Parola ad un importante ex delle squadre di Catania e Catanzaro, avversari domenica pomeriggio allo stadio “Angelo Massimino” per lA 11/a giornata del girone C di Serie C. Si tratta di Luca Lugnan, attualmente operativo nello staff tecnico del Mantova. E’ intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com ricordando l’esperienza vissuta nelle due piazze, aneddoti e curiosità focalizzando l’attenzione, in particolare, sulla formazione rossoazzurra.
Luca, quale ricordo conservi delle due piazze?
“Esperienze fantastiche. Mi sono trovato molto bene sia a Catania che a Catanzaro. Alle pendici dell’Etna ho vissuto due anni e vinto un campionato. A Catanzaro abbiamo perso ai Play Off in maniera rocambolesca ma non posso che parlare bene di entrambe le piazze. In ambito paesaggistico Catania è splendida, una città sul mare e più grande di Catanzaro che è collocata su una roccaforte. Conservo il ricordo di due tifoserie e piazze eccezionali”.
Soffermandoci sul Catania, cosa ti è rimasto particolarmente impresso nella mente?
“Tutto molto bello. Avevamo un mister come papà Cucchi che ha dato un apporto molto importante in una città dove c’era tutti i giorni molta pressione. Lui era bravo a stemperare le situazioni difficili. Il segreto di quel campionato vinto fu la forza di un gruppo molto unito e compatto. Poi con le vittorie si è sempre di più rafforzato il legame. Più vincevamo e più si andava a determinare l’entusiasmo crescente della gente che ci ha trascinato alla vittoria finale. Ricordiamo molto volentieri quel periodo, siamo rimasti legati ai tifosi. Fu un anno particolare, non è facile vincere a Catania perchè non tutti i giocatori resistono alla pressione della piazza. Facevo parte di un gruppo molto forte caratterialmente. Io mi allenavano sempre con i parastinchi perchè c’era gente in squadra che non guardava in faccia nessuno. Eravamo degli animali in campo ma, fuori, ci volevamo tutti molto bene. I tifosi avvertivano l’unione da parte di tutti”.
Con chi sei rimasto in contatto di quel gruppo?
“Mi sento più spesso con Cicchetti, attuale procuratore. Capita di sentirci ed è sempre un piacere. Poi sai il calcio ti avvicina, ti allontana. All’epoca vivemmo il calcio a 360 gradi anche con le famiglie. Poi con la lontananza la cosa va a scemare ed è normale che sia così, ma ogni tanto attraverso una telefonata o via social ci si sente”.
Che idea ti stai facendo del campionato del Catania?
“Non basta la qualità e la tecnica. Il girone C è molto tosto, fisico. Ci vuole anche una gran bella gamba. Bisogna lavorare sul profilo tecnico e strutturale, avere una squadra strutturata e che corra. Con qualità e gamba è più facile vincere, ma ci sarà da combattere fino alla fine con realtà importanti. A Catania ci si aspetta sempre che la squadra mantenga l’alta classifica. Conosco l’ambiente, serve anche un pò di pazienza ed il manico che faccia la differenza. Noi quando vincemmo il campionato avevamo un vero signore in panchina. L’esperienza conta, ci vuole un condottiero che conosca fino in fondo la realtà di Catania per potere aiutare la squadra a fare bene. Sottil corrisponde all’identikit. E’ un valore aggiunto perchè sa trasmettere i valori della piazza. Vedrai che se avrà la fiducia da parte di tutti e se riuscirà a creare entusiasmo attraverso i risultati potrà andare lontano”.
La squadra non entusiasma sul piano del gioco e le tante partite da recuperare non aiutano. Cosa ne pensi?
“Non è facile riuscire a giocare bene perchè contro il Catania gli avversari vanno ad aggredire sempre gli spazi. Anche se avesse un centrocampo di palleggiatori tipo il Barcellona, in C farebbe fatica comunque. Devi scendere un pò a compromessi facendo sì che la squadra vada sia di sciabola che di fioretto in questa categoria. In merito al discorso dei rinvii, rappresentano innanzitutto una vergogna. E poi sono cose che danno fastidio. Tu ti alleni e non puoi giocare per cui squadra, società e tifosi sono tutti in fibrillazione. Non è una situazione piacevole, speriamo che adesso le cose si sistemino. Devi dosare i giocatori a disposizione, fare turnover, ti alleni meno perchè non hai il tempo di sostenere carichi di lavoro più pesanti. Dovrai mantenerti sempre abbastanza leggero cercando poi di lavorare durante la sosta. La differenza in questi casi la fanno le squadre con un numero di giocatori importanti. Se ne hai 11 bravi ed i sostituti non sono dello stesso spessore alla lunga diventa difficile”.
