ESCLUSIVA – Sedivec: “Catania, ti porto con me ed ho un rammarico. FeralpiSalò? Domenica tifo rossoazzurro. L’odore dei fumogeni, il calore della gente e quei derby…”

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Jaroslav Sedivec

In casacca rossoazzurra ha vissuto due annate intense rimanendo stregato dal calore dei tifosi. Jaroslav Sedivec avrebbe proseguito molto volentieri la carriera tra le fila del Catania, ma con il passaggio di consegne dalla famiglia Gaucci a Pulvirenti dovette andare via. Lui come tanti altri giocatori di proprietà del Perugia. La redazione di TuttoCalcioCatania.com lo ha contattato proprio per ricordare l’esperienza alle pendici dell’Etna ed analizzare, tra i vari argomenti, i Play Off che vedono i rossoazzurri impegnati domenica con la FeralpiSalò, altra squadra in cui ha militato in passato.

Jaro, questa telefonata giunge da Catania. Quali ricordi ti legano alla piazza?
“Ricordo sempre con piacere Catania, come dimenticare la mia prima esperienza italiana? Dopo due anni fui costretto a trasferirmi avendo un contratto in essere con i Gaucci. Poi so che Pulvirenti mi ha cercato, ma purtroppo non sono riuscito a tornare come fece, invece, Peppe Mascara. Successivamente il Catania ha ottenuto la promozione in Serie A ed è stato un grande rammarico per me non avere partecipato a questa impresa di una piazza straordinaria. Ho lasciato un pezzo di cuore, vecchi amici che continuo a sentire con molto piacere anche oggi tramite social”.

Quale immagine ti è rimasta particolarmente impressa dell’esperienza di Catania?
“Quando arrivavamo allo stadio, già un’ora e mezza prima della partita sentivo l’odore dei fumogeni, il calore della gente. Difficile riscontrare tutto questo in altre piazze. E poi sono rimasto molto colpito dall’attaccamento della gente alla maglia e da come vengono vissuti i derby. Al primo anno di rossoazzurro, quando scoppiò il Caso Martinelli, non abbiamo perso un solo derby. Nella stagione successiva, invece, riuscimmo ad ottenere molti più successi in campionato ma il 5-0 di Palermo sembrava avere cancellato tutte le precedenti vittorie. Lì capì veramente l’importanza dei derby per i tifosi del Catania. Rivalità sportive sentite, gare bellissime da disputare. Un pò meno dopo quel 5-0… giocatori come Toni e Grosso fecero parte della rosa del Palermo, gente che poi vinse il mondiale. Secondo me potevamo raggiungere i Play Off in quella stagione. Peccato che, una volta appresa la notizia del cambio di proprietà durante il campionato, la squadra si fosse spaccata. Eravamo poco sereni, mentalmente condizionati. Secondo me fu sbagliato annunciare in quel momento della stagione il passaggio di consegne. Eravamo forti, giocavamo bene, molto uniti. Formavamo un bel gruppo, ci divertivamo”.

Parliamo di presente. Attualmente il Catania milita in Serie C e si accinge a disputare la Seconda Fase Nazionale dei Play Off. Qualche tua considerazione sul livello del campionato e gli spareggi promozione…
“La tifoseria merita molto di più della Lega Pro. La gente è un pò stufa, spero che adesso il Catania risalga la china. Il girone meridionale della C lo ritengo il più competitivo. In questa stagione i rossoazzurri si sono ritrovati compagini blasonate come Cosenza e Lecce che hanno investito abbastanza. Il fatto che salga direttamente soltanto la prima classificata di ogni girone è penalizzante. Poi ti ritrovi ai Play Off squadre con molta meno pressione, con la testa più libera. Gli spareggi sono un pò una lotteria, soprattutto a seguito dell’allargamento dei Play Off. Con questa formula si disputa un nuovo campionato. Troppe squadre, il numero andrebbe sensibilmente ridotto. La decima formazione con 15 punti in meno rispetto rispetto alla seconda della classe si trova sullo stesso piano, non lo trovo giusto. Nel calcio si fanno tanti sacrifici economici e poi, magari, ti trovi ad uscire dalla competizione come hanno già fatto delle realtà importanti”. 

