LO MONACO: “Violenza negli stadi, servono sanzioni certe. Intimidazioni a Catania? Gesto di pochi sconsiderati, Catania città fantastica”

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Pietro Lo Monaco

L’Amministratore Delegato del Catania Pietro Lo Monaco commenta i recenti fatti di violenza a Milano, sfociati con la morte di un tifoso, ai microfoni di cronachedi.it:

“Le colpe vanno divise tra tutti, sono episodi devastanti per il nostro sistema. E stavolta ci è pure scappato il morto. Quando questo avviene tutti parlano a sproposito. E non cambia nulla. E’ arrivato il momento di passare ai fatti, di isolare i violenti, di mettere in campo delle sanzioni forti. Certi soggetti non devono più accedere allo stadio e nemmeno stare a piede libero all’esterno, vista anche questa recente ‘moda’ degli scontri a distanza dagli impianti. Le istituzioni devono imporre un comportamento rigido e sanzioni serie che facciano da deterrente”.

“Spesso si fa riferimento al modello del calcio inglese. E’ a quello che dobbiamo guardare. Lì ci sono pene certe, gli stadi sono dotati di camere di sicurezza. L’Inghilterra si è impegnata per arrivare a questo punto. Dobbiamo farlo anche noi. Può sembrare pesante come atteggiamento, duro. Ma ora bisogna portare avanti una repressione inflessibile e far rispettare delle sanzioni certe. Io vittima di intimidazioni? Inizialmente mi sono arrabbiato molto. Ma in realtà mi fa un baffo. E’ il gesto di pochi sconsiderati e non ha niente a che vedere col calcio vero. Quello che è avvenuto dà una immagine distorta della realtà di Catania, che invece è una città meravigliosa, con gente fantastica“.

“Darsi delle regole interne è un’ottima idea. Come Federazione dobbiamo intervenire inasprendo le pene federali. Ci vuole coraggio, ci vogliono prese di posizione. Troppo spesso abbiamo cercato, e trovato, mille artifizi per sfuggire alle regole, basti pensare a quanto avvenuto la scorsa estate con i milioni di gradi di giudizio per i ripescaggi tra la B e la C. Sono cose che servono soltanto a creare una grande confusione, a non decidere mai niente e dare spazio a troppe voci, troppe divergenze”.

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