Domenica pomeriggio arriva il Catanzaro, gara che si preannuncia molto impegnativa…
“Auteri conosce molto bene la categoria, parliamo di un’altra piazza importante. Spero che sia una bella partita, che non ci siano problemi tra le tifoserie e sia uno spettacolo dentro e fuori dal campo. Gli episodi generalmente fanno la differenza in questi tipi di incontri, direi almeno per un 80%. Penso ad una palla inattiva, un angolo, una punizione oppure alla giocata di un singolo”.
Com’è cambiato il calcio rispetto ai tuoi tempi vissuti da calciatore?
“Io sono un pò un nostalgico, ancorato alle vecchie tradizioni che stanno scomparendo. I ragazzi oggi sono più legati ai social, si guardano le mode, la scarpa firmata. Ai miei tempi c’era fame ed umiltà in tutto l’ambiente, adesso i ragazzi non hanno più quello spirito di sacrificio, quella stessa voglia di lottare e soffrire. Oggi nonostante la crisi i genitori non fanno mancare niente ai propri figli e bisogna stare attenti a non viziarli”.
A proposito dei tuoi tempi, oggi il Catania sostiene gli allenamenti in una struttura splendida come Torre del Grifo Village…
“Ai miei tempi non abbiamo potuto usufruire di un centro sportivo del genere. Ricordo che ci allenavamo a Monte Po. Facevamo spola tra Aci Trezza, Aci Castello, Acireale, Santa Tecla e Catania. Oggi invece i giocatori rossoazzurri hanno la fortuna di avere degli impianti che mettono a disposizione tutto. Sono un pò agevolati rispetto ai nostri tempi, dai (sorride, ndr)”.
Settore giovanile in crisi, cosa manca secondo te?
“Ci vuole meritocrazia nello scegliere allenatori preparati, tutti gli ex calciatori dovrebbero studiare, avere i patentini necessari. Non bisogna speculare sul numero di iscritti nelle scuole calcio per fare cassa. Va rivista la tecnica individuale, servirebbero allenatori esperti che conoscano il calcio insegnando la base, l’abc. Oggi basta copiare qualche esercitazione da internet senza trasmettere niente ai ragazzi. Invece andrebbe trasmessa la passione, la tecnica. Ci vuole competenza per portare il giovane in Prima Squadra. Mancano le basi. Più facile oggi avere un gruppo di osservatori e prendere giocatori già formati all’estero. Crescere un bambino con la passione per il calcio insegnandogli a praticare questo sport non è semplice. Serve ritrovare la cultura della parrocchia. Io ho fatto per 10 anni il collegio, so cosa vuol dire crescere giocando a pallone dalla mattina alla sera. Io ho cinque figli, loro sono fortunati ad avere me come faro perchè posso certamente dargli una mano e portarli sulla retta via. I ragazzini oggi non sanno neanche dove andare, cercano tutti un settore giovanile per diventare calciatori e non è facile. Le società di A sono più preparate perchè hanno risorse finanziarie diverse ma anche lì si contano poche realtà che fanno le cose per bene”.
Il tuo passaggio dal Catania al Palermo non fu ben digerito, eppure oggi tanti tifosi catanesi ti ricordano con affetto…
“A caldo i tifosi si erano un pò arrabbiati ma poi hanno capito che il club mi aveva lasciato in scadenza di contratto e, tra virgolette, in mezzo alla strada. Coincidenza è stata che mister Morgia che avevo avuto al Viareggio mi chiamò per andare a Palermo. Fu una scelta difficile ma comunque in una piazza importante. Io avevo anche una famiglia dietro, ho accettato di buon grado questa sfida anche perchè in Sicilia sono stato benissimo. Sarei rimasto molto volentieri a Catania perchè la mia famiglia amava la città etnea, poi sono andato ad abitare a Mondello. Feci una buona annata anche a Palermo ma la gente di Catania ha capito questa scelta, molti tifosi catanesi mi vogliono ancora bene e questo fa molto piacere”.
Catania, Catanzaro e Palermo sono state le tue uniche esperienze meridionali. Quali valutazioni dai e di cosa ti occupi attualmente?
“Sì, sono state le mie uniche esperienze al Sud. I quattro anni più belli della mia vita. Al Sud ci sono posti meravigliosi, si vive alla grande e c’è gente calda, solare come piace a me. Io posso solo parlare bene delle esperienze vissute al meridione. Al momento mi sono preso una pausa dalla panchina nel senso che ho accettato di lavorare nello staff tecnico di mister Morgia al Mantova, in D. Dopo Palermo ci siamo ritrovati a San Marino entrando nella storia del club. L’anno scorso mi ha chiamato per andare a Nocera ma non c’erano le condizioni economiche per scendere giù con la famiglia. Poi ho allenato in D. Quest’estate mi ha richiamato ed ho pensato di accettare la sfida in una piazza importante, ambiziosa. Vogliamo vincere il campionato e sono venuto qua a dargli una mano. L’obiettivo è quello, speriamo di riuscire a centrarlo”.
Si ringraziano Luca Lugnan ed il Mantova Calcio per la gentile concessione dell’intervista.
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