti etnei. Fu una soddisfazione personale pensando a chi del Catania aveva contribuito a distruggere quel gruppo vincente e di uomini veri con cui ottenni la promozione. Quando conclusi la stagione trionfale col Catania in Interregionale, mi aspettavo la riconferma mia e di tutti gli altri protagonisti. C’erano anche giocatori che fecero la B e la A, eppure sposarono il progetto. Invece l’anno successivo la società portò gente che non aveva vissuto le nostre problematiche. In C2 vinsi la classifica capocannonieri con 18 gol a Trapani, ma perdemmo la finale col Crotone. A fine anno incontrai in un albergo di Palermo la vedova di Massimino che mi voleva di ritorno a Catania. L’allora Direttore Sportivo rossazzurro preferì operare altre scelte. Io ero coccolatissimo dai tifosi, mi volevano bene. Quando andai nella lontana Trieste, prima di gennaio ero un morto che camminava, giocavo svogliato, ero ancora scioccato di avere lasciato Catania perchè mi sentivo a casa, avevo la fortuna di giocare in una piazza che mi esaltava”.

Quanto è stata significativa per te l’esperienza di Catania?
“Io non ci pensai due volte a dire sì al Catania quando mi venne proposto. Giocavo nel Giarre in C, eppure scesi di categoria rischiando di bruciarmi. A fine novembre eravamo quarti-quinti in classifica, c’erano contestazioni e casini vari ma sposai il progetto. Mi sono messo sotto, con i compagni e mister Busetta realizzammo un miracolo calcistico. Non eravamo i privilegiati del sindaco che fece di tutto per avvantaggiare l’Atletico Catania. La squadra atletista si allenava in campi migliori dei nostri che, invece, lavoravamo sull’asfalto. Io consumavo un paio di scarpe la settimana. Poi le portavo dal calzolaio tifoso che cambiava puntualmente la suola. Il magazziniere Pippo Flores aveva due borsoni con tutta la roba nostra in uno scooter, non ti dico guarda… Sono cose che restano dentro. Fecero di tutto per uccidere il Catania e portare avanti l’Atletico. Eravamo un gruppo splendido. Io abitavo con la buonanima di Vincenzo Delvecchio e Pellegrino ad Acitrezza. Uno spettacolo, un gruppo di amici. Posso assicurare che quella gente ha sputato veramente sangue per il Catania. Tutti ci aspettavano per fare sportivamente la guerra in campo. Andavamo a giocare su terreni di gioco assurdi, in Calabria capitava che la palla finisse in mare. Avevamo gente umile, che non si metteva il gel sui capelli e quando c’era da tirare fuori la sciabola per il Catania lo faceva”.

Anche tu ritieni che la Juve Stabia sia ormai imprendibile?
“Mi piacerebbe vedere salire di categoria sia il Catania che il Trapani. Adesso c’è una possibilità in più per salire tramite i Play Off. Io spero che entrambe ce la facciano e, magari, una delle due scavalchi la Juve Stabia nella speranza che abbia un calo di rendimento. Ci sono numerosi precedenti di squadre che hanno sprecato vantaggi consistenti in classifica. In passato il Livorno ha rischiato la vetta, l’Alessandria, il Lecce. Con i tre punti ci metti poco a scavalcare l’avversario. Attenzione anche al Catanzaro, una bella realtà da guardare a vista”.

Cosa è mancato secondo te al Catania in questa stagione per tenere il passo della Juve Stabia?
“Secondo me all’inizio Sottil, che puntava sul 4-2-3-1, non aveva tutti i giocatori adatti per caratteristiche ad esprimersi con quel sistema di gioco. Lodi spesso si abbassava come playmaker lasciando la punta in completa solitudine. Sarebbe stato utile un esterno come Di Grazia, ad esempio. Non a caso hanno preso Sarno adesso. Prima che arrivasse Carriero in mediana era troppo scoperto il Catania. Non è arrivato Palumbo ma meglio così, se non sei motivato a sposare un progetto è giusto andare altrove”. 

Si ringrazia Giuseppe Mosca per la gentile concessione dell’intervista.

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