Lunga intervista esclusiva concessa da Fabrizio Ferrigno, ex Direttore Sportivo del Catania, ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com. Ferrigno, con trascorsi anche da calciatore della Juve Stabia, si è espresso sul livello del campionato di Serie C, la crisi che attraversa il calcio italiano e le ambizioni della squadra rossoazzurra:
Direttore, che idea si è fatto del livello di competitività del girone C?
“Non me ne voglia nessuno ma è un girone con poca roba tranne Catania, Juve Stabia e Trapani. Aggiungo anche il Catanzaro tra alti e bassi. Per il resto è una Serie C allo sbando totale. Non riesco più a vedere un calciatore degno della categoria. Non mi era mai capitato ma credimi, quando vedo le partite dopo 20 minuti voglio già andare via. Non vedo gioco, raramente giocate interessanti. I calciatori sono ormai ‘meccanici’, non inventa nessuno. Non mi diverto più. Da cambiare canale. Il livello si è abbassato tantissimo. Quando giocavo io c’erano presidenti con disponibilità economica incredibile ed avevano una passione che li animava oltre il lato economico. Ora invece molti presidenti arrancano, ci sono spese grosse e presidenti che vogliono provare ad andare in B per sistemarsi la vita, giocatori che percepiscono il minimo contrattuale. Prima si voleva vincere, ora si vuole speculare con gente che non può fare calcio ma ci prova. Poi falliscono le società con giocatori che non vengono pagati. Andrebbe rivalutato anche il settore giovanile, ne sento parlare da anni ma nessuno fa nulla. Ormai ci stiamo abituando ai fallimenti. In B quest’anno è successo l’apocalisse, la crisi si avverte anche in A. Ci sono squadre con i conti sballati che sono iscritte regolarmente. Così si falsa tutto. Una volta il direttore sportivo trovava squadra, ora si investe su gente che non ha mai fatto calcio e lavora quasi gratis. C’è poca qualità e troppa gente che gira poco i campi. Ora sembra tutto dovuto, il procuratore ti indirizza sui calciatori da comprare. Io non ho mai preso giocatori a scatola chiusa, li devo conoscere. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Deve fare calcio chi ha il portafoglio, altrimenti resta a casa. Il calcio lo fa chi ha la disponibilità economica e non specula. Ci vogliono meno società e più soldi per innalzare il livello. Altrimenti la C rischia di diventare un campionato di Eccellenza. Deve esserci il rispetto per i tifosi e chi ama il calcio. Chi non ha soldi deve rimanere a casa o andare a lavorare. Non puoi comprare la società non avendo la possibilità di mantenerla. Fanno bene in Inghilterra che quando compri una società ti fanno il terzo grado…”.
Con Gabriele Gravina alla presidenza, il calcio italiano può ritrovare la luce?
“Di Gravina ho fiducia. E’ stato mio presidente al Castel di Sangro. Viene da tutti i problemi reali che il calcio ha vissuto da 20 anni a questa parte. Se gli permettono di fare quello che vorrebbe, può cambiare qualcosa nel nostro calcio. Altrimenti la vedo dura. Soldi non ce ne sono in giro. In C i presidenti i soldi li buttano dalla finestra per poi ricevere contestazioni, punti di penalizzazione e risultati che non arrivano. La Serie C è un campionato a perdere, poi se sali in B devi mettere tanti soldi, fare le cose per bene, programmare”.
A proposito di penalizzazioni, ricorderà che a Catania non fu per nulla facile affrontare la stagione 2015-16…
“Le premesse non erano per niente buone. Partimmo con una robusta penalizzazione. Inizialmente la società era in B, poi ai primi di settembre non sapevamo in quale categoria militare ma ce l’abbiamo fatta a salvare il Catania in un contesto di grande difficoltà. E’ stato fatto un buon lavoro anche perchè dei calciatori dell’epoca in tanti adesso giocano in B, in A o in squadre di vertice di C. Qualcosa di buono è stato fatto sicuramente”.
Come s’inserisce il Catania nel contesto del girone C?
“Come dicevo prima è un campionato molto scadente. Il Catania vanta un’ottima squadra in tutti i settori. Bisogna soltanto trovare l’assetto più conveniente e funzionale. E’ questione di tempo ma il Catania verrà fuori. Il Rende occupa la vetta della classifica ed è guidato da un buon allenatore, sta facendo ottime partite. Alla lunga penso che i valori verranno fuori. Rizzo, Lodi, Biagianti, Angiulli a centrocampo; Marotta e Curiale in attacco. Nessuno ha questi giocatori e tanti ricambi di qualità come il Catania, inoltre Sottil è un bravo allenatore. I cavalli di razza si vedono all’arrivo. Il Catania ha tutte le carte in regola per vincere il torneo, anche se soffrendo. Possiede giocatori di categoria abituati a vincere”.
E della Juve Stabia cosa mi dice?
“La Juve Stabia ha una buonissima squadra. La dirigenza è stata molto brava perchè ha rinforzato la rosa. Le Vespe hanno un ottimo attacco, una delle difese meno battute d’Italia. La Juve Stabia gioca a calcio, ha delle buone individualità, da un paio d’anni mette 2-3 pedine in più, c’è programmazione a Castellammare. Non è un lavoro fatto in pochi mesi, c’è un processo di crescita in corso. La difesa stabiese non è più forte di quella del Catania, ma le Vespe hanno subito meno gol. Quando si prendono reti la responsabilità è del collettivo”.
Quanto è difficile incamerare i tre punti in un campo come il ‘Romeo Menti’?
“Non sarà una passeggiata sabato. Difficilissimo vincere lì. Non dimentichiamo che giocano su un sintetico ed il Catania non è abituato. L’ambientino sarà molto importante a livello di tifo. Il Catania non deve disperdere le sue forze sui giornali o in televisione, pensando esclusivamente alla Juve Stabia con una mentalità operaia per poi sfruttare le proprie individualità. Il Catania deve avere paura solo di se stesso. Non è semplice vincere, anche se ti chiami Catania. Cattiveria, determinazione, organizzazione e individualità ti permettono di fare la differenza. Io penso che il Catania non debba vincerle tutte. Bisogna anche sapersi accontentare del pareggio. Tutti vogliono sempre vincere, lo capisco, ma io ricordo sempre le parole di mister Braglia che diceva di accontentarsi del punticino quando si percepisce che la giornata è storta. Il Catania deve essere più guardingo dietro perchè le individualità per sbloccare la gara non mancano. Deve rischiare meno dietro. Può capitare un momento particolare. E’ fisiologico giocando ogni tre giorni con la pressione della piazza. La verità poi è sempre nel mezzo. Può darsi che mentalmente qualche giocatore non sia abituato. La pressione non gioca sempre a favore e devi saperla gestire. La testa fa la differenza. Ho visto la partita col Siracusa e l’arma in più è stata il sostegno del pubblico. Comunque il Catania trovando la quadratura giusta verrà fuori perché ha un altro passo e altre individualità rispetto alle altre concorrenti”.
Si parla di sette promozioni in B come parziale ‘ricompensa’ per chi non è stato ripescato, è d’accordo?
“Io non penso che sia giusto quello che hanno fatto in estate. Chi aveva diritto al ripescaggio andava promosso, ma sarebbe un errore doppio promuovere 7 squadre per riparare al danno. E’ come compensare con un rigore negato per sbaglio. A volte per coprire un errore se ne fanno altri 10, ma ormai il danno è stato fatto. Sarebbe molto più consono che le società non ripescate prendano un bel pò di soldi a titolo di risarcimento. Il danno subito dal Catana è incalcolabile”.
Direttore, come mai non ha trovato ancora una nuova sistemazione?
“Io preferisco stare a casa e non andarmi a buttare in situazioni che non riesco a gestire. Il mio lavoro è fare risparmiare le società, realizzare plusvalenze come ho fatto a Pagani con Deli, a Milazzo con Terracciano che è passato anche dal Catania. Il mio lavoro è questo. Non procurare soldi per darli ai presidenti e far pagare i calciatori. Io faccio il D.S., costruisco la rosa in sinergia con la società, si gettano le basi rispettando il budget, poi io devo gestire quotidianamente squadra, allenatore e tutto. Io quest’anno ho parlato con qualche club, ma non avevano soldi. Non si può pretendere la Serie B spendendo 500mila euro lordi. Ci sono persone che entrano nel calcio e pensano di sapere tutto. Non mi butto in situazioni complicate. Faccio questo lavoro da diversi anni, ho vinto qualche campionato e valorizzato dei giovani che ora militano in A, altri in B. Non vedo progetti, ma persone sprovviste di idee chiare. Molti Direttori si buttano in qualsiasi situazione. Io tornai a Messina, piazza che non merita la D, si parlava di tre anni di contratto ma dopo un mese, non vedendo le cose fatte per bene, andai via perché io sono abituato a fare calcio in un certo modo. Per me fare calcio a Messina, Catania o Real Madrid non cambia nulla. Lo faccio con la stessa professionalità, ma se non ci sono i presupposti sto a casa ed è meglio. Non devo andare in un posto a prendere in giro il calciatore, promettendo soldi che la società poi non può dare. Ho troppo rispetto per i calciatori. Ci sono persone che oggi ti dicono una cosa, domani un’altra. A livello dirigenziale ho lavorato in piazze come Perugia, Messina, Catania, Paganese. Qui arrivai ottavo in classifica, gli azzurrostellati si salvarono spendendo con oculatezza e rivalutando giocatori tipo Reginaldo. Con pochissimi soldi disputammo un grande campionato. I soldi ci devono essere, ma il Benevento insegna che investendo 16 milioni all’anno in C non vinceva, poi spendendo molto meno è andato in B. Cito anche l’esempio del Crotone. Bisogna essere bravi a trovare la sinergia perfetta tra giocatori ed allenatore. Il Lecce stesso ha impiegato degli anni per salire in B, ma devi anche tenere conto del fatto che la C non è semplice da vincere”.
Se arrivasse una proposta del Catania, tornerebbe in rossoazzurro?
“Lasciamo stare questa domanda. Io vivo a Catania, perciò… con il Direttore ci sentiamo spesso, ho un ottimo rapporto. Non è questo il problema. Il Catania vanta una buona società, Lo Monaco conosce molto bene la piazza di Catania ed è un uomo di calcio”.
Si ringrazia il Direttore Sportivo Fabrizio Ferrigno per la gentile concessione dell’intervista.
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