Il Catania è reduce dall’1-1 maturato nella gara d’andata a Salò. Adesso ci sono due risultati su tre a disposizione, fanno bene i rossoazzurri a non cullarsi troppo?
“Il Catania ha il vantaggio di giocare in casa. La FeralpiSalò non è abituata a farlo in ambienti come il ‘Massimino’, troveranno un calore completamente diverso. Andare a Catania trovandosi 20mila persone con il calore che conosco molto bene, non sarà facile per loro. Paradossalmente la squadra di Lucarelli ha fornito le migliori prestazioni fuori casa. Spero che adesso si azzeri tutto perchè, ai Play Off, conta molto il fattore casalingo. Non va sottovalutato l’avversario, consapevole di avere già raggiunto un livello top e di essere più sgombro mentalmente. il Catania deve, allora, interpretare il match con intelligenza aggredendo subito la partita per vincere. Una vittoria aiuterebbe anche per il morale. Un conto è passare il turno dopo uno 0-0, un altro farlo vincendo magari con 2-3 gol di scarto”.

Hai giocato anche nella FeralpiSalò. Che mi dici dei verdeblu? 
“La società è veramente sana, investe con oculatezza, fa le cose per bene. Il presidente è un grande imprenditore, persona in gamba che mantiene sempre le promesse ed ha voglia di migliorare. Si è innamorato di Salò. Fa tutto con la testa sulle spalle, paga regolarmente gli stipendi. Non hanno la paura di ricevere consigli dai più grandi. Non sono presuntuosi, cercano in giro di trarre spunto. Stanno crescendo anche a livello di strutture e settore giovanile. La FeralpiSalò è una realtà piccola ma bella”. 

Come valuti la decisione del Catania di affidarsi alla figura del Mental Coach?
“Onestamente non ho un’idea precisa di come lavori il Mental Coach. Sono aperto alle novità nel calcio, magari il beneficio ci sta però a me la carica motivazionale l’ha sempre data l’allenatore. Penso, in particolare, a mister Colantuono che riusciva a motivare in maniera incredibile. Vedi Stendardo, nonostante fosse giovane Colantuono lo ha motivato talmente tanto che si trasformava. La motivazione, per come l’ho vissuta io, la danno anche i compagni, il pubblico”.

Deduco che Colantuono sia stato uno dei tecnici ad averti trasmesso qualcosa di più rispetto ad altri…
“Ho conosciuto tanti allenatori diversi che ci tenevano a me. Buon rapporto quasi con tutti. Colantuono era un grande motivatore come Gasperini che ho avuto a Crotone. Colantuono trasmetteva la sua rabbia ed energia con le parole, ma anche con un pugno o una pedata se serviva. Non ti addormentava quando parlava di schemi e tattica. Ho appreso tanto anche da lui”.

Adesso di cosa ti stai occupando, Jaro?
“Io lavoro in Friuli per un’azienda che vende vino sia in Italia che all’estero. Niente a che fare con il calcio, ma ancora adesso gioco in Promozione, esclusivamente per divertirmi. Volendo ci sarebbe la possibilità allenare i ragazzi ma non avrei tempo da dedicargli con il lavoro. Ho provato tre anni fa nell’accademia di un mio amico a Vicenza, allenando per alcune settimane, mi è piaciuto ma ero abbastanza giovane e non volevo subito intraprendere la carriera di allenatore. Magari, se c’è la possibilità, collaboro con qualche agenzia di procuratori in Repubblica Ceca per l’Italia o viceversa. Vediamo più avanti”.

Quale messaggio mandi ai tifosi in vista di Catania-FeralpiSalò?
“Ai tifosi dico di fare come sempre, sostenere la squadra dal pre-partita al 95′ perchè so che in campo vuol dire tanto per i giocatori. La carica che ti dà il ‘Massimino’ è importante soprattutto quando manca la benzina sul rettangolo di gioco. Serviranno 90 minuti di tifo tambureggiante. Poi, eventualmente, si fischia a fine partita se le cose non vanno bene. Ma so quanto il pubblico di Catania ci tenga, sono convinto e spero che darà una mano importante alla squadra. Sarebbe stupendo vedere il Catania in categorie superiori. E’ un peccato non riscontrare la presenza in B di formazioni come quella rossoazzurra”.

Anche se hai giocato in entrambe le squadre, farai il tifo per il Catania domenica. Puoi dirlo…
“A Salò c’è gente che conosco, però mi sbilancio e spero che a passare il turno sia il Catania. Non potrebbe essere altrimenti. In Sicilia sono stato due anni, a Salò 8 mesi. Resto molto legato ai colori rossoazzurri, quindi forza Catania domenica”. 

Si ringrazia Jaroslav Sedivec per la gentile concessione dell’intervista.

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