Intervista di Carlo Tavecchio, ex Presidente Figc, al Corriere dello Sport. Interessanti i tratti sul caso ripescaggi e la giustizia sportiva, che di seguito riportiamo:
“Il presente è un calcio dormiente. E irregolare. Un calcio che il 31 maggio indicò alle società che avevano disputato i playoff le modalità per i ripescaggi, versamenti, gli 800mila euro, graduatorie e altro, e il 13 agosto, ovvero due mesi e mezzo dopo, spiegò che aveva scherzato, che non se ne faceva niente, calpestando tutte le norme… Assurdo. Se lei apre i miei cassetti in via Allegri trova il progetto che avevo in mente per rendere sostenibili i campionati e l’attività della Nazionale: 18 squadre in A, 20 in B e due gironi da 18 o 20 in C. Ventiquattro o ventotto squadre in meno e inoltre, importante, anzi determinante, l’accesso alle proprietà e i bilanci controllati da un organo terzo esterno alla federazione, una sorta di Banca d’Italia. Altro che organo endofederale.
“E vogliamo parlare della giustizia sportiva? Ma hanno un’idea, quelli, di cosa sia il calcio? Noto una mancanza assoluta di conoscenza dell’argomento. Pensi solo alla penalizzazione del Cesena, afflittiva non nel campionato di competenza. Meno quindici a una società che non esiste più… Qui ci si dimentica del fatto che il calcio, da solo, vale più di tutto il resto. La Figc ha un bilancio di 170 milioni, trenta li riceve dal Coni e sono parte dei 450 che lo Stato garantisce a quell’ente. Soldi pubblici, suoi, miei, di chi paga le tasse. Io a quei trenta milioni avrei rinunciato volentieri ma a patto che ci fossero riconosciute royalties sulle scommesse”.
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