La redazione di TuttoCalcioCatania.com ha avuto il piacere di sentire telefonicamente uno dei giocatori-simbolo della storia del Calcio Catania, l’indimenticabile Roberto Sorrentino. L’ex portiere rossoazzurro, che si appresta a vivere una nuova avventura professionale all’Argentina Arma, ha parlato di questo e delle ambizioni del Catania in vista dei Play Off. Sperando che la squadra di Cristiano Lucarelli riesca ad ottenere il salto di categoria.
Roberto, sei pronto per quest’avventura nelle vesti di allenatore e Direttore Sportivo?
“Domani ci dovrebbe essere il passaggio delle quote per rendere operativa la società. Tanti passaggi sono stati fatti, spero che non ci siano intoppi. Altrimenti tornerei a ricoprire il ruolo che svolgevo in Serbia fino ad un mese fa. Era nei miei progetti la possibilità di tornare in Italia. Nello specifico, peraltro, ho casa in Liguria e quindi non potevo fare scelta migliore. Se ricoprirò la doppia figura di allenatore e Direttore Sportivo? Io già da 20 anni faccio l’allenatore-manager, figura che in Inghilterra esiste da 50 anni. Chiaramente mi affido anche ad amici, procuratori, muovendomi per cercare di allestire una compagine discreta. Il club viene da una retrocessione forse annunciata a causa della delicata situazione societaria. Il presidente si era visto poco, i giocatori per mesi non hanno visto rimborsi, c’è stato un terremoto totale anche a livello giovanile. L’impegno principale è quello di ricreare un ambiente sereno, riportare bambini e famiglie allo stadio con una squadra che possa puntare a qualcosa d’importante attraverso una crescita graduale. Io mi occuperò anche di campagna acquisiti, cessioni e trattative seppure in forma limitata”.
Un pò di amarezza per il mancato primo posto in casa Catania. Adesso ai Play Off cosa si prospetta per i rossoazzurri?
“Già in tempi non sospetti auspicai un finale di campionato con crisi del Lecce. In effetti l’ha avuta anche in modo marginale, ma il Catania si era avvicinato parecchio. Tanto di cappello al Lecce che, fino alla fine, ha mantenuto il primo posto in classifica. Giusto che abbia vinto il campionato, lo dico sportivamente. Se vinci, vuol dire che hai meritato. Lecce e Catania sono due grosse società, è stata una bella lotta. Nulla da togliere al Catania comunque. I rossoazzurri hanno incontrato qualche difficoltà, c’è stata un pò di maretta, ricordo anche la messa in discussione di Lucarelli dopo Monopoli. Chiaro che ci sia un pizzico di amaro in bocca vista l’abitudine della piazza a partecipare ad altri campionati. Ma il Catania ha comunque disputato una stagione ottima e, adesso, credo abbia tutte le carte in regola per accedere al turno successivo. Conosco personalmente Lo Monaco e so che ha allestito una rosa altamente competitiva dopo i disastri di qualche anno fa in ambito societario. I rossoazzurri sono una delle favorite per centrare l’obiettivo, me lo auguro. Da ex Catania ed ex capitano etneo. Tra l’altro credo di essere l’unico capitano ad avere vinto due campionati con la maglia del Catania, motivo d’orgoglio ulteriore per me”.
Quanto è difficile affrontare i Play Off ed in che misura può incidere avere una panchina abbastanza lunga, come nel caso del Catania?
“I Play Off sono un terno al lotto per tutte le squadre. A questo punto della stagione i livelli si pareggiano per l’importanza delle partite. In C ho vinto col Catania direttamente, ma conosco gli spareggi di B avendoli disputati vittoriosamente con Como e Cremonese. La situazione è a rischio, però il Catania possiede ampi margini di miglioramento e possibilità concrete di proseguire il percorso. Una rosa ampia è un piacere per ogni tecnico anche se a volte devi sacrificare giocatori importanti. C’è chi ha tirato la carretta tutto l’anno e magari arriva affaticato, allora l’allenatore deve sapere valutare e scegliere i migliori giocatori per quel determinato periodo. Non è facile. Agli spareggi di Roma, nel contesto di un campionato in cui militavano Milan e Lazio, ai Play Off facevamo pochi allenamenti sulla velocità per salvaguardare la freschezza muscolare, essendo già saturi in un campionato da 38 partite. Al di là di qualche miracolo che feci su Vialli e company – mi elogio da solo (sorride, ndr) – disputammo due ottime gare concedendo poco. Noi eravamo più birbantelli dal punto di vista fisico rispetto alle altre squadre. Poi il pubblico ci mise le ali. Erano in 40mila all’Olimpico, 40mila all’aeroporto di Catania. Qualcosa di storico. Per blasone, tifoseria e città Catania merita la collocazione in un torneo più importante della C”.
Qualche giocatore ha accusato la pressione nelle partite casalinghe?
“Per noi il “Massimino” è sempre stato il dodicesimo uomo in campo. Io ho allenato in Albania, dove c’erano 25mila spettatori a partita. Il calore dei tifosi rappresenta uno stimolo in più per quanto mi riguarda. Molto probabilmente Lucarelli, che ha svolto un ottimo lavoro, avendo anche tanti giovani in rosa ha capito che soprattutto questi potessero avvertire la pressione della tifoseria. Pressione giustificata perchè il Catania è abituato ad altri palcoscenici. Avere il pubblico che ti dà una mano, comunque, ritengo che sia tanta roba. A questo punto della stagione è una questione di freschezza fisica ma prevale la mente. In questi momenti cruciali, topici, conta poco la quantità di giorni di riposo e molto come si approccia mentalmente la partita”.
Sei favorevole all’introduzione della figura del Mental Coach?
“Adesso il calcio è cambiato. Basti pensare alla VAR, oppure al fatto che per sostenere delle esercitazioni adesso i tempi sono quasi dimezzati rispetto al passato. E’ cambiata la metodologia di lavoro, l’alimentazione, la visibilità. Tutta la settimana dal lunedì fino alla domenica c’è un bombardamento mediatico. D’altronde noi viviamo di calcio e senza calcio, in Italia, non sappiamo cosa fare. Io comunque non ho mai avuto il Mental Coach, però ne conosco tanti che mi hanno fatto ricavare impressioni positive. Non tutti gli allenatori accettano questa figura. Io penso anche all’importanza del massofisioterapista, del giardiniere, ma soprattutto del magazziniere insieme al Segretario di una società di calcio. Perchè sono loro che mettono a disposizione le situazioni ideali per andare in campo al di là della parte organizzativa ed amministrativa. Si nasce per essere uomini di società e senza questi uomini fai poca strada. Nel calcio servono però delle innovazioni, ben vengano perciò figure ed idee nuove come i Mental Coach. Sono convinto che siano importanti”.
Infine Sorrentino aggiunge: “Spero che parecchi tifosi passino davanti al mio murales e che riempiano lo stadio domenica per sostenere i ragazzi. Sempre forza Catania”.
Si ringrazia Roberto Sorrentino per la gentile concessione dell’intervista.
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