Curiosa intervista, ancora attuale anche se rilasciata qualche anno fa da Andrea Sottil, neo tecnico del Catania, ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Ci piace riproporla perchè focalizza l’attenzione in un contesto dove il calcio italiano era leader in Europa con metodologie di lavoro differenti, giocatori diversi con un livello tecnico decisamente elevato. Era la Serie A degli anni ’90 e dei primi 2000. Un calcio che adesso non c’è più:
“Ai miei tempi eravamo abituati ad allenamenti diversi, si partiva dalla marcatura a uomo e c’era una struttura completamente differente. Non c’era tutta questa tecnologia, questi grandi numeri, non esistevano tutti questi fattori non di campo. A mio parere questo ha un po’ rovinato il calcio – le parole di Sottil – Noi pensavamo alla tecnica individuale, ci allenavamo saltando la corda e palleggiando con le palline da tennis. Come tutte le cose, è giusto che anche il calcio vada avanti e si sia modernizzato, però secondo me i principi da seguire sono sempre gli stessi, purtroppo adesso sono parecchio trascurati. Ormai troviamo ragazzi dotati di inventiva e tecnica estrosa ai quali, però, mancano le basi. E’ molto grave, si è orientati solo al risultato e si pensa solo a fare l’allenatore, non l’istruttore che è ben diverso”.
“Già da giovane, al Torino, mi sono trovato catapultato in una squadra formata da giocatori straordinari: Vincenzo Scifo, Pato Aguilera, Walter Casagrande, Enzo Francescoli. Ho avuto maestri di vita e di calcio come Luca Fusi, poi ho avuto la fortuna di giocare con campioni eccezionali e di capire che si è campioni soprattutto nel quotidiano, con l’esempio che si dà agli altri, con l’essere leader all’interno di uno spogliatoio, con l’avere una grande cultura del lavoro, proprio quello che cerco di insegnare ai miei ragazzi. In questo senso penso a Gabriel Omar Batistuta, una forza della natura che a ogni fine allenamento si fermava sempre più degli altri per tirare le punizioni. Penso anche a Diego Alberto Milito (compagno al Genoa, ndr), un grandissimo uomo oltre ad essere un grande calciatore. Ho giocato con tanti giocatori che avrebbero potuto fare molto di più, penso a Roberto Muzzi e Roberto Stellone, un vero talento”.
“Erano tanti quelli che ti mettevano in difficoltà, da Paul Gascoigne a Jurgen Klinsmann, da Zinedine Zidane a George Weah, fino a Del Piero e Roberto Baggio, ma quello che mi impressionava di più era Ronaldo, un vero Fenomeno. Credo che un giocatore così non si sia mai visto, nemmeno adesso che il calcio è cambiato. Il Fenomeno era qualcosa di assolutamente fantastico, abbinava tecnica e velocità che non avevo mai visto prima e che continuo a non vedere. Ibrahimovic? Ibra è un giocatore scontroso, uno di quelli che cerca spesso la battaglia perchè sa di avere questa predominanza fisica. Io dico che il calcio deve essere maschio, fatto di scontri purchè siano leali. Quando giocavo non guardavo in faccia neanche ai miei compagni, ma nonostante ciò non ho mai fatto male a nessuno”.
“Il difensore deve avere la giusta cattiveria, questo adesso non succede e la crisi che stiamo vivendo ne è una conseguenza. Ai miei tempi avevamo l’esempio di Gentile che strappava la maglia a Maradona, guardavamo giocare il grande Gaetano Scirea e abbiamo avuto una serie di ottimi giocatori come Bergomi, Baresi, Vierchowod e Ferrara, istituzioni per il nostro ruolo. Gli ultimi esponenti della grande scuola sono stati Nesta e Cannavaro, mentre per Paolo Maldini faccio un discorso a parte: un mostro del calcio mondiale, avrebbe assolutamente meritato di vincere il Pallone d’oro per tutto quello che ha fatto nel corso della sua straordinaria carriera”.
***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook***