ROSSETTI: “Non ho ancora mostrato il mio valore. Catania, voglia di rimanere cento volte superiore di quella di andare via”

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Mattia Rossetti

L’attaccante del Catania Mattia Rossetti, rientrato finalmente in gruppo dopo il lungo infortunio, alla trasmissione televisiva Piacere Calcio Catania, su Ultima Tv, tocca alcuni aspetti della vita privata parlando anche della sua esperienza in rossoazzurro. Ecco le parole di Rossetti evidenziate da TuttoCalcioCatania.com:

“Sette anni di militanza in rossoazzurro, a giugno compirò 22 anni. Sono venuto qui all’età 14. Essendo nato in un paesino dove tutti si conoscono, trovarmi catapultato a Catania è stato qualcosa di profondamente diverso, trasferendomi in una città di mare così grande e bella. Mi sono ambientato più facilmente con i campani del gruppo. Quando mi allenavo con gente che ha fatto tantissime partite in Serie A, pensavo di potere solo migliorare avendo lo stimolo, magari, di seguire le loro orme. Che bambino ero? Casa e pallone. Mio padre urlava sempre perchè rompevo finestre, vetri, luci”. 

“Il cibo che preferisco? Risotto ai quattro formaggi, che poi sarebbe anche la cena pre-partita. Passione oltre il calcio? Sono uno sportivo a tutti gli effetti. Mi piace anche il basket, il tennis ma soprattutto la pallavolo. Da piccolo ero schiacciatore. La prof. di educazione fisica era innamorata di me ai tempi della scuola media. Dicevano sempre che avessi un’elevazione ottima. Mi chiavamo Amauri perchè quando saltavo rimanevo in cielo”. 

“Fuori dal calcio sono un tipo tranquillo. Non faccio chissà cosa, però se devo dire la verità chi mi conosce davvero sa che non sono troppo tranquillo. Mi piace il buon cibo anche se sono magrissimo ed uscire con gli amici. Preferisco le bionde o le more? Le mediterranee, quindi more. Libri? Leggo poco sinceramente, mentre il cinema c’è sempre. Almeno una volta ogni due settimane. Narcos è la mia serie tv preferita”. 

“Il calciatore è donne, divertimento e soldi? Forse a certi livelli, non per me che sono un biscottino… Io sognatore? Mi piace soffermarmi a pensare quando mi trovo davanti ad un panorama particolarissimo come potrebbe essere l’Etna, ad esempio. Se ho un giocatore preferito? Fino a 4-5 anni fa Ibrahimovic, ora dico tutta la vita Neymar. Dopo Messi è l’unico in grado di cambiare la partita da solo. In futuro come mi vedo? Quando smetterò di giocare a calcio spero di fare il modello, ma non facendo apparizioni in tv. D’altronde mi piace vestire alla moda, sono fissato con l’alimentazione e la palestra. Io scaramantico? Molto, da buon campano. Vivo più di di speranza che di pragmatismo, il mio colore preferito è il verde”.

“Quest’anno avevo l’impressione che fosse quello della mia rinascita. Purtroppo mi è dispiaciuto soprattutto per gli infortuni ed altri aspetti. Non ho ancora mostrato il mio valore. Spero di dimostrarlo in questa categoria e poi di effettuare il salto di qualità. Io ho fatto il massimo per rimanere a gennaio, amo tutto di questa città che ormai considero una seconda casa. La voglia di rimanere a Catania è cento volte più forte di quella di andare via”.

“Chi è la persona che mi supporta più di altre? Il mio primo mental coach è mio fratello. Mi dice dove sbaglio, dove migliorare. Anche il mio procuratore lo sento molto vicino. Cosa facessi nel caso in cui segnassi un gol decisivo ai fini della promozione del Catania in Serie B? Immagino e desidero da troppo tempo un momento del genere, agendo con freddezza davanti la porta. Impazzirei, toglierei maglietta e tutto correndo sotto la Curva”.

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