ESCLUSIVA – Di Rocco: “Catania ti entra nel sangue. Lodi fa la differenza. A gennaio servirebbero acquisti come furono Cordone e Ambrosi”

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Tanta esperienza maturata sui campi di Serie A, B e C. Tra le casacche indossate spicca, orgogliosamente, quella del Catania nella stagione 2000/01. Una delle più belle avventure vissute dall’ex difensore Giovanni Di Rocco anche se, purtroppo, culminata con la sconfitta rossoazzurra nella finalissima Play Off di C1 con il Messina. Abbiamo avuto il piacere di contattarlo telefonicamente. Ne è venuta fuori una piacevolissima chiacchierata.

Gianni, annata sfortunata ma intensa ai piedi dell’Etna. Quali ricordi conservi?
“Bellissimo periodo che purtroppo ebbe un epilogo sfortunato perchè perdemmo la finale in un derby molto acceso con il Messina. Fu una delusione cocente. Però poi l’anno successivo il Catania si riprese quel che aveva perso. Arrivai a Catania a novembre, la situazione non era rosea. C’erano molti infortun. Arrivò Ambrosi, attaccante che a Catania ha lasciato un segno indelebile. Ho avuto la fortuna di giocare con lui anche a Crotone, si conosceva bene il suo valore. Facevo parte di un gruppo unito, compatto, fatto di uomini seri e professionisti esemplari tra i vari Iezzo, Baronchelli, Pane, Cordone, Bresciani, Criniti… potrei fare un elenco enorme. Il rammarico di non avere vinto deriva anche dal fatto che c’erano giocatori di spessore e disputammo un girone di ritorno esaltante”.

Fino ad arrivare a quella finale beffarda…
“Le gare importanti vengono decise da episodi. All’andata disputammo una signora partita ma il risultato non fu dei migliori. Finì 1-1 in casa nostra, il Messina ci creò problemi in un’unica occasione e pagammo cara quella disattenzione. Al ritorno trovammo un ambiente molto caldo disputando un buon match ma il portiere del Messina all’ultimo minuto fece una parata incredibile su punizione di Criniti e purtroppo il sogno svanì”.

Quanto coinvolgente è stata l’esperienza in rossoazzurro e quanto importante la forza di quel gruppo?
“Io ho avuto la fortuna di giocare in piazze calde come Nocera, Crotone e Catania. Avere un rapporto così viscerale con la tifoseria ti sprona a dare qualcosa di più. Perchè in quel momento sei un giocatore ma anche colui il quale porta il vessillo, la bandiera ed i colori della città. Catania è una piazza passionale con un tifo incredibile, la città è straordinariamente bella e vieni coinvolto in tutto e per tutto. Si crea una simbiosi unica con la gente. Io ho trascorso 7 mesi indimenticabili, ho vissuto un’esperienza unica. E’ mancata soltanto la ciliegina sulla torta ma fu un anno bellissimo. L’alternanza tra gli allenatori fece sì che potessimo anche sviluppare due maniere diverse di gioco e nonostante tutto la squadra collezionò più di 30 punti nel girone di ritorno. Sfiorammo un’impresa unica e perdemmo anche qualche punto per strada. Ricordo ad esempio la sconfitta pesante con la Lodigiani. Era un periodo un pò particolare quello. In campionato, poi, vincemmo il derby a Messina con doppietta di Ambrosi, gara trasmessa anche in tv. In quel momento il Catania capì che potesse realizzare qualcosa d’importante. Era un gruppo, ripeto, fatto di uomini veri. Uscivamo spesso insieme perchè c’era un rapporto molto forte, bello, di amicizia e stima. Non esistevano invidie tra chi giocava e chi no. Eravamo un gruppo compatto che voleva in tutti i modi centrare un obiettivo importante. Il gruppo è sempre una componente fondamentale. Se i giocatori vanno d’accordo, poi lo spogliatoio ti trascina in campo”.

Stai seguendo il girone C di Serie C?
“Sì, lo seguo. Non so, forse la Juve Stabia ha qualche vantaggio in più perchè si chiama Juve (ride, ndr). E’ un torneo difficile ma credo che il Catania possa dire la sua anche se è un pò attardato in classifica. Deve recuperare una partita e domenica affronterà la Cavese, una partita difficile. So che sarà un impegno duro. Non lo dico per piaggeria ma Catania è una città che merita di giocare in una categoria superiore, se non due. 10 mila spettatori in C dimostrano quanto la tifoseria sia legata al Catania. Il calore del tifo rossoazzurro è un propellente importante per potere ottenere qualcosa di grande”.

Quando le cose non vanno per il meglio, però, si creano malumori. Tipico effetto boomerang…
“Vero. Il troppo amore può portare a volte a delle situazioni spiacevoli ma tutto è dettato da un sentimento ed una passione verso uno sport che è qualcosa che ricopre un ruolo importante nella società. Noi al Sud tra mille difficoltà ci appigliamo ad uno sport come il calcio che ci permette di fare conoscere dappertutto anche la bellezza delle nostre città. So che le tifoserie di Catania e Napoli sono gemellate perchè hanno lo stesso calore ed è facile unirsi in questi casi, portando altrove il folklore ed il calore del tifo”.

Sul campo del Sassuolo, squadra di Serie A, il Catania fa un figurone ma poi rimedia una figuraccia a Bisceglie. Perchè?
“E’ un paradosso. Io ricordo quando con la Nocerina eliminammo Perugia e Piacenza dalla Coppa Italia, pareggiammo in casa con la Juventus 0-0 e perdemmo 2-1 a Torino, poi in campionato ci salvammo attraverso i Play Out. Quando ti confronti con certe realtà vuoi dimostrare di essere all’altezza, poi torni alla realtà quotidiana e subentra un pò di difficoltà. Anche perchè, nel caso del Catania, le avversarie triplicano le proprie forze avendo tutta l’ambizione di battere i rossoazzurri. L’approccio mentale conta molto, poi giochi spesso in campacci. Trovi ambienti particolari. Sono cose che possono far sì che il risultato finale non sia quello sperato all’inizio”. 

Il Catania non è brillante adesso. Come si superano questi momenti?
“Esclusivamente lavorando in maniera costante, credendo in tutto quello che si fa, restando uniti. Noi quell’anno a Catania ne passammo tantissime all’inizio, anche contestazioni abbastanza feroci utilizzando un termine forte. Se però lavori e credi in quello che fai ricavi forza e speranza di acciuffare chi ti sta davanti in classifica. Al momento la Juve Stabia è in testa e viaggia sulle ali dell’entusiasmo. Tutto così ti sembra più facile. Castellammare è una piazza calda ma non ha la stessa pressione di Catania. Vive più serenamente sotto certi aspetti la pressione. All’inizio non era tra le favorite. Poi, vittorie dopo vittorie, ricavi entusiasmo, scopri che qualcosa di unico sta succedendo e acquisti consapevolezza. Ma il campionato è lunghissimo e logorante. Mi auguro che già da domenica il Catania possa riprendersi conquistando i tre punti ed iniziando un exploit come fu nel mio caso in Sicilia, ovviamente è scontato dire sperando in un epilogo diverso”.

Non sarà semplice avere ragione della Cavese…
“E’ una squadra che non molla mai. Che ha ottenuto risultati effettuando rimonte anche negli ultimi minuti. E’ una buona squadra e non sarà facile per il Catania ma credo che poi i rossoazzurri abbiano quel qualcosa in più che gli possa permettere di strappare i tre punti. Punterei, ad esempio, su un calciatore come Lodi che possiede classe ed esperienza. E’ dotato di un piedino importante, può essere un’arma in più sperando che la sua voglia di rivalsa e di rivincita sia tale da potere fare quelle prestazioni per le quali lui è stato acquistato. Le sue qualità fanno la differenza. Poi lì è una questione anche di fiducia e condizione fisica. Saprà sicuramente anche lui, parlando con l’allenatore, trovare la giusta posizione in campo per potere rendere al massimo in una squadra che ha bisogno di giocatori di personalità e carattere come li avevamo noi”.

In questo senso il mercato di gennaio può venire in soccorso?
“Nel mio Catania a gennaio arrivarono Cordone e Ambrosi, giocatori importanti che ci permisero di fare quel salto di qualità. La C è categoria difficile, ostica. Se hai anche qualità dal punto di vista tecnico la squadra può solo trarne giovamento. Qualcosina si deve fare sul mercato per dare la possibilità alla rosa di essere competitiva fino in fondo. La tecnica è importantissima ma ci vuole il giusto mix affinchè la squadra cambi pelle durante la partita. Capendo quando bisogna di giocare di fioretto oppure con elmetto, spada e scudo avendo la personalità e le caratteristiche giuste per battagliare sportivamente in campo”.

Che mi dici, invece, dei tuoi trascorsi alla Cavese?
“Epilogo positivo in quel caso perchè quando arrivai io eravamo ultimi. Ci salvammo all’ultima giornata vincendo in casa mentre la Battipagliese retrocesse al posto nostro. Furono tre mesi intensissimi. Ottenere un risultato importante era difficile in quel momento però anche lì ci riunimmo, facemmo quadrato con giocatori di una certa personalità. La tifoseria ebbe un ruolo importante sostenendoci al massimo ed alla fine ottenemmo una salvezza meritata”.

Per chi farai il tifo tra Catania e Cavese?
“Si usa molta diplomazia in questi casi. Io a Cava sono affezionato perchè fu una parentesi positiva della mia carriera che mi permise di trasferirmi proprio a Catania. Rappresentò un trampolino di lancio. Catania però ti entra nel sangue. Tuttora parlo in maniera entusiasta della città e del gruppo dell’epoca che era coinvolgente. Penso di avere praticato pochi spogliatoi con quel genere di amicizia e stima in tutta la carriera. Speriamo di risentirci per festeggiare qualcosa di più importante, da buoni meridionali non diciamo cosa per scaramanzia…”.

Si ringrazia Giovanni Di Rocco per la gentile concessione dell’intervista.